ArcelorMittal è il battesimo di fuoco per il mite Patuanelli 

ArcelorMittal è il battesimo di fuoco per il mite Patuanelli 

08. 11. 2019 Off Di admin

Prima di essere nominato ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli aveva conquistato, in virtù della sua esperienza di capogruppo M5s al Senato, la stima della gran parte dei colleghi e un riconoscimento quale uomo dotato di equilibrio, intelligenza e forte capacità di mediazione politica. Doti confermate, sempre secondo gli addetti ai lavori, nelle settimane di permanenza a via Veneto e di cui avrà bisogno fino in fondo nello scenario di crisi apertosi dopo l’annuncio del dietro-front di ArcelorMittal sugli investimenti nell’ex-Ilva.

Per il 45enne ingegnere triestino, l’annunciato ritiro da Taranto dell’azienda franco-indiana e, in alternativa, i cinquemila esuberi prospettati dalla stessa, compongono un quadro drammatico, con una posta in gioco e responsabilità maggiori di quelle affrontate finora nella sua giovane carriera politica.

Dopo essere stato attivo, a livello di organizzazioni professionali, nell’ordine degli ingegneri della provincia di Trieste, di cui è stato consigliere e tesoriere dal 2009 al 201, Patuanelli ha iniziato la militanza nei 5s nella sua città coi primi gruppi “Amici di Beppe Grillo”, per poi essere eletto, sempre a Trieste consigliere comunale dal 2011 al 2016. Il suo debutto in Parlamento avviene nel marzo 2018, come senatore eletto nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia e da giugno viene nominato capogruppo.

La gestione del gruppo grillino a Palazzo Madama gli vale l’apprezzamento di compagni di partito e di avversari, e lo scoppio della crisi del primo governo Conte lo proietta in un ruolo di protagonista delle trattative tra M5s e Pd per la formazione dell’esecutivo attualmente in carica, al termine delle quali approderà al Mise, sostituendo Luigi Di Maio.

Il primo atto da ministro è stato quello di far approvare un decreto che affida alle autorità statali il golden power nelle operazioni concernenti i rami strategici del settore tecnologici, ma e’ quello di sbrogliare le numerosissime crisi aziendali giacenti sui tavoli del ministero, il compito più gravoso: al momento del suo insediamento erano circa 160, e il decreto imprese, approvato nei giorni scorsi, non e’ riuscito a scongiurare per l’ex-Ilva l’esito attuale. Il timore del ministro è infatti che altre situazioni, storicamente intricate e in bilico, possano precipitare nelle prossime settimane, a partire da Alitalia, senza dimenticare Whrilpool, Bekaert di Figline Valdarno, Jabil Italia, La Perla, Mercatone Uno, Ferrosud di Matera e molte altre ancora. 

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