Che vuol dire se il tasso dei Bund a 30 anni scende per la prima volta sotto zero

Che vuol dire se il tasso dei Bund a 30 anni scende per la prima volta sotto zero

21. 08. 2019 Off Di admin

È una fase di record negativi sul mercato dei titoli di Stato, con gli investitori che lanciano una scommessa molto chiara sull’evoluzione della politica monetaria nel giorno in cui a Jackson Hole inizia l’annuale simposio dei banchieri centrali. Lo scorso 15 agosto il rendimento dei bond Usa trentennali ha aggiornato il proprio minimo storico poco sopra l’1,9%. Oggi, per la prima volta, il tasso dei Bund trentennali è sceso sotto zero in fase di collocamento, segnando -0,11%. L’intera curva dei rendimenti del debito tedesco è quindi negativa.

I risultati dell’asta di oggi sono stati sulla carta deludenti: sono stati collocati titoli per 824 milioni a fronte di un’offerta di due miliardi. Si tratta però di un risultato rilevante, se si considera che gli investitori sapevano già da una settimana che la cedola era stata fissata a zero.

Perché pagare un parcheggio per il denaro?

Quando un operatore acquista titoli di Stato con rendimento negativo significa di solito che il clima di fiducia si è deteriorato a un punto tale che si è disposti a pagare per parcheggiare il proprio denaro in attività ritenute sicure, e i Bund sono considerati uno degli investimenti piu’ sicuri del mondo. Questa ricerca di beni rifugio appare quindi legata ai timori di una recessione globale innescati dalla guerra dei dazi tra Cina e Usa e dai deludenti dati sul Pil tedesco.

Non solo: gli investitori stanno esprimendo l’aspettativa che le banche centrali allentino ulteriormente la loro politica monetaria. Se i tassi in Europa scenderanno ancora, si prevede quindi di incassare una differenza anche rivendendo un titolo acquistato con un rendimento negativo. Inoltre le deboli dinamiche inflazionistiche, soprattutto in Europa e Usa, fanno scommettere che una politica monetaria ancora più accomodante non avrà un impatto significativo sui prezzi e quindi non c’è un rischio eccessivo di svalutazione per beni molto liquidi come i titoli di Stato. Fin qui le spiegazioni di scuola. 

Ma l’appetito per i Bund stavolta non è legato soltanto alla necessità di mettersi al riparo dai venti contrari o alla scommessa che le prossime mosse delle banche centrali consentiranno di guadagnare anche comprando buoni con tassi sotto zero. C’è un fondato motivo per aspettarsi che il mercato dei Bund diventerà presto molto vivace.

La Bce ha fame di Bund

La Bce appare orientata a lanciare un nuovo ‘quantitative easing’, ovvero un programma di acquisti di titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona. Un nuovo ‘Qe’ vedrà ancora una volta la Germania come primo beneficiario e, se avrà proporzioni almeno paragonabili a quello precedente, la domanda di Francoforte farà impennare la richiesta di Bund, e chi ne raccoglie buone quantità nel portafoglio è destinato a fare buoni affari: la domanda salirà, i prezzi con essa e i rendimenti, pertanto, scenderanno ancora. E lo scenario di un mercato con una Bce che si ritrova senza abbastanza debito tedesco da comprare, seppur definito da Draghi irrealistico, è stato invocato talmente tante volte in passato da spingere gli investitori a puntare anche sulle scadenze più remote.

La ciliegina sulla torta sarebbe poi una Fed che allentasse la politica monetaria in maniera ancora più aggressiva della Bce. Ciò infatti potrebbe provocare un apprezzamento dell’euro in grado di compensare, da solo o in parte, il rendimento negativo. Su questo fronte però è difficile fare previsioni. Pressato da Trump perché tagli i tassi di un punto e sferzato dagli analisti che lo ritengono un cattivo comunicatore, il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, negli ultimi tempi è stato tutt’altro che loquace.

@cicciorusso_agi

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