Come cambia lo Statuto del Pd

Come cambia lo Statuto del Pd

17. 11. 2019 Off Di admin

Il Partito Democratico si dota da oggi di un nuovo Statuto che lo proietterà, nelle intenzioni di chi vi ha lavorato, negli anni Venti del nuovo secolo. Nicola Zingaretti ha fatto delle parole “unita’” e “apertura” la cifra della sua segreteria e le nuove regole sembrano rispondere a queste due parole d’ordine. Il leader dem ha sottolineato che, dopo il voto dell’assemblea, il Pd sarà “un partito più aperto, che si apre alla partecipazione delle persone, molto più diretta e rendendo protagonista chi ne fa parte”.

Sono undici (più la conferma delle primarie aperte per la scelta del segretario) le modifiche apportate ai 47 articoli che compongono lo statuto democratico, circa un quarto dell’interno impianto normativo dei dem. Eppure, vanno ad incidere su campi che riguardano molto da vicino la vita dei dirigenti e, soprattutto, di elettori e militanti. 

Si è molto discusso se fosse preferibile perseverare sulla strada delle primarie aperte o scegliere una via più breve, ma anche meno ‘democratica’, per la scelta del segretario: alla fine tutti gli attori in campo hanno scelto di mantenere le primarie e dare a elettori e militanti la possibilità di scegliere il segretario.

La novità politicamente più rilevante è ritenuta la fine dell’automatismo per il quale il segretario del Pd è anche candidato alla presidenza del Consiglio: un aspetto legato ad una interpretazione della “vocazione maggioritaria” del partito che voleva i dem elettoralmente autosufficienti. Ma era fondata su un modello rigidamente bipolarista, oggi di fatto scomparso.

In questo modo, invece, la premiership sarà sempre contenibile attraverso le primarie di coalizione, e sarà altrettanto contenibile la segreteria del partito. Al tempo della segreteria di Matteo Renzi, infatti, si è dovuto attendere che l’ex premier lasciasse Palazzo Chigi per convocare il nuovo congresso: il rischio era, infatti, che il venir meno della leadership dell’allora segretario provocasse scossoni anche sulla tenuta del governo.

Il secondo punto politico riguarda la ‘forma’ stesso del partito e dei suoi organi statutari. Il Pd diventa un partito federale, con la nuova direzione nazionale indicata per la metà dai territori ed eletta per i suoi 2\3 dai territori e per un terzo composta da rappresentanti e amministratori locali, segretari locali e regionali scelti dagli iscritti.

Allo stesso principio risponde anche la nuova assemblea nazionale dei sindaci che si avvale anche di un coordinamento e di un coordinatore che sarà componente della segreteria nazionale. La quarta novità riguarda le regole del congresso che non sarà convocato solo per votare, ma anche per discutere.

È prevista una prima fase per gli iscritti riservata al confronto su documenti politici e contributi tematici; in una seconda fase, per iscritti ed elettori, si terranno primarie aperte per la scelta del segretario e del suo programma di mandato. Introdotta anche la possibilità del Congresso straordinario per tesi su proposta del Segretario. Quest’ultimo punto risponde anche alla necessità di ‘aggiornare’ l’ultimo congresso alla luce di una non trascurabile novità sopravvenuta nell’anno appena trascorso: la mozione Piazza Grande con la quale Zingaretti ha vinto il congresso escludeva qualsiasi possibilità di dialogo con il Movimento 5 Stelle, così come facevano le altre mozioni in campo.

Con la formazione del governo Conte II e l’accordo di governo trovato con Luigi Di Miao e il suo partito, questa impostazione è da considerarsi superata. Lo stesso Zingaretti lo ha sottolineato nella direzione che ha dato il via libera alla riforma del partito. Quinta novità sarà la perfetta parità di genere in tutti gli organismi esecutivi, ad ogni livello. Questo per quanto riguarda i punti più ‘politici’ della riforma.

La piattaforma e i circoli online

Un secondo capitolo riguarda invece la vita di elettori e militanti. La sesta novità riguarda, infatti, la piattaforma deliberativa online Pd per chiedere di aderire, discutere, proporre, scegliere. La piattaforma è aperta a iscritti ed elettori e vuole essere uno strumento con cui “battere il Movimento 5 Stelle sul campo del web”, come Zingaretti ebbe a dire il giorno della presentazione della sua mozione congressuale.

La riforma, inoltre, dà il via libera ai circoli online e ai Punti Pd: i primi permetteranno di ‘liberare’ il partito dal cosiddetto signori delle tessere, ovvero quegli esponenti locali che controllano il tesseramento a livello territoriale, diventando dei veri e propri ‘capibastone’ all’interno del partito. Con i circoli online questo meccanismo sarà superato e il numero dei tesserati sarà certificato e trasparente.

I Punti Pd mirano a strutturare di più il partito a livello territoriale, facendolo uscire dalle sezioni per portarlo dove le persone vivono e lavorano. L’ottavo punto del cambiamento riguarda la creazione di una rete di volontari democratici per azioni e progetti di tutela dei beni pubblici sui territori. Nasce anche la Fondazione per la formazione e la promozione della cultura politica, presieduta da Gianni Cuperlo.

La decima modifica riguarda la sostenibilità ambientale: il Pd sarà il primo partito ad avere un bilancio di sostenibilita’ secondo gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Infine, è previsto un piano annuale per la ripartizione e gli incentivi ai territori legati alla promozione del 2×1000 per il finanziamento delle attività.

 

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