Come si potrebbe chiamare per Occhetto un nuovo partito di centrosinistra

Come si potrebbe chiamare per Occhetto un nuovo partito di centrosinistra

01. 11. 2019 Off Di admin

“Se si punta solo sul nome, il cambiamento si trasforma in un’opera di cosmesi, di maquillage. Invece serve una grande discussione collettiva su cosa debba essere la sinistra oggi”. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, l’ex segretario del Partito comunista italiano, il Pci, e che trent’anni fa fondò il Partito democratico della sinistra, dice che oggi c’è bisogno “di un’azione molto più profonda: una rifondazione del campo della sinistra e delle forze progressiste”. E il Pd ne deve essere il perno e il motore insieme per avviare “un processo che lo porti al confronto e alla contaminazione con un’area più ampia”, quella che lo stesso Occhetto definisce “l’area dell’intera democrazia militante”.

Per Occhetto non si tratta di mettere in moto “un processo solo partitico” ma di ”coinvolgere il mondo fuori” , gli intellettuali e la società civile per “rivolgersi a tutta la sinistra, quella moderata e quella alternativa”, M5s incluso. “L’importante è che ci sia una discussione collettiva, poi si vedrà chi partecipa”. Occhetto è molto colpito che a trent’anni di distanza dal suo discorso alla sezione della Bolognina che segnò la fine del Pci e la nascita del Pds “si torni a pensare a un’ipotesi” di nascita di un partito nuovo, perché anche lui crede che “il problema non sia quello di tenere insieme i cocci”.

Ma come si potrebbe chiamare il nuovo partito? “Partito democratico della sinistra” dice con una battuta e sorridendo, ma al di là di questa “oggi come allora serve una forza democratica e progressista, perché la priorità è contrastare l’onda della destra”

Giudizio su Renzi? “Mi pare stia facendo una politica corsara”, “sembra che si occupi solo di piazzare le bandierine personali, ma questo non serve”. E il rapporto Pd-M5s? “Una fusione a freddo” ma “una decisione giusta e legittima” far nascere questo governo “per non cedere al ricatto di Salvini” e “per difendere i valori democratici fondamentali”. Però ora è necessaria “una fusione a caldo”, “un confronto vero tra i partiti della maggioranza, altrimenti non si va lontano”.

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