Dopo la petizione, il disegno di legge bipartisan per lo stop ai cellulari a under 14
25. 09. 2024AGI – Stop ai cellulari per i minori di 14 anni e divieto di aprire un profilo social prima dei 16 anni: è il ‘cuore’ della petizione promossa dal pedagogista Daniele Novara e dal medico e psicoterapeuta Alberto Pellai, rilanciata oggi al Senato – in una conferenza stampa nella sala Caduti di Nassirya – da Simona Malpezzi (Pd) vicepresidente della Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.
L’iniziativa incassa la sponda bipartisan della politica. Presenti tra gli altri, infatti, la senatrice FdI, Lavinia Mennuni – prima firmataria del ddl presentato a Palazzo Madama per la tutela dei minori nella dimensione digitale – e la deputata dem Marianna Madia che ha depositato una proposta di legge simile alla Camera.
All’incontro anche Carlo Calenda, leader di Azione, e i parlamentari M5s Filippo Scerra ed Elena Sironi, firmatari di altre proposte sulla stessa materia. “C’è una convergenza delle forze politiche. L’importante è che questa compattezza possa concretizzarsi nei fatti. Si può lavorare insieme nelle fasi emendative al ddl, non c’è competizione. C’è buona volontà”, rimarca Malpezzi.
Intanto, al momento, i firmatari della petizione sfiorano i 50mila. Tra questi: pedagogisti, psicologi, educatori, scrittori, attori e registi. Ed è uno dei due promotori, Daniele Novara, direttore del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti, a chiedere l’asse con la politica.
“Dobbiamo fare squadra. Il nostro – sottolinea il pedagogista durante la conferenza stampa in Senato – non è un appello per ingabbiare qualcuno ma per aiutare i genitori a gestire questi strumenti. Le famiglie sono ‘invasè e abbiamo bisogno di regole certe e sicure” anche perchè dal punto di vista dell’aggressivita’ degli strumenti digitali in mano ai minori “l’Italia è un Paese di burro, il piu’ permeabile”. Cosi’ i partiti tendono la mano alla societa’ civile.
“Non è una questione repressiva, oggi sappiamo che fa male” dice Calenda per poi ricordare che Azione ha presentato “un disegno di legge in questo senso e speriamo lo si porti avanti in modo bipartisan”. Sulla stessa linea anche Marianna Madia.
“Non possiamo mettere la croce addosso solo alle famiglie ai ragazzi che sono ostaggio della forza aggressiva delle piattaforme. Serve – rimarca la deputata del Pd – una legge a cui devono concorrere anche le strutture formative, i media e le piattaforme stesse”.
“è ormai chiaro – si legge nella petizione – che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso cosi’ come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media. La nostra – si sottolinea – non è una presa di posizione anti-tecnologica ma l’accoglimento di cio’ che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attivita’ ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale. Simili comportamenti in eta’ prescolare portano ad alterazioni della materia bianca in quelle aree cerebrali fondamentali per sostenere l’apprendimento della letto-scrittura”. (AGI)
Articoli nella stessa categoria:
- Salario minimo: parte la raccolta di firme dell’opposizione
- Debora Serracchiani è la nuova capogruppo del Pd alla Camera
- Polemica sulla “password di Stato” di Paola Pisano
- “La pandemia ha allargato il divario sociale”, dice Mattarella
- È la Commissione per i diritti umani il nuovo terreno di scontro M5s-Lega