Ecco i ministri del governo Conte-bis: qualche conferma, diverse sorprese

Ecco i ministri del governo Conte-bis: qualche conferma, diverse sorprese

04. 09. 2019 Off Di admin

Aggiornato alle ore 18,35.

Dopo una lunga notte e una mattinata di trattative tra i partiti, Giuseppe Conte è salito al Quirinale e ha presentato la lista dei suoi ministri al capo dello Stato. 

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Giuseppe Conte

ESTERI: Luigi Di Maio (M5s)

Approda al ministero degli Esteri e sarà così il più giovane ministro della storia della Repubblica in questo dicastero, a soli 33 anni. Il capo politico del Movimento 5 stelle ha ricoperto l’incarico di vicepremier, insieme a Matteo Salvini, nel precedente governo giallo-verde e ha guidato due ministeri chiave Lavoro e Sviluppo economico nello stesso esecutivo Conte.

Tra le sue riforme di bandiera il reddito di cittadinanza, il decreto Dignità e l’avvio della discussione sul salario minimo. Nato ad Avellino, ma residente a Pomigliano d’Arco, il 6 luglio del 1986, rappresenta il volto pragmatico di M5s, in passato spesso contrapposto alle posizioni più integraliste dell’ala ortodossa.

Ma nonostante alcuni periodi di grande difficoltà – in primis la storia della mail sull’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore all’ambiente a Roma, Paola Muraro nel settembre 2016 e che Di Maio disse di aver interpretato male – il giovane campano alla fine è stato sempre sostenuto dal Garante Beppe Grillo e da Davide Casaleggio.

Di Maio è stato eletto dalla rete con 30.936 voti (l’82% dei votanti) candidato premier e capo politico del Movimento pentastellato il 23 settembre 2017 in occasione della kermesse grillina a Rimini. Con lui, di fatto, il Movimento ha cambiato pelle: molti poteri sono accentrati nelle sue mani e le decisioni, che nella Fase 1 del Movimento, venivano prese dalla Rete e dalle assemblee, adesso vengono prese direttamente da Di Maio e talvolta ratificate da eletti e attivisti.

Di Maio dopo il diploma di liceo classico, si è iscritto all’università, in un primo momento alla facoltà di Ingegneria, poi a Giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ma alla fine ha rinunciato e non si è mai laureato. Nel suo curriculum si legge che è giornalista pubblicista dal 2007, che ha lavorato per un breve periodo come webmaster e anche come steward allo stadio San Paolo di Napoli. Poi, la scelta della politica con la candidatura nel Movimento 5 stelle.

Nel 2007 Di Maio ha aperto il meetup di Pomigliano d’Arco aderendo così all’iniziativa di Grillo che proponeva la costituzione di gruppi di cittadini che si occupassero dei problemi del loro comune. Nel 2010 si è candidato come consigliere comunale del suo comune ma ottenendo solo 59 preferenze non è stato eletto. Successivamente, con le cosiddette ‘Parlamentarie‘ del Movimento 5 Stelle, è stato candidato online e con 189 preferenze è riuscito ad essere eletto alla Camera. Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, invece, ha ottenuto 95.219 voti (63,41%) al collegio uninominale di Acerra. Di Maio è il maggiore di tre fratelli: la madre, Paola Esposito, è un’insegnante di italiano e latino, mentre il padre Antonio, imprenditore edile, ha un passato politico a destra ed è stato dirigente prima del Movimento sociale italiano, poi di AN.

INTERNO: Prefetto Luciana Lamorgese

E’ la nuova ministra dell’Interno e succede a Matteo Salvini. Nata a Potenza l’11 settembre 1953, la nuova responsabile del Viminale è sposata e ha due figli. Laureata in giurisprudenza, avvocato, ha svolto numerosi incarichi prima di accettare a far parte del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. E’ stata prefetto di Milano dal 13 febbraio 2017 al 1 ottobre 2018. Il 1 gennaio 1989 è stata nominata Viceprefetto Ispettore e poi Viceprefetto dal 1 gennaio 1994. Ha lavorato nella Prefettura di Varese e a Roma presso il Ministero, alla Direzione Generale per l’Amministrazione Generale e per gli Affari del Personale, dal dicembre 1980, dove ha prestato servizio dapprima presso la Divisione Affari Generali e quindi, dal dicembre 1985, presso l’Ufficio Studi per l’Amministrazione Generale e per gli Affari Legislativi; ha lavorato all’Ufficio Centrale per gli Affari Legislativi e le Relazioni Internazionali, dall’ottobre 1996, dove è stata Direttore dell’Ufficio Ordinamento della Pubblica Amministrazione.

Nominata Prefetto il 28 luglio 2003, ha svolto le seguenti funzioni: direttore Centrale per le risorse umane presso il Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. Vice Capo Dipartimento per l’espletamento delle funzioni vicarie presso il Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie, dal 4 agosto 2008. Vicecapo di gabinetto per l’espletamento delle funzioni vicarie, dal 10 dicembre 2008. E’ divenuta prefetto di Venezia, dal 12 gennaio 2010.

Il 20 maggio 2011 è stata nominata anche Soggetto Attuatore per l’espletamento di tutte le attività necessarie per l’individuazione, l’allestimento o la realizzazione e la gestione delle strutture di accoglienza nella Regione Veneto. Lamorgese è stata anche Capo del Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie, dal 10 gennaio 2012. Dal 19 luglio 2013 al 12 febbraio 2017 ha svolto le funzioni di Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno. 

ECONOMIA: Roberto Gualtieri (Pd)

Un politico torna a sedersi alla monumentale scrivania che fu di Quintino Sella. Il dem Roberto Gualtieri è il nuovo ministro dell’Economia. Europeista convinto, professore universitario, il profilo di un tecnico ma un cammino alle spalle tutto politico.

Prima di lui, l’ultimo uomo di partito a occupare quella poltrona è stato Giulio Tremonti nel quarto governo Berlusconi (2008-2011). Successivamente a varcare il portone di Via XX Settembre sono stati solo tecnici: Mario Monti, Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan (che ora è deputato del Pd ma è arrivato al Mef dall’Ocse) e Giovanni Tria.

Volgendo lo sguardo ancora più indietro, ancora una sfilza di tecnici e bisogna risalire alla Prima Repubblica per trovare un politico ‘puro’ alla guida dei conti dello Stato, addirittura al governo De Mita del 1988-89 quando Giuliano Amato ricoprì la carica di ministro del Tesoro accanto a Emilio Colombo alle Finanze e Amintore Fanfani al Bilancio.

Romano del quartiere Monteverde, classe 1966, Gualtieri è un uomo timido, riservato, uno studioso, come lo descrive chi lo conosce. Una laurea in lettere conseguita con 110 e lode e un dottorato di ricerca in Scienze Storiche, tesi su Commercio estero e sviluppo.

Storico legato all’Istituto Gramsci, autore di diverse pubblicazioni, tra cui una sulle Istituzioni europee curata con Giulio Amato. Professore associato in Storia contemporanea all’Università La Sapienza, editorialista e collaboratore di diversi quotidiani e riviste. E’ stato iscritto alla Fgci, l’organizzazione dei giovani comunisti del Pci. Ha militato per anni nei Democratici di Sinistra, ha fatto parte prima della segreteria di Roma e poi del consiglio nazionale, prima di contribuire a redarre il Manifesto per il Partito democratico e di entrare a fare parte della direzione del Partito nel 2008.

Ex dalemiano, era nei ‘giovani turchi’, la corrente Pd guidata da Orfini. E’ stato per un periodo vicino a Renzi ma oggi è considerato vicino al segretario Zingaretti. Nel 2009 è approdato a Strasburgo, sempre in quota Pd. E’ stato membro del team negoziale del Parlamento europeo per la creazione del Servizio Europeo per l’Azione esterna e per il Fiscal Compact. Ha preso parte tra il 2012 e il 2013 al gruppo di lavoro presieduto da Herman Van Rompuy per la riforma dell’Unione Economica e Monetaria.

Tra gli eurodeputati più influenti, per due volte presidente della commissione per i Problemi economici e monetari del Parlamento europeo, riconfermato in questa legislatura nell’incarico grazie a Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che gli ha ceduto il posto nella circoscrizione Centro optando per il seggio siciliano. E’ membro del gruppo direttivo sulla Brexit nonche’ sherpa per le negoziazioni con la Gran Bretagna. 

GIUSTIZIA: Alfonso Bonafede (M5s)

Rra i più vicini a Luigi Di Maio, resta alla guida del ministero della Giustizia dove è stato nei 15 mesi di governo giallo-verde con Giuseppe Conte premier. Obiettivo proseguire sulla strada delle riforme già avviate e sbloccare quelle rimaste in stand-by. Bonafede, 43 anni, è un avvocato civilista nato a Mazara del Vallo (Trapani) dove ha vissuto fino al 1995, poi si è trasferito a Firenze e qui si è laureato in Giurisprudenza. Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la stessa facoltà e ha aperto uno studio legale.

E’ tra i 5 stelle della prima ora: nel 2006 è entrato a far parte del gruppo degli ‘Amici di Beppe Grillo’ del meet up di Firenze. Nel 2009 è stato candidato sindaco del capoluogo toscano per M5s, ottenendo solo l’1.82% mentre nel voto online per la scelta dei candidati alle politiche del 2013 sulla piattaforma Rousseau era risultato il primo dei prescelti con 227 preferenze. Quindo è stato eletto alla Camera. Nella scorsa legislatura è stato vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. Nel 2016 ha fatto parte del gruppo di coordinamento e supporto dei comuni governati dal Movimento 5 Stelle e nello stesso anno, assieme al collega Riccardo Fraccaro, ha dato anche un ‘supporto’ al Campidoglio guidato dalla sindaca Virginia Raggi. 

DIFESA: Lorenzo Guerini (Pd)

La foto del profilo Whatsapp è una veduta dalla tribuna del Giant Stadium e le lettere “S” e “F” intrecciate di colore arancio su fondo nero spiccano sulla cover del suo smartphone: quella di Lorenzo Guerini, neo ministro della Difesa, per il baseball e per i San Francisco Giants è una passione che ne fa una mosca bianca in Parlamento, dove la passione dominante è quella per il calcio. Questo però non ha impedito a Guerini di conquistarsi la stima di compagni di partito e avversari politici.

La sua dote migliore è il fiuto politico e la capacità di mediazione che gli è valsa più volte la definizione di “pontiere” o, anche, quella di “Gianni Letta renziano”. All’ex presidente del Consiglio, Lorenzo Guerini si lega ai tempi dell’Anci, quando da sindaco di Lodi incontrava il suo omologo fiorentino Renzi durante le assemblee dell’associazione dei comuni e durante le riunioni della Conferenza Unificata. Tra i due su stabilirà un immediato feeling che, seppur fra alti e bassi, continua ancora oggi. Eppure i due non potrebbero essere più diversi, tanto è impulsivo e “fumantino” Renzi quanto cauto e riflessivo Guerini.

Figlio di padre comunista, come lui stesso racconta, comincia l’attività politica da giovanissimo nella Democrazia Cristiana. Ricopre la carica di presidente della Provincia di Lodi dal 1995 al 2004 – per due mandati – e sindaco di Lodi dal 2005 al 2012. L’8 dicembre 2013 è al fianco di Renzi la notte delle primarie vinte contro Gianni Cuperlo e Peppe Civati e lo sarà anche durante le consultazioni portate avanti dal fiorentino per la formazione del governo febbraio 2014. Diviene poco più tardi portavoce della segreteria Pd guidata dall’ex premier.

Non assume, però, incarichi di governo quando Renzi arriva a Palazzo Chigi, ma risulta particolarmente prezioso al premier nel cucire i rapporti all’interno del partito e, più spesso, all’esterno così da permettere al Pd e al governo di superare indenni prove del fuoco come la legge elettorale e il Jobs Act. le politiche del 2018 lo vedono sconfitto assieme al Pd, ma la sconfitta gli offre l’opportunità di essere il candidato d’opposizione per la guida del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Dopo le dimissioni di Renzi, la guida del partito passa a Maurizio Martina che Guerini sosterrà alle primarie dopo il ritiro del candidato unico renziano, Marco Minniti. Si tratta di una sorta di “scissione” interna all’area Renzi, con i ‘duri e puri’ della mozione Giachetti che si pongono nettamente in opposizione alla mozione Zingaretti e ‘Base Riformista’, la corrente a cui Guerini da nel frattempo vita assieme a Luca Lotti, che comincia a portare avanti una opposizione ‘costruttiva’.

LAVORO: Nunzia Catalfo (M5s)

Prima firmataria della proposta di legge sul reddito di cittadinanza nel 2013 e sul salario minimo nella scorsa legislatura. è nata a Catania nel 1967 e da sempre è stata attenta ai temi sociali. Orientatore e selezionatore del personale, per quasi 30 anni si è occupata di formazione, dispersione scolastica e aiuto all’inserimento in collaborazione con i centri per l’impiego e i servizi per l’impiego in generale.

Dal 2008 è attivista del Movimento 5 Stelle “per portare avanti una nuova visione del mercato del lavoro più aderente alle esigenze di imprese e cittadini”, come scrive nel suo profilo sul blog delle stelle. Nel 2013 viene eletta al Senato della Repubblica e nel giugno dello stesso anno deposita la proposta di legge sul reddito di cittadinanza.

A gennaio di quest’anno scriveva: “Per quasi 6 anni mi sono battuta in prima persona per il reddito. Oggi insieme a tutto il Movimento 5 Stelle vinciamo questa battaglia, introducendo una misura che dà dignità alle famiglie italiane e che investe sul lavoro, sulle politiche attive e sulla formazione. Il Decreto approvato dal Consiglio dei ministri ricalca quanto di buono ho inserito nel disegno di legge depositato in Senato nel 2013 a mia prima firma, dando inoltre il via al ricambio generazionale”. Catalfo ritiene che un buona riforma del lavoro si debba basare “sul giusto equilibrio di flessibilità e sicurezza”.

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO: Federico D’Incà (M5s)

INNOVAZIONE: Paola Pisano (M5s)

Dall’Università alla politica, l’innovazione ha sempre fatto parte del dna di Paola Pisano, 42 anni, due figli. È lei che ricoprirà l’incarico di dirigere il ministero dell’Innovazione tecnologica e digitalizzazione voluto dal premier Giuseppe Conte. 

Docente di Gestione dell’Innovazione all’Universitàdegli Studi di Torino e direttore del Centro di Innovazione tecnologica multidisciplinare dell’Ateneo piemontese, classe 1977, l’attuale assessore della giunta Appendino sbarcherà a Roma per guidare il nuovo ministero senza portafoglio ispirato al Chief Innovation Officer dell’amministrazione Barack Obama.

Tra le novità che ha portato a Torino per renderla una Smart City ci sono: la sperimentazione del 5G, l’Internet delle cose, i droni e l’auto a guida autonoma. “Sono grata dell’occasione che mi e’ stata data oggi dal Presidente del Consiglio Incaricato, Giuseppe Conte. È per me un onore poter dare il mio contributo al nostro Paese, un territorio ricco di potenzialità e competenze da sviluppare”, ha postato Paola Pisano su Facebook subito dopo l’annuncio della nomina a ministro.

AMBIENTE: Sergio Costa (M5s)

Il generale di brigata dei Carabinieri resta al timone del ministero dell’Ambiente anche nel Conte-bis, il governo nato sull’asse M5s-Pd. Napoletano, Costa è nato il 22 aprile 1959 è stato anche comandante regionale del Corpo Forestale.

E’ il super esperto che ha guidato l’inchiesta sulla Terra dei Fuochi, il primo che ha individuato in terra campana, nel Casertano, una discarica abusiva dando così il via al primo filone d’indagine. 

Laureato in Scienze Agrarie, ha conseguito un Master in Diritto dell’Ambiente. E’ stato comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, fino allo scioglimento il 31 dicembre 2016.

Durante il precedente mandato ha dato un forte impulso alle campagne contro la plastica monouso. Il ministero dell’Ambiente è divenuto “plastic free” e l’esempio è stato poi seguito da tante altre istituzioni. Altro obiettivo raggiunto dal ministro è stato il bando per progetti sull’educazione ambientale nelle scuole per i quali è stato stanziato un fondo di 330 mila euro. Ancora, fra gli impegni mantenuti c’è la nuova commissione Via-Vas. In prima linea sulla tutela del mare, ha anche preparato la legge Salvamare. 

FAMIGLIA: Elena Bonetti (Pd)

Professore associato di Analisi matematica all’Università di Milano, 43 anni, sposata con due figli, è stata nelle file del Pd nel 2018. Nella biografia sulla sua pagina web, si legge: “Ho studiato matematica presso l’Universitaà di Pavia, alunna del Collegio Ghislieri, laureandomi nel 1997. Ho poi conseguito il PhD in Matematica presso l’Università di Milano nel 2002. La mia ricerca tratta di modelli analitici per le scienze applicate. Nella ricerca ho imparato che si cresce se si gioca in squadra”.

La Bonetti è vicina all’ex segretario Pd Matteo Renzi per cui ha organizzato il corso di formazione politica ‘Meritare l’Italia‘, una quattro giorni dedicata agli under 30 contro “la cultura dell’uno vale uno” e rivolta “a chi vuole studiare, a chi vuole fare fatica e a chi crede nel merito”, come ha scritto lo stesso Matteo Renzi. Il suo lavoro di docente universitario, scrive ancora la parlamentare dem nella sua pagina web, “mi ha regalato sempre un ricco e coinvolgente incontro con i giovani, con i quali condivido il mio cammino professionale. La passione educativa e il desiderio di accompagnare le giovani generazioni ad essere buoni cittadini, capaci di contribuire a scrivere una storia bella e generativa per la nostra comunità, trovano le radici nel mio cammino scout. Su questa strada ho imparato la bellezza del camminare insieme, la felicità e la pienezza che nascono dal servizio, il coraggio di dire sì, la chiamata a lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”. 

SVILUPPO ECONOMICO: Stefano Patuanelli (M5s)

Ha la passione dello sport, in particolare pallacanestro e atletica, e suona anche il pianoforte, da autodidatta. Tutti hobby che, come prevedibile, ha finito con il trascurare da quando 14 anni fa ha iniziato la sua militanza nei 5S con i primi gruppi “Amici di Beppe Grillo”. Dal 2011 al 2016 è poi stato consigliere comunale a Trieste, città sua di origine. Ha 45 anni, Stefano Patuanelli nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, ed è un ingegnere edile e, come fa sapere lui stesso sulla sua pagina Facebook, presta particolare attenzione alle opere pubbliche. E a questo proposito, uno dei suoi campi d’azione è proprio quello della sicurezza nei cantieri: “Ho potuto verificare direttamente le enormi problematiche che ancora sussistono”, confessa.

E’ quindi esperto di appalti e ha già fatto sapere che a suo giudizio il codice, dopo un anno e mezzo di applicazione, mostra “alcune criticità che andranno superate”. Il suo debutto in Parlamento risale invece alle elezioni del marzo 2018: viene eletto Senatore nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia e da giugno viene nominato il Presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle a Palazzo Madama. Pare che, fedelissimo a Di Maio, il suo contributo sia stato decisivo nella trattativa con il Pd. Molto stimato anche da Davide Casaleggio, nei mesi scorsi sembrava che dovesse sostituire Danilo Toninelli alle Infrastrutture. Ed invece ora gli è toccato il Mise. 

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI: Paola De Micheli (Pd)

Politica-pallavolo-pomodori. Sono le tre “P” che contraddistinguono le passioni della neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Classe 1973, si laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vive e lavora a Piacenza e diventa manager nel settore agroalimentare per il “Consorzio Cooperativo Conserve Italia”. Diventa anche presidente e amministratore delegato di una società cooperativa di trasformazione del pomodoro in sughi. Negli anni ’90 inizia il suo impegno in politica e con l’inizio della segreteria Pd di Pier Luigi Bersani entra a far parte del dipartimento Economia del Partito Democratico, coordinato da Stefano Fassina, ricoprendo il ruolo di responsabile nazionale delle Piccole e Medie Imprese. Dal 2007 è membro della direzione provinciale del Pd di Piacenza. 

Deputata nella XVI legislatura, membro della Commissione Bilancio e componente della Commissione bicamerale per la semplificazione, viene rieletta nella legislatura successiva ricoprendo anche, dal 31 ottobre 2014, l’incarico di Sottosegretario al ministero dell’Economia.

Bersaniana della prima ora e, successivamente, molto vicina a Enrico Letta, diventa membro del consiglio direttivo di TrecentoSessanta, l’associazione fondata nel 2007 proprio da Letta. Nel settembre 2017 succede a Vasco Errani come commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia del 2016 e nel 2019 e’ nominata dal nuovo segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti vicesegretario del partito insieme ad Andrea Orlando.

Anche il volley è un tassello importante della vita della neo ministro. Il 20 luglio 2016 è nominata presidente della Lega di Pallavolo di Serie A e rieletta anche nel 2018 “è uno sport a cui sono molto legata”, ha sempre dichiarato. 

AGRICOLTURA: Teresa Bellanova (Pd)

Un passato da giovanissima sindacalista nella Cgil e una dura lotta al caporalato, piaga del territorio in cui è nata è nata a Ceglie Messapica (Brindisi) il 17 agosto 1958 ed è sposata con Abdellah El Motassime.
A 15 anni viene eletta capolega alla Camera del Lavoro di Ceglie Messapica in cui inizia la sua battaglia per la rappresentanza del lavoro e la difesa dei diritti delle persone.

In Cgil ricopre diverse funzioni: coordinatrice regionale delle donne della Federbraccianti in Puglia, poi segretaria generale provinciale della Flai (agroindustria) Cgil di Lecce, poi ancora come segretaria generale della Filtea Cgil (tessile-abbigliamento) di Lecce e infine dall’8 settembre 2000 diventa componente della segreteria nazionale della Filtea con delega alle politiche per il Mezzogiorno, alle politiche industriali, al mercato del lavoro, al contoterzismo e alla formazione professionale.

Nel 2006 si candida alle elezioni della Camera dei Deputati con i Democratici di Sinistra. Una volta eletta, assume l’incarico di componente della XI Commissione Lavoro.A nome dell’intera Commissione nel 2010 presenta il documento conclusivo, approvato all’unanimità, dell’indagine conoscitiva da lei proposta su “Taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro” (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera).

Per il Gruppo del Partito Democratico nel 2012 relaziona sulla reintroduzione della Legge per le dimissioni in bianco e pronuncia la dichiarazione finale di voto alla Camera sulla Legge di riforma del lavoro. Il 28 febbraio 2014 viene nominata sottosegretario di Stato al Lavoro nel Governo Renzi. Il 7 marzo 2016 diventa viceministro al Ministero dello Sviluppo economico, incarico mantenuto anche nel governo Gentiloni. E’ stata nominata da Maurizio Martina Responsabile Mezzogiorno in segreteria, dal 13 luglio al 17 novembre 2018. 

AFFARI EUROPEI: Enzo Amendola (Pd)

Appassionato di politica estera sin dai tempi della Sinistra Giovanile, (nel suo curriculum figura un incarico come responsabile Esteri e vicepresidente IUSY – International Union of Socialist Youth), Amendola, nato a Napoli il 22 dicembre del 1973. Nella segreteria del Pd ricopre l’incarico di responsabile Esteri nella segreteria del Pd.

E’ stato capogruppo del Partito Democratico nella III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera e membro della delegazione parlamentare dell’Assemblea Osce. Durante il mandato di Governo di Paolo Gentiloni, è stato sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. Il 15 giugno 2019 viene scelto come responsabile nazionale agli Esteri del PD dal Segretario Nicola Zingaretti.

Amendola è entrato nel 2006 nella segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra, per poi trasferirsi a Napoli a novembre dello stesso anno dove ha guidato la segreteria regionale dei DS campani. Nel 2009 ha vinto le primarie ed è diventato segretario regionale Dem della Campania, incarico che ha retto fino al 2014. E sempre nel 2009 è stato in segreteria nazionale PD come coordinatore della Conferenza dei segretari regionali. Il nuovo ministro per Affari Europei è stato anche in segreteria con Matteo Renzi, e sempre come responsabile Esteri.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Fabiana Dadone (M5s)

Cuneese, classe 1984, è una dei più giovani ministri della squadra del Governo Conte bis. Prende il posto della leghista Giulia Bongiorno a palazzo Vidoni.  Laureata in giurisprudenza è molto attiva nel volontariato e come attivista 5 stelle; è suo il ricorso che vede costretta la giunta di Mondovì, cittadina in cui risiede, a sciogliersi per problemi relativi alle quote di genere.

Alle elezioni politiche del 2013 viene eletta deputata della XVII legislatura per il Movimento 5 Stelle. Componente della Commissione Affari Costituzionali, fa parte del Comitato permanente per i Pareri, della Giunta per le Elezioni e della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Vince per la seconda volta le “Parlamentarie” del 5 stelle e alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 torna in Parlamento per la seconda volta. Dal 2018 è il nuovo referente di Rousseau per la funzione Scudo della Rete il cui obiettivo è quello di fornire la difesa legale a iscritti ed eletti del MoVimento 5 Stelle dalle cause intentate contro di loro e la tutela del Movimento e dell’Associazione di Casaleggio.

Il 25 giugno 2019, dopo essere stata scelta dal capo politico Luigi Di Maio del Movimento 5 stelle, viene votata dalla base degli iscritti per divenire Probiviro, il collegio, di 3 persone, incaricato di esprimere pareri autorevoli e di risolvere divergenze all’interno del Movimento 5 stelle. 

MEZZOGIORNO: Giuseppe Provenzano (Pd)

Si occupa di Sud per professione e vocazione. Giuseppe Provenzano, detto Peppe, è il nuovo ministro per il Mezzogiorno. Politico ed economista, oggi vice direttore della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.

Classe 1982, siciliano, è laureato e dottorato in diritto pubblico alla Scuola Superiore ‘Sant’Anna’ di Pisa. E’ membro della Direzione del Pd. La notte del 26 gennaio 2018, quella in cui l’allora segretario Matteo Renzi comunicò alla direzione del partito i nomi dei candidati alle politiche del 4 marzo, Provenzano rinunciò alla candidatura. Una decisione presa in polemica contro il metodo scelto, e perché messo in lista dopo Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale. 

Da giugno 2019 è membro della Segreteria nazionale come responsabile delle politiche del Lavoro. E’ stato consigliere di Giovanni Legnini quando era sottosegretario al Mef, capo della segreteria dell’assessore per l’Economia della Regione Siciliana (2012- 2014) nella giunta Crocetta e consulente del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando (2013-2014).

AFFARI REGIONALI: Francesco Boccia (Pd)

Docente di scienza politica con vocazione per l’economia e il Mezzoggiorno, arriva al ministero degli Affari Regionali dopo oltre 10 anni spesi nell’aula di Montecitorio. Nato a Bisceglie cinquantuno anni fa, laureato a Bari in Scienze Politiche, si è specializzato con un master alla Bocconi a Milano poi è diventato docente all’università di Bologna.

A partire dal 1998 è stato prima consigliere economico di Enrico Letta al ministero dell’Industria, poi assessore all’Economia del Comune di Bari, quindi Capo del Dipartimento per lo Sviluppo delle Economie Territoriali nel secondo governo Prodi e commissario liquidatore dell’organo straordinario di liquidazione del dissesto finanziario del Comune di Taranto. 

Esponente prima della Margherita e poi del Pd, Boccia è stato due volte in corsa alle primarie del centrosinistra per la candidatura alla guida della Regione Puglia, venendo sconfitto in entrambi i casi da Nichi Vendola
Boccia e’ tra i fondatori di Digithon, associazione che si caratterizza per un appuntamento annuale di carattere che, attraverso dibattiti, promuove il confronto tra i giovani e il mondo digitale e investitori istituzionali e internazionali. Grande tifoso juventino, dal 2011 è sposato con Nunzia De Girolamo, già parlamentare Pdl ed ex ministro dell’Agricoltura del governo di Enrico Letta.

ISTRUZIONE E UNIVERSITÀ: Lorenzo Fioramonti (M5s)

Approda alla carica di ministero dell’Istruzione e resta quindi in viale Trastevere dove, già nel precedente governo, ricopriva la carica di viceministro con delega alla ricerca, dopo essere stato eletto alla Camera dei deputati con il Movimento Cinque stelle nelle elezioni del marzo 2018. Durante la militanza politica ha svolto anche il ruolo di consigliere del leader M5s. Proprio alla ricerca ha dedicato la sua vita professionale, facendo parte della folta schiera dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Classe 1977, ricercatore, filosofo, Fioramonti è attualmente in aspettativa dal ruolo di professore ordinario di Economia politica all’Universita’ di Pretoria in Sud Africa, dove ha anche fondato il “Centre for the Study of Governance Innovation”.

E’ stato anche vicedirettore del progetto “Future Africa”. Si è laureato in Storia Economica e Politica con 110 e lode alla facoltà di Filosofia dell’Università di Roma-Tor Vergata con una tesi sui diritti personali, lo sviluppo umano, la società civile e la governance internazionale.

L’anno successivo ha frequentato due corsi: uno estivo in “Analisi dei dati delle scienze sociali” presso l’University of Essex in Inghilterra, l’altro sull'”Unione Europea e Sviluppo presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) di Milano. Ha poi conseguito il dottorato all’Università di Siena, in collaborazione con l’Istituto Universitario Europeo, sempre in Scienze Politiche, con una tesi dal titolo: “Un caso di studio di Micro-Assistenza alla Democrazia: l’Unione Europea in Supporto delle Organizzazioni Comunitarie in Sud Africa”.

Detiene, inoltre, la cattedra UNESCOUNU in “Integrazione Regionale, Migrazione e Libera Circolazione delle Persone”. E’ anche professore straordinario presso la scuola di Public Leadership dell’università di Stellenbosch (Sud Africa), senior fellow presso il Centre for Social Investment dell’università di Heidelberg e la Hertie School of Governance in Germania e associate fellow all’universita’ delle Nazioni Unite. Nel 2012, ha ricevuto il premio dell’universita’ di Pretoria come eccezionale ricercatore giovane e nel 2014 e’ diventato il primo presidente dell’associazione degli studi dell’Unione Europea dell’Africa Sub-Sahariana.

Il neoministro è autore di oltre 60 articoli scientifici e di 10 libri. Tra i più recenti “Presi per il Pil” e “Wellbeing Economy: Success in a World Without Growth”. Fino al 2018, era un colonnista regolare del Business Day, il piu’ importante giornale finanziario del Sud Africa. 

BENI CULTURALI: Dario Franceschini (Pd)

Ferrara, la Spal, la Resistenza: da questi tre punti si deve partire per capire chi è Dario Franceschini. Un politico figlio d’arte, formato nel mito dei partigiani che combatterono con suo padre Giorgio che il deputato Pd volle accanto a se nella prima uscita da segretario Pd.

Era il 21 febbraio 2009, il primo segretario del partito, Walter Veltroni, si era da poco dimesso a causa della sconfitta alle elezioni regionali. E lui decise di giurare sulla Costituzione davanti al Castello di Ferrara, luogo dove i fascisti, nel 1943, avevano trucidato degli inermi cittadini. Ferrara è anche la città della sua amatissima Spal: in Transatlantico, dove le chiacchiere tra una votazione e l’altra si concentrano volentieri sul calcio, lui si trova spesso a combattere una battaglia solitaria per rivendicare, contro la maggioranza interista e juventina, l’ormai secolare tradizione calcistica ferrarese.

Con quel giuramento sulla Costituzione Dario Franceschini si impone al centro della vita politica, del suo partito e non solo. La corrente che si è raccolta attorno a lui gode di una sorta di ‘golden share’ perenne nel partito, tanto da essere risultata determinante nell’elezione di almeno due degli ultimi tre segretari Pd, prima Matteo Renzi e poi Nicola Zingaretti. E questo nonostante il primo tentativo di correre per le primarie lo vide, sempre nel 2009, sconfitto da Pier Luigi Bersani.

Nel novembre dello stesso anno viene eletto capogruppo del Pd alla Camera. Nel 2013, dopo la “non vittoria” del Pd di Pier Luigi Bersani, diviene ministro dei Rapporti con il Parlamento nel governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta. Pochi mesi dopo divenne ministro dei Beni e delle Attività Culturali del governo di Matteo Renzi, subentrato a Letta.

Mantenne la carica anche sotto il governo Gentiloni durante il quale ruppe con l’ex premier ed ex segretario, decidendo di sostenere la corsa alle primerie di Nicola Zingaretti. Un politico eclettico, dunque, al punto da accompagnare la sua attivita’ politica con quella di romanziere di discreto successo.

Tra i suoi lavori si ricordano Nelle vene quell’acqua d’argento, del 2006, con il quale nel 2007 ha vinto in Francia il Premier Roman di Chambery e, in Italia, il Premio Opera Prima Città di Penne e il Premio Bacchelli. Il romanzo ha ottenuto un notevole successo di critica in Francia, dove è stato pubblicato da Gallimard nella collana L’Arpenteur con il titolo Dans les veines ce fleuve d’argent e successivamente ripubblicato nella collana tascabile “Folio”.

Nel 2007 pubblica il romanzo La follia improvvisa di Ignazio Rando, da cui è stato tratto un omonimo spettacolo teatrale della compagnia “Giorni Dispari Teatro” di Varese con la regia di Serena Nardi.

SALUTE: Roberto Speranza (Leu)

New entry al ministero della Salute. Roberto Speranza, deputato di Leu, prende il posto di Giulia Grillo che fino all’ultimo era considerata papabile per la riconferma. Nato a Potenza il 4 gennaio 1979, Speranza è tra i più giovani ministri della Salute della storia della Repubblica.

Laureato in Scienze politiche, con un dottorato di ricerca in storia dell’Europa mediterranea, il neo ministro è stato capogruppo del Pd alla Camera prima della scissione, e ha annunciato le sue dimissioni il 15 aprile 2015 in dissenso con la decisione del Governo Renzi di porre la fiducia sulla nuova legge elettorale, l’Italicum.

Il 20 febbraio 2017 è uscito dal Partito Democratico assieme ad altri esponenti della minoranza, tra cui anche l’ex segretario Pier Luigi Bersani, a causa di un acceso dibattito con la maggioranza per la linea attuata dal partito sotto la segreteria di Matteo Renzi.

Subito dopo ha fondato Articolo Uno-Mdp. Alle ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018 è stato candidato con Liberi e Uguali, ed è stato rieletto deputato nella circoscrizione Toscana. A Potenza ha frequentato il liceo “Galileo Galilei”. Il suo impegno politico è iniziato nella Sinistra Giovanile di cui sara’ prima Segretario regionale e poi Presidente nazionale.

Nella sua città è stato consigliere comunale nel 2004 e poi assessore all’Urbanistica e segretario regionale della Basilicata. Coordinatore della campagna nazionale di Pier Luigi Bersani per le primarie del centrosinistra nel 2012. È sposato con due figli.

SPORT: Vincenzo Spadafora (M5s)

È stato, a detta dei bene informati, il grande tessitore dell’alleanza tra M5d e Pd. Quarantacinquenne, nato ad Afragola, sottosegretario con delega alle Pari opportunità nel governo gialloverde, Vincenzo Spadafora, dopo essere stato eletto deputato nelle fila di M5s alle ultime elezioni, si è guadagnato un sempre maggiore spazio grazie alle doti di competenza e diplomazia che tutti gli riconoscono.

Nel Conte bis ottiene la carica di ministro allo Sport. Il capo politico pentastellato Luigi Di Maio lo ha voluto nel suo staff quando Spadafora aveva appena esaurito il proprio mandato di primo Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nel 2016.

Prima di allora, Spadafora era stato presidente di Unicef Italia dal 2008 al 2011, grazie all’esperienza acquisita nel campo delle organizzazioni non governative e prima dell’elezione con M5s, aveva iniziato la carriera politica nel 1998 come segretario particolare del presidente della Regione Campania Andrea Losco, dell’Udeur, per poi passare alla segreteria dei Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio e, successivamente, capo segreteria di Francesco Rutelli al Ministero dei Beni Culturali, nel 2006. 

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Riccardo Fraccaro (M5s)

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