“Ho fatto una machiavellica operazione di Palazzo”, dice Matteo Renzi

“Ho fatto una machiavellica operazione di Palazzo”, dice Matteo Renzi

17. 09. 2019 Off Di admin

Si chiamerà ‘Italia Viva‘ e potrà contare su 25 deputati e 15 senatori. Più un sottosegretario nel governo Conte. Matteo Renzi presenta la sua ‘cosa’ a Porta a Porta e anticipa che l’obiettivo “è non fare una cosa politichese e antipatica, noiosa”. “Vogliamo parlare a quella gente che ha voglia di tonare a credere nella politica”, ha detto l’ex segretario Dem ed ex premier,  “io voglio molto bene al popolo del Pd. Per sette anni ho cercato disperatamente, giorno dopo giorno, di dedicare loro la mia esperienza politica, dopo di che, le polemiche, le divisioni e i litigi erano la quotidianità. Il partito novecentesco non funziona più. C’è bisogno di una cosa nuova, allegra e divertente”, 

“Se partiamo dalla parola ‘scissione’ diamo l’idea di una operazione di palazzo. C’è anche quella, è stata una ‘operazione di palazzo’ mandare a casa Matteo Salvini” ha poi Renzi durate la registrazione della trasmissione.
“Salvini sembrava dover cambiare il mondo, non ce l’ha fatta. Il punto vero è che noi abbiamo utilizzato il 41% delle Europee del 2014 per togliere l’Imu, Salvini, invece, che ha fatto? Ha scelto deliberatamente, alla fine della sessione estiva del Parlamento, di aprire una crisi non da un luogo di sofferenza dell’Italia, ma dal Papeete, tra cubiste e Mojito”, ha aggiunto. “Ha detto ‘alzate le terga e venite a Roma a votare’. Noi abbiamo alzato le terga, e l’abbiamo mandato a casa”.

 “Io al tavolo non mi siedo né con Zingaretti né con di Maio. Per me fa fede il programma di governo. Tutti mi dicono che voglio staccare la spina… Caspiterina! L’ho messa dentro io la spina” ha aggiunto Renzi, “Ho fatto una operazione di Palazzo, machiavellica. E per me Machiavelli è un grande. Però non mi basta, non credo che la politica sia questo. Ok, si è avvicinato Salvini pensando che il leone fosse morto e si è preso una zampata”

Le prospettive di Italia Viva

Un conto è avere un manipolo di senatori a palazzo Madama, un altro è tentare di aumentare i numeri mettendo in difficoltà il gruppo. Il progetto di Renzi è ufficialmente partito ma il modo della separazione che verrà sancita nei prossimi giorni è motivo di forte attrito perfino tra i fedelissimi del senatore di Firenze.

In un primo momento l’ex premier sembrava intenzionato prima ad uscire da solo dal partito, poi a portare con sé solo alcuni esponenti a lui vicini. Ora però, dopo aver accelerato i tempi, anche in risposta alle reazioni arrivate da più parti, il tentativo in atto sarebbe quello di una prova muscolare.

L’obiettivo al Senato non è il gruppo misto e magari neanche arrivare ai dieci senatori utili per costituire un gruppo, contando perà sull’appoggio di Nencini per il simbolo (appoggio che non è ancora certo). Renzi starebbe tentando di allargare il fronte, contattando – spiegano fonti parlamentari – altri senatori.

Non è certo che riuscirà ad andare oltre alla decina, ma al momento avrebbe intenzione di cercare di arrivare ad un maggior numero possibile. C’è chi parla di quindici possibili adesioni ma non è escluso che ci voglia un po’ più di tempo. “Se vuole altri senatori – osserva un dem a palazzo Madama – crea una spaccatura ancora più forte di quella prevista alla vigilia”.

Perché è ormai assodato che quella separazione consensuale auspicata da diversi renziani non c’è. Anzi lo stesso fronte renziano sta vivendo un vero e proprio dramma. Anche dal punto di vista dei rapporti umani, soprattutto al Senato dove i numeri sono più ballerini.

Nei mesi scorsi la divisione con Guerini e Lotti che hanno dato vita a Base riformista. Ora si sono sfilati anche degli esponenti da sempre considerati al fianco dell’ex presidente del Consiglio. Da Malpezzi a Biti che oggi ha sottolineato di voler restare nel partito, “di essere al servizio di questa comunità”.

 

 

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