I danni dall’aumento dell’Iva spiegati da un imprenditore

I danni dall’aumento dell’Iva spiegati da un imprenditore

24. 08. 2019 Off Di admin

L’Iva? Non deve aumentare. In caso contrario, si avrebbe un ulteriore effetto depressivo sui consumi con conseguenze negative per le aziende (oltre il 75% del totale) che operano nel mercato domestico” risponde Daniele Vaccarino, imprenditore metalmeccanico e presidente di Cna, nell’intervista al Sole 24 Ore in edicola. Per poi aggiungere che “le imprese sono il motore della crescita, e pertanto debbono tornare al centro della politica economica, soprattutto le aziende artigiane, micro e piccole”.

Non ha dubbi poi, Vaccarino, nell’indicare che occorre “concentrare sforzi e risorse per migliorare redditività e produttività, privilegiando il sostegno agli investimenti e la riduzione dei costi diretti e indiretti, dal carico fiscale, al lavoro, all’energia”. E sulla “crisi pazza” precipitata in pieno agosto dice solo che le dimissioni del governo Conte arrivano “in un momento delicato, l’Italia è in emergenza. Basta quindi incertezze e contrapposizioni violente. L’appello è di abbassare i toni, e pensare al bene del Paese. Ci sono problemi reali da affrontare, e occorre creare un nuovo clima di fiducia per tornare a crescere spingendo su investimenti, esportazioni e consumi interni” spiega Vaccarino al quotidiano di Confindustria.

Ma se si discute con tutti, senza preclusione “in base ai colori politici”, è pur vero che “la situazione economica è seria” e bisogna riconoscere con urgenza che “il Paese è a crescita zero, i consumi in stagnazione, anche la Germania frena e l’export rischia di contrarsi”. Pertanto in questo quadro lui si aspetta che il prossimo governo dia “risposte concrete” dando “pure slancio alla realizzazione di infrastrutture, comprese manutenzioni e opere minori, sia fisiche che immateriali; perseguire una vera azione di semplificazione della burocrazia; e ricostruire un link stabile tra scuola e mondo del lavoro”. Perché, annota, è un vero paradosso “che un’azienda non riesca a trovare profili tecnici, ad esempio saldatori, con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 30 per cento”.

E il presidente Cna lamenta che in Italia “sulla piccola impresa grava una pressione fiscale complessiva pari al 61,2% del reddito prodotto. È un livello inaccettabile”. La strada giusta? “un fisco più leggero per famiglie e aziende deve rappresentare una priorità, già a partire dalla prossima legge di Bilancio. Con il taglio al cuneo, in particolare, i lavoratori potranno avere una busta paga più pesante”. E l’Iva non deve aumentare, perché “in caso contrario, si avrebbe un ulteriore effetto depressivo sui consumi con conseguenze negative per le aziende (oltre il 75% del totale) che operano nel mercato domestico”.

“Stiamo assistendo a una decrescita nel numero di imprese; da un po’ di tempo, peraltro, vediamo chiudere aziende strutturate, e aprirne di nuove, ma più fragili. Per questo, c’è bisogno di una politica economica di sostegno e di sviluppo” lancia l’allarme il presidente di Cna. Quattro sono pertanto le priorità indicate.

“Abbiamo bisogno di dare continuità agli investimenti per innovare e rendere più sostenibile lo sviluppo attraverso la proroga del pacchetto Impresa 4.0 e di ecobonus e bonus ristrutturazioni” spiega. Poi occorrono “risorse adeguate per spingere digitalizzazione e internazionalizzazione”, delle strade che sono ormai obbligate per tutte le aziende italiane. Terzo: il mercato del credito che spesso disdegna le operazioni di importo minore, complice una regolamentazione che considera un affidamento di 20mila euro al pari di uno di 20 milioni. “Ecco – aggiunge – qui chiediamo maggiore vigilanza e va concentrata l’applicazione del Fondo di garanzia pubblica sulle operazioni di minore importo, per consentire l’allargamento della platea dei beneficiari, privilegiando la compartecipazione dei Confidi.

Dulcis in fundo, quarto punto “ma non ultimo per importanza, chiediamo di abrogare l’articolo 10 del recente decreto Crescita sull’anticipo in fattura di eco e sisma bonus: non esiste al mondo impresa sana che possa permettersi di incassare la maggior parte del ricavo in cinque anni”. Un programma fitto, che riguarda “una riforma del sistema degli oneri generali, estraendone il finanziamento dalla bolletta di imprese e famiglie e facendolo transitare sulla fiscalità generale”. Ma solo così, chiude Vaccarino, “le piccole imprese potranno recuperare margini di competitività”.

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