Il “dissesto” della Popolare di Bari, secondo Bankitalia

Il “dissesto” della Popolare di Bari, secondo Bankitalia

16. 12. 2019 Off Di admin

Una vicenda lunga 10 anni, e che ora rischia di trasformarsi in una vera e propria catastrofe per l’economia, a partire da quella locale. Se la Popolare di Bari venisse liquidata, le ricadute “sarebbero assai rilevanti”, sostiene Bankitalia. In un lungo documento contenente informazioni relative alle principali iniziative intraprese nell’ambito della “intensa e continua azione di Vigilanza condotta negli anni scorsi”, l’istituto di via Nazionale ripercorre le principali tappe (lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019) segnalando di aver segnalato “più volte” l’aggravamento della situazione al Mef.

Questa la cronologia del “dissesto” fatta da Bankitalia.

2010 – La Banca Popolare di Bari (BPB) viene assoggettata ad accertamenti ispettivi, che si concludono con una valutazione “parzialmente sfavorevole”; le verifiche evidenziano, in particolare, “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni sul credito”. La Banca d’Italia vieta alla BPB di espandere la propria attività e impone un requisito patrimoniale specifico. 2011-12. “L’azione della Vigilanza si concentra sull’efficacia e funzionalità del sistema dei controlli interni. Gli esponenti aziendali vengono richiamati all’esigenza di rafforzare i presidi a fronte dei rischi di liquidità e compliance, rilevati nel corso dell’ispezione; viene inoltre richiesta una specifica indagine alla funzione di Internal Audit della BPB”.

La Popolare di Bari “viene nuovamente sottoposta ad accertamenti ispettivi mirati sul rischio di credito, sulla governance aziendale, sul sistema dei controlli interni e sulle tematiche di compliance. Le verifiche mettono in luce progressi rispetto a quanto riscontrato durante l’ispezione del 2010. Viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza, per il cui superamento la banca programma un piano di iniziative di rimedio. La Vigilanza richiede alla funzione di Internal Audit e al Collegio Sindacale una specifica verifica sull’efficacia di questo piano; ne emerge la sostanziale idoneità delle misure adottate nonché il rispetto della tempistica programmata”. 2014.

In considerazione degli interventi posti in essere e delle relazioni fornite dall’internal audit e dal Collegio Sindacale, nel giugno vengono rimossi i suddetti provvedimenti restrittivi. Nel luglio 2014 la Banca d’Italia autorizza la BPB ad acquisire il controllo di Banca Tercas; al fine di garantirne la sostenibilità, l’intervento viene accompagnato da un contributo di 330 milioni alla BPB da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).

L’ammontare viene definito in esito a una specifica due diligence e a una contrattazione tra la BPB e il FITD. Il coinvolgimento della BPB nell’operazione di acquisizione del gruppo Tercas si configura come un intervento di “salvataggio” volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese.

2015 – Nella primavera, l’intervento del FITD a favore della BPB diviene oggetto di contestazione da parte della Commissione Europea per la sua presunta configurabilità come aiuto di stato. Per superare tale ostacolo l’intervento citato viene sostituito con uno di corrispondente ammontare erogato dal neo-istituito Ramo volontario dello stesso FITD.

La realizzazione di quest’ultima operazione ritarda però i tempi di integrazione tra la BPB e Tercas, con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti. Solo nel 2019 il Tribunale dell’Unione annulla la decisione dell’Antitrust UE sugli aiuti a Banca Tercas. La Commissione europea decide di appellare la sentenza. Sotto il profilo strategico, l’operazione di acquisizione di Tercas si inserisce nel processo di sviluppo lungo la dorsale adriatica del Paese all’epoca previsto nel Piano industriale della BPB. Lo stesso piano industriale prevede un programma di ricapitalizzazione pluriennale volto a sostenere lo sviluppo del gruppo bancario, sollecitato anche dalla Vigilanza, che aveva richiesto alla BPB di pianificare specifiche iniziative finalizzate a mantenere requisiti patrimoniali adeguati.

2014-1 – In questo biennio, Bankitalia ricorda che la banca realizza un’operazione di rafforzamento patrimoniale di complessivi 550 milioni, tra emissioni di nuove azioni (330 milioni) e collocamento di obbligazioni subordinate (220 milioni).

In connessione con la riforma delle banche popolari e in relazione anche al ridimensionamento delle prospettive reddituali, l’Assemblea dei soci chiamata 2 ad approvare il bilancio 2015 delibera la riduzione da 9,53 a 7,5 del valore unitario delle azioni della BPB; ne seguono un malcontento della base sociale e richieste di vendita delle azioni: al 20.12.2016 queste ultime riguardano 38,9 milioni di azioni, pari a un quarto del capitale sociale.

2016 – Nei primi mesi la Banca d’Italia richiede alla BPB di svolgere una indagine sulle eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni (il fenomeno delle cosiddette “operazioni baciate”). Nel mese di giugno la Banca d’Italia avvia nuovi accertamenti ispettivi mirati ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito, che si concludono nel novembre 2016 con un giudizio “parzialmente sfavorevole”.

L’ispezione evidenzia significativi ritardi nella realizzazione delle misure di rafforzamento dei mezzi propri rispetto agli obiettivi prefissati ed esigenze di rafforzamento nel sistema dei controlli sui crediti. Inoltre, si rileva che l’azione di indirizzo e controllo dell’Organo amministrativo e dell’Esecutivo della Capogruppo non è stata pienamente adeguata ad affrontare le accresciute complessità derivanti, tra l’altro, dall’ampliamento del perimetro operativo conseguito con l’acquisizione del gruppo Tercas. Non emergono significative evidenze di operazioni “baciate”.

L’ispezione della Banca d’Italia rileva anche irregolarità nei profili di competenza della Consob (trasparenza dei comportamenti nel campo dei servizi di investimento, e in particolare nel collocamento del menzionato aumento di capitale del 2014-15), per le quali successivamente la Consob irroga alla banca sanzioni amministrative per circa 2 milioni.

Nel dicembre 2016, per effetto delle Ordinanze del Consiglio di Stato che sospendono l’attuazione della riforma delle banche popolari, si interrompe il processo di trasformazione della BPB in società per azioni. “Viene quindi meno una condizione importante per raccogliere capitale di rischio, dato che la raccolta di mezzi patrimoniali sul mercato è ostacolata dallo status di società cooperativa e dal principio del voto capitario”.

2017. Con lettera contestuale del 15 marzo la Vigilanza sottolinea che la BPB ha bisogno di un rafforzamento patrimoniale e della governance con l’ingresso di elementi con specifiche competenze in materia bancaria e finanziaria; invita inoltre il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni, che lui stesso aveva manifestato con lettera del febbraio 2017; si reitera infine la richiesta di rafforzare il comparto creditizio e di contenere i costi.

Le richieste di rafforzamento patrimoniale vengono ribadite agli esponenti aziendali nell’incontro del 28 settembre 2017 e con lettera di intervento del successivo 8 novembre.

2018 – Nei primi mesi, in pendenza del processo di trasformazione societaria obbligatoria, che avrebbe consentito alla banca di gestire il rimborso ai soci in caso di recesso, “l’intermediario elabora alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria volti a escludere il rischio di rimborso, nonché ipotesi di integrazione con altre popolari “less significant” operanti nel centro-sud”. Le analisi effettuate dalla Vigilanza “evidenziano tuttavia i rilevanti rischi legali di questi progetti, che vengono pertanto accantonati. In varie occasioni nel corso dell’anno la banca comunica contatti con investitori potenzialmente interessati all’ingresso nel proprio capitale, contatti che tuttavia non si concretizzano.

Seguono diversi incontri con i vertici della banca, nei quali la Vigilanza ribadisce la necessità di una ricapitalizzazione; di un rilancio operativo; di un incremento della redditività; di mantenere un adeguato ammontare di liquidità; di un’attenta valutazione dell’adeguatezza degli accantonamenti a fronte di crediti deteriorati, soprattutto per le cosiddette inadempienze probabili (crediti a imprese in temporanea difficoltà).

Il processo di trasformazione societaria attraversa fasi alterne. Nel frattempo si registra una accelerazione del deterioramento della situazione aziendale: il primo semestre si chiude con una perdita consolidata di circa 140 milioni (l’esercizio 2017 si era chiuso sostanzialmente in pareggio), dovuta alla svalutazione degli avviamenti e ad accantonamenti sulle principali esposizioni creditizie; i coefficienti patrimoniali diminuiscono al di sotto dei valori target fissati dalla Vigilanza.

Con lettera del novembre 2018 la Banca d’Italia, nell’evidenziare l’inadeguatezza del percorso di ristrutturazione aziendale, invita gli organi aziendali a comunicare gli eventuali sviluppi nella ricerca di potenziali investitori nel capitale della Capogruppo e i progressi nel progetto di integrazione con altre banche popolari. Inoltre, richiede alle funzioni di controllo interno della banca di condurre una verifica sulla correttezza della classificazione e degli accantonamenti sulle esposizioni nei confronti dei maggiori gruppi affidati. Il peggioramento del portafoglio creditizio e la sostanziale stasi operativa determinano la chiusura dell’esercizio 2018 con una perdita consolidata di 430 milioni. I coefficienti patrimoniali diminuiscono ulteriormente, attestandosi al di sotto della riserva di conservazione del capitale.

2019 – Ad inizio anno, “emergono forti conflittualità tra Presidente dell’organo amministrativo e le componenti a lui riconducibili, da un lato, e l’Amministratore delegato, i componenti del Comitato di Controllo Interno e Rischi, il Presidente del Collegio sindacale, dall’altro”. Si determina un vero e proprio stallo gestionale. A giugno la Banca d’Italia avvia una procedura sanzionatoria amministrativa nei confronti dell’intermediario e di alcuni dirigenti ed ex dirigenti, per carenze nei controlli relativi al processo creditizio. Nel secondo trimestre, a seguito dell’introduzione dell’incentivo fiscale previsto dal Decreto Crescita, l’intermediario intensifica i tentativi di aggregazione .

Nella prima metà dell’anno, in numerosi incontri svoltisi in rapida successione, la Vigilanza sottolinea agli esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca. Inoltre, in vista del parziale rinnovo del Consiglio di amministrazione, nel mese di maggio la Banca d’Italia trasmette una lettera di intervento al Collegio sindacale e al CdA per sottolineare la necessità di inserire nel CdA elementi dotati di autorevolezza, reputazione e adeguati requisiti di esperienza. Il CdA registra un parziale rinnovo a fine luglio.

Il 18 giugno vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso. L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito. I risultati, ufficializzati a dicembre, “evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB”. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari.

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