Il Movimento 5 Stelle vuole cambiare la legge sulla procreazione assistita

Il Movimento 5 Stelle vuole cambiare la legge sulla procreazione assistita

08. 10. 2019 Off Di admin

Basta con “le guerre ideologiche” è il momento di affrontare il tema della procreazione assistita e di correggere le storture di una legge che “si è trasformata in un vero e proprio calvario per le coppie che devono affrontare il problema dell’infertilità”. In un disegno di legge depositato alla Camera dei deputati e sostenuto da una trentina di deputati, il Movimento 5 stelle punta il dito contro la legge n. 40 del 2004 la cui incongruenza – si sottolinea – “è testimoniata dalle centinaia di pagine delle ormai numerose sentenze della Corte costituzionale e dei diversi tribunali ai quali le coppie sono state costrette, non di rado, a rivolgersi per vedere garantito il diritto all’assistenza all’infertilità e all’accesso a tecniche di Procreazione medicalmente assistita”.

La necessità dunque è quella di avere norme certe che possano essere punto di riferimento per quei cittadini che “vivono e subiscono” una situazione di incertezza. La richiesta più rilevante dei pentastellati è quella di adottare una tariffazione nazionale unica. Perchè al momento c’è differenziazione nei costi tra regioni e tra nord e sud. L’obiettivo è assicurare un’uguaglianza dei cittadini “nel ricevere un’appropriata prevenzione e cura delle cause di infertilità”.

“In Sicilia la fecondazione eterologa con seme da donatore con inseminazione intrauterina prevede – questa la denuncia – una tariffa di 555 euro, la fecondazione eterologa con seme da donatore in vitro 1.296 euro, mentre la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice 1.481 euro; in Lombardia, invece, le tariffe variano da 1.500 euro per la fecondazione eterologa con seme da donatore con inseminazione intrauterina, a 3.500 euro per la fecondazione eterologa con seme da donatore in vitro e a 4.000 euro per la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice. Nella stessa Lombardia, ogni tariffa comprende anche 500 euro di farmaci”.

E dunque “l’inerzia del legislatore sulla fecondazione eterologa e sulla donazione dei gameti, unitamente all’inerzia delle regioni, affida – si spiega nel testo – il calvario delle coppie che decidono di sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita alle decisioni di quanti hanno deciso di lucrare sul problema dell’infertilità. Per questo motivo – spiegano i proponenti del disegno di legge – la donazione di cellule riproduttive deve essere volontaria, anonima e gratuita e l’importazione e l’esportazione di gameti devono essere consentite, rispettivamente, solo da e verso istituti di tessuti accreditati e operanti senza scopo di lucro”.

Ed ancora: “Bisogna interrompere quanto prima ogni forma di commercializzazione di gameti e lo sfruttamento economico dei donatori o delle donatrici ed è altresì necessario garantire quanto prima la tracciabilità del percorso delle cellule riproduttive attraverso l’immediata operatività del Registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive a scopi di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, nel quale sono registrati tutti i soggetti ammessi alla donazione, mediante l’attribuzione a ogni donatore di un codice identificativo univoco”.

Tra le proposte che vengono avanzate c’è l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita “anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili”, consentendo a tutti “la diagnosi genetica pre-impianto degli embrioni”. Il problema dell’infertilità in Italia riguarda il 15% delle coppie. Per questo motivo si propone che il ministro della salute possa “promuovere ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle”.

Si punta a “uno screening finalizzato a prevenire l’infertilità, rivolto ai giovani adulti” attraverso esami di screening che “dovrebbero includere lo spermiogramma per analizzare la fertilità maschile e il tampone vaginale, per verificare l’esistenza di infezioni che possano essere causa di infertilità femminile”. Per il piano contro l’infertilità si propone una spesa di 10.203.541 euro mentre per la prevenzione si punta ad autorizzare una spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2019, di 20 milioni di euro per l’anno 2020 e di 21 milioni di euro per l’anno 2021.

Nel disegno di legge inoltre si ricordano tutti i nodi ancora irrisolti sulla legge n. 40 del 2004. “Prevedeva un divieto assoluto di ricorso alla donazione di gameti sia femminili sia maschili esterni alla coppia che accede alle tecniche di procreazione assistita (divieto di ricorrere a tecniche di Pma di tipo eterologo)” ma poi “la Corte costituzionale ha ritenuto tale divieto incostituzionale, in quanto lesivo del diritto all’autodeterminazione delle coppie sterili e infertili in relazione alle loro scelte procreative”.

A seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma che prevedeva il divieto di ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo “la legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha istituito il registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive a scopi di PMA di tipo eterologo, al fine di garantire la tracciabilità completa delle donazioni dal donatore al nato e viceversa”.

Ma la disciplina del Registro è ancora in fase di definizione e sono passati quasi cinque anni. Inoltre “non è stata ancora data attuazione alla direttiva” della Commissione Ue del 26 novembre 2012 che anzi ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la mancata notifica di misure essenziali “per tutti i soggetti coinvolti e in particolare per i donatori e per le loro famiglie nel quadro della definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, l’esame, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani”. 

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