Il patron di Eataly spiega perché ha venduto il suo chinotto alla Coca-Cola

Il patron di Eataly spiega perché ha venduto il suo chinotto alla Coca-Cola

20. 09. 2019 Off Di admin

“Il fatto che Atlanta metta dei soldi per investire in un’azienda artigianale italiana è un ottimo segnale per il nostro Paese. Creerà nuovi posti di lavoro, continuerà a comprare il chinotto dagli agricoltori savonesi che aiutiamo da anni. E salvaguarderà lo stile e le radici tricolori del marchio”. Con un’intervista a la Repubblica Oscar Farinetti, il gran patron di Eataly, difende l’operazione di cessione del marchio dell’acqua minerale Lurisia alla Coca-Cola. Niente imbarazzo, dunque, perché dice “nel’68 anche io ero contro l’imperialismo delle multinazionali. Ma da allora queste realtà sono cambiate e migliorate”.

Farinetti si dice dunque “sicuro” che Coca-Cola abbia comprato il marchio Lurisia per farlo “crescere in tutto il mondo” e che ha ottenuto garanzie in questo senso. Anche per la continuità produttiva nel territorio d’origine, “ma in qualche modo non ce n’era nemmeno bisogno”, aggiunge, perché “non ha senso avere in portafoglio la Lurisia per poi non valorizzarla per quello che è”.

Quanto a Slow Food e al suo storico capo Carlìn Petrini che hanno preso le distanze dall’operazione di cessione e di acquisizione da parte della multinazionale Usa, Farinetti sottolinea solo che “capisco la loro posizione. C’è l’evento ‘Cheese’ in corso e non potevano fare altrimenti” ma si dice anche sicuro che Slow Food “tra un po’ si siederanno a un tavolo con la Coca-Cola per parlare dello spirito dell’accordo e dei progetti del gruppo Usa. E poi vedremo”.

Quanto però c’entri il marchio Coca-Cola con i principi del “manifesto” di Eataly sui cibi e le bevande di qualità di cui l’azienda è innamorata, Farinetti ribatte: “Non vedo nessuna incoerenza”. Anche se ammette che “a volere essere radicali si può decidere che vogliamo ribaltare il modello sociale in cui viviamo chiedendo la chiusura delle multinazionali”. Per lui però “è molto più efficace nel lungo termine dialogare anche con le grandi aziende internazionali, convincendole ad accettare i nostri valori e le nostre regole. È nell’interesse di tutti”.

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