Il ‘Progetto Africa’ di Eni-Coldiretti per sposare ecologia e sviluppo

Il ‘Progetto Africa’ di Eni-Coldiretti per sposare ecologia e sviluppo

12. 10. 2019 Off Di admin

“Ci tenevo molto ad essere qui perché il Progetto Africa è un progetto importante” e “strategico, che ha chiaramente un rilievo politico, lo vogliamo sponsorizzare e assicurare tutto l’impegno del governo”. Con queste parole il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando al Forum di Coldiretti a Cernobbio, ha accolto il ‘Progetto Africa’ presentato dall’Ad di Eni, Claudio Descalzi

“Ho subito apprezzato e ho voluto assolutamente contribuire a sponsorizzare” l’iniziativa, ha aggiunto Conte. “Avete tutto l’appoggio del governo per un progetto che mette a frutto le grandissime conoscenze e qualifiche dei partner promotori, tra i quali abbiamo grandi eccellenze. E’ un progetto che deve favorire il matrimonio tra economica ed ecologia, che devono andare a braccetto. Soprattutto in Africa, dove si concentra buona parte della popolazione mondiale, una terra di grandi opportunità ma anche di grandi sofferenze. Dobbiamo contribuire ad evitare che si allarghi quel divario sociale che da decenni ormai attanaglia il nostro pianeta”.

Anche grazie al ‘Progetto Africa’ “ci presentiamo con le carte in regola per dialogare con il continente africano, con prospettive occupazionali” che rappresentano “il miglior modo per prevenire flussi migratori che potrebbero essere destabilizzanti sul lungo periodo”. Per questo è importante la nascita ufficiale del primo progetto agricolo di filiera nel continente africano. La forza di queste progettualità, che è motivo di orgoglio per il nostro Paese, risiede nel coniugare la formazione del personale in loco con un’ampia prospettiva occupazionale, incidendo direttamente su una delle cause che incentivano la crescita di flussi migratori verso le coste europee”, ha concluso il premier. 

Per il progetto Africa servono “almeno 2 o 3 miliardi di investimenti per coprire tutta la popolazione” ha spiegato Descalzi. Investimenti che vanno dall’agricoltura alla forestazione. Per noi, ha spiegato l’ad, “è un grandissimo impegno, e ne siamo contentissimi e onorati”.

“Sarà un mezzo estremamente efficace” ha sottolineato “per far crescere l’Africa. Avranno bisogno di energia e lavoro, di una diversificazione per poter rimanere nella loro cultura, a casa loro, con un grosso aiuto da parte della filiera italiana che è la prima a muoversi in modo integrato verso uno sviluppo economico e sociale”.

Fornire non solo infrastrutture, come case e scuole, ma dare l’opportunità di imparare un lavoro, in particolare quello dell’agricoltore. E’ questo il cuore del progetto “estremamente ambizioso” come dice Descalzi, “e indirizzato potenzialmente a 7 milioni di persone, un milione di persone coinvolte direttamente, più l’indotto”. “All’inizio” ha spiegato l’ad di Eni, “sarà fatto nella parte sub sahariana dove ci sono i grossi movimenti . E’ un progetto che ha una particolarità, creiamo infrastrutture, scuole, case, vitto e alloggio, e diamo un salario ai giovani, che vanno dai 18 ai 42 anni, per due anni per imparare un lavoro. Quello che vogliamo insegnare è il lavoro dell’agricoltore”. 

Come spiega Descalzi: “Abbiamo già trovato degli appezzamenti di terra in Ghana, ho appena finito un tour in Mozambico e Angola, che è legato alla parte agricola ma anche alla conservazione delle foreste perché il problema vero è che si perdono milioni di foreste primarie all’anno”. “E quando si perde una parte di foresta primaria si perde una parte di gas e co2 stoccato nell’albero, e che viene liberato. Questo programma delle Nazioni Unite è legato all’agricoltura e anche alla conservazione delle foreste. Abbiamo fatto un primo modulo da circa mille persone con insegnanti e progetti, che studieremo con Coldiretti e con Bonifiche ferraresi, per lo schema attuativo, per far diventare queste persone degli agricoltori”.

Quello che si intende realizzare con questa unione di forze, ha concluso l’ad di Eni, “è interessante perché poi diventa anche un progetto commerciale, per lavorare e vendere i prodotti agricoli in loco. Creare quindi una economia che possa diventare un volano positivo”. 

“Quando parliamo di Claudio Descalzi parliamo di una delle più grandi e preziose competenze che ci invidiano in tutto il mondo” è stata la manifestazione di stima del segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo durante la presentazione congiunta dei progetti per l’Africa. “Eni sta facendo già tanto da anni” ha osservato Gesmundo. “Il fondatore dell’azienda aveva a cuore il progetto della cooperazione. Eni non ha mai ragionato verso i Paesi in via di sviluppo con intenti di rapina, ma di cooperazione”. “La nostra storia” ha aggiunto “è di accoglienza e di inclusività. Ma certo bisogna creare delle condizioni affinché nei Paesi africani ci possa essere la possibilità di svilupparsi, lavorare restando nel proprio paese. Per questo Eni, insieme a Bonifiche Ferraresi e Coldiretti hanno firmato un accordo di cooperazione per iniziative congiunte di sviluppo sostenibile in Africa “.

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