L’azienda torinese che trasforma anidride carbonica in energia pulita

L’azienda torinese che trasforma anidride carbonica in energia pulita

12. 09. 2019 Off Di admin

Fra i tanti progetti che vengono sviluppati nel nostro Paese, ce n’è uno – davvero rivoluzionario nel suo genere – che permette di estrarre anidride carbonica dall’aria e produrre metano, ma anche idrogeno e biogas a costi contenuti. L’impianto, battezzato Bio Lng, è capace letteralmente di mangiare CO2, cioè anidride carbonica, e nello stesso tempo di produrre metano grazie a un sofisticato procedimento di riconversione della sostanza inquinante. Sistema che se venisse usato o applicato per esempio nelle nostre asfissianti metropoli permetterebbe di ripulire e rigenerare l’aria altamente tossica che, obtorto collo, siamo costretti a respirare.

A volte non ci si crede davvero. In Italia le eccellenze tecnologiche non mancano davvero, ma spesso non trovano la disponibilità ad essere sperimentate e applicate con il paradosso che incontrano maggiore fortuna facendo affari all’estero perché da noi trovano tutte le porte chiuse.

È questo il caso della Hysytech di Torino, società di ingegneria fondata nel 2003 e specializzata “nella progettazione, nello sviluppo e nell’applicazione industriale di nuove tecnologie e apparecchiature di processo chiavi in mano”, come si può leggere cliccando sul sito web dell’azienda.

Un’altra apparecchiatura, progettata e realizzata sempre della Hysytech, è in grado di produrre idrogeno verde estratto dal biogas, mentre è già stato siglato con la Acea Pinerolese un accordo per la realizzazione di un nuovo impianto a Pinerolo per produrre biometano, in grado di trattare fino a 1.500 metri cubi all’ora di biogas.

Un apparato, quest’ultimo, destinato a entrare in servizio presto, precisamente nel marzo 2020, con l’obiettivo di poter riuscire a trasformare una maggiore quantità di biogas rispetto all’impianto in funzione dal 2014. Il risultato è che il gas così prodotto riuscirà alimenterà sia le utenze domestiche sia quelle industriali. E sarà distribuito pure nella rete del metano per auto.

Il paradosso di questa vicenda è che una società altamente specializzata, dove si investe in ricerca e produzione, gode di maggiore notorietà e capacità di far affari più all’estero che nel proprio Paese di origine, dove per altro paga anche le tasse e contribuisce ad accrescere il Pil nazionale.

Molto vivace sul piano internazionale, la Hysytech di recente “ha acquisito un’azienda olandese di Eindhoven nel cui stabilimento si produce il motore del frigorifero più potente del mondo, capace di abbattere la temperatura fino allo zero assoluto, ovvero -273 gradi centigradi” come si può leggere in un servizio pubblicato da Libero Quotidiano lo scorso 5 settembre. Il potente macchinario è per altro impiegato in ambito medico, ma anche per il trasporto dei gas liquidi sulle navi e per fini industriali concernenti la sperimentazione di nuovi materiali. Ed è in grado di congelare all’istante anche alimenti di origine vegetale, per consentirne il trasporto da una parte all’altra del mondo senza innescare processi di deterioramento”.

Solo pochi giorni fa la documentazione della rivoluzionaria tecnologia è riuscita a varcare i confini del proprio recinto industriale e ad approdare, sempre a Torino, solo pochi chilometri più in là, sulla scrivania dell’assessore regionale all’Ambiente e all’Innovazione tecnologica del Piemonte, che ha sede appunto nel capoluogo sabaudo. Un gioiello tecnologico, che potrebbe essere impiegato non solo in Piemonte ma anche in tutta Italia per migliorare la qualità dell’aria producendo al tempo stesso, come detto, energia.

Adesso la Regione, con ritardo, si è accorta di Hysytech e ora intende sostenerla perché alla disperata ricerca di macchinari per la produzione di energia verde, sempre più richiesta dai Comuni. L’Assessorato regionale all’Ambiente e all’Innovazione tecnologica piemontese appare ora intenzionato a ricorrere all’utilizzo dei fondi europei per poter garantire all’Hysytech quei flussi economici necessari a sostenere le imprese simili che esportano, appunto, tecnologia italiana nel segno dell’ecologia e della produzione di energia green. È solo un inizio, anche se a scoppio ritardato.

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