L’industria italiana è in difficoltà 

L’industria italiana è in difficoltà 

10. 01. 2020 Off Di admin

A novembre si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,1% rispetto ad ottobre. Lo rileva l’Istat spiegando che nella media del trimestre settembre-novembre la produzione mostra una flessione congiunturale dello 0,7%. Corretto per gli effetti di calendario, a novembre l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali dello 0,6% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di novembre 2018).

Nella media del periodo gennaio-novembre l’indice ha registrato una flessione tendenziale dell’1,1%. “A novembre – spiega l’Istat – si osserva un lieve recupero congiunturale della produzione industriale, dopo due mesi di cali. Il recupero, frenato dal forte calo del settore energetico, si manifesta con maggiore intensità nei comparti legati alla domanda di beni, intermedi e strumentali, da parte del sistema produttivo.

In termini tendenziali, prosegue la contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario, che presenta un segno negativo per il nono mese consecutivo”. L’indice destagionalizzato mensile presenta aumenti congiunturali per i beni strumentali (+0,8%) e i beni intermedi (+0,7%); variazioni negative registrano, invece, l’energia (-2,1%) e i beni di consumo (-0,2%).

Nella media del periodo gennaio-novembre l’indice ha registrato una flessione tendenziale dell’1,1%. Su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario – fa notare l’Istat – a novembre 2019 si registra una moderata crescita esclusivamente per il comparto dei beni di consumo (+0,8%); al contrario, una marcata flessione contraddistingue l’energia (-3,9%), mentre diminuiscono in misura piu’ contenuta i beni intermedi (-1,0%) e i beni strumentali (-0,4%).

I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+8,1%), l’industria del legno, carta e stampa (+7,0%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+2,9%). Le flessioni piu’ ampie si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-5,3%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-4,9%). 

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