Per l’ex Ilva si apre una settimana cruciale

Per l’ex Ilva si apre una settimana cruciale

02. 09. 2019 Off Di admin

In piena evoluzione della crisi di Governo, quella che si apre oggi è una settimana molto importante per l’ex Ilva di Taranto, ora ArcelorMittal Italia che da novembre scorso gestisce gli impianti siderurgici in fitto in attesa di perfezionare l’acquisto. Tre le questioni sul tappeto e per le quali, a partire da domani, si attendono risposte: il nuovo decreto sull’immunità penale collegata al piano ambientale dell’acciaieria; le nuove mosse legali per scongiurare lo stop dell’altoforno 2 causa sequestro; la situazione dell’indotto-appalto a Taranto.

Il nodo dell’immunità

Oggi, col decreto Crescita, divenuto legge, l’immunità, introdotta da una legge del 2015,termina dal 6 settembre. E ArcelorMittal ha detto e ribadito che senza garanzia legale abbandona Taranto dal 6 settembre perché non si può gestire il risanamento ambientale dello stabilimento col rischio di essere giudiziariamente incolpati per problemi originati nel passato. La scadenza del 6 settembre è ora abolita dal nuovo decreto legge Imprese.

Approvato ai primi di agosto in Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”, non e’ mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Anche perchè è subito intervenuta la rottura dell’alleanza tra M5s e Lega. Non è in vigore quindi. Qualche giorno fa il Mise ha ripreso il testo e lo ha inviato ai ministeri “concertanti” affinché lo esaminino. Le loro eventuali osservazioni sono attese entro domani. Dopodiché il decreto dovrebbe andare al Quirinale per la firma e la successiva pubblicazione in “Gazzetta”.

Dovrebbe così neutralizzarsi il rischio che ArcelorMittal vada via, anche se l’azienda sinora non ha commentato il nuovo decreto. La nuova disposizione stabilisce che per “affittuario o acquirente e i soggetti da questi funzionalmente delegati” l’immunità resta anche dopo il 6 settembre e si applica “con riferimento alle condotte poste in essere in esecuzione” del piano ambientale “sino alla scadenza dei termini di attuazione previsti dal piano stesso per ciascuna prescrizione” o “dei più brevi termini che l’affittuario o acquirente si sia impegnato a rispettare nei confronti della gestione commissariale di Ilva spa in amministrazione straordinaria”.

In altri termini, solo se l’azienda rispetterà tempistiche, criteri e modalità di esecuzione del piano ambientale potrà usufruire delle tutele. Non è invece prevista alcuna immunità sulle norme a tutela della salute e della sicurezza del lavoro. Resta, col dl Imprese, la responsabilità penale, civile e amministrativa conseguente alla violazione delle norme sulla tutela della salute e sulla sicurezza dei lavoratori. E non sarà prevista alcuna tutela straordinaria per ogni incidente che dovesse verificarsi. L’azienda, in tal caso, risponderà secondo il diritto penale.

Il rischio di stop per l’Altoforno 2

Doppia mossa legale di Ilva in amministrazione straordinaria per scongiurare lo spegnimento dell’altoforno 2 nel siderurgico di Taranto, ora ArcelorMittal, a seguito del nuovo sequestro della Procura. Domani – o al massimo nei primissimi giorni della settimana – Ilva in as (amministrazione straordinaria), che resta proprietaria degli impianti, presenterà al Tribunale l’appello contro il provvedimento del giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, che il 31 luglio ha respinto l’istanza per l’uso dell’altoforno (uno dei tre attualmente in marcia) affinché fossero fatti ulteriori lavori di messa in sicurezza (la Procura aveva espresso parere favorevole).

L’appello non è stato presentato prima per questioni tecniche legate ai termini feriali. L’altra mossa riguarda invece un’istanza che sarà presentata allo stesso giudice Maccagnano con la quale Ilva in as afferma due cose: che, rispetto a giugno 2015, quando si verificò il primo sequestro a seguito di un incidente mortale, la situazione dell’impianto è cambiata e l’altoforno non è piu’ lo stesso. Inoltre, con la consulenza di due aziende (lavoro appena concluso), Ilva in as si impegna ad effettuare ulteriori lavori per migliorare la sicurezza dell’altoforno.

Una delle due aziende coinvolte dall’as è la Paul Wurth, la stessa che, su disposizione del custode giudiziario della fabbrica, Barbara Valenzano – a sua volta attivata dalla Procura -, sta lavorando al cronoprogramma dello spegnimento. Che se non accadranno fatti nuovi, resta fissato per il 10 ottobre. Il 7 ottobre termineranno tutte le fasi preliminari, ci saranno poi 36 ore per il colaggio della “salamandra”, la parte di ghisa che si deposita sul fondo dell’impianto, quindi lo stop il 10 ottobre. Spese: 879mila euro per progettazione ed esecuzione foratura per il colaggio della “salamandra”, 31 mila euro di costi per la sicurezza. Versamento in tre tranche: 20 per cento all’ordine, 60 per cento a stato avanzamento lavori, 20 per cento 30 giorni dopo la conclusione dei lavori.

L’appalto-indotto

Confindustria Taranto e ArcelorMittal proveranno a costruire un percorso comune – di accompagnamento viene definito – per gestire la ristrutturazione che la stessa ArcelorMittal sta effettuando a Taranto nell’appalto-indotto siderurgico. Un primo incontro, definito di natura informale ed ufficiosa, c’è stato il 27 agosto, un altro – che probabilmente dovrebbe coinvolgere il comitato di presidenza di Confindustria Taranto – è programmato per il 3 settembre.

La decisione di ArcelorMittal di voltare pagina nell’indotto-appalto a Taranto, tagliando i costi (mediamente del 40 per cento è il dato fornito congiuntamente da Confindustria Taranto e dai sindacati), riducendo il numero delle imprese e gestendone una quota attraverso la joint Alliance Green Service – che comunque parteciperà alle gare -, ha provocato sinora non pochi contraccolpi. L’impresa Castiglia, che uscirà a fine settembre dalle pulizie industriali lasciando il posto ad altre aziende, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 200 unità circa. Quelle assunte col contratto metalmeccanico che non hanno, come invece accade per quelle inquadrate col contratto multiservizi, la protezione della clausola sociale.

Una garanzia, questa, che prevede il travaso del lavoratore dall’impresa uscente a quella subentrante. Nelle pulizie civili, invece, lasciano l’ex Ilva, sempre da fine settembre, Chemipul e Sodexo e tutto il personale, 300 addetti, passa alla Pellegrini con la clausola sociale. Adesso, partendo dal fatto che sinora le aziende esterne hanno lavorato su parametri costi accettati dalla committente e quindi in un determinato contesto, nell’arco di sei mesi aziende, Confindustria Taranto e ArcelorMittal lavoreranno insieme (e si confronteranno) per vedere come si possono ridurre ancora i costi, salvando sia la necessità del committente di fare margini, sia l’attività delle realtà locali, quasi tutte da molti anni presenti nell’ex Ilva.

ArcelorMittal ha intanto dichiarato che vuole “continuare a collaborare con il territorio, le imprese locali, le associazioni imprenditoriali e tutti gli altri stakeholder, in modo da favorire la trasparenza e la competitivita’ per raggiungere lo stesso obiettivo: fare impresa in modo trasparente, competitivo e sostenibile”.

A proposito dell’occupazione, ArcelorMittal ha specificato che “nel caso in cui sia stato nominato un nuovo fornitore, il trasferimento dei dipendenti dal precedente al nuovo fornitore avverrà in relazione al rispettivo contratto collettivo di lavoro. Ad esempio – ha detto l’azienda – i dipendenti dei multiservizi, che rappresentano più del 70% dei dipendenti che lavorano per i fornitori di ArcelorMittal Taranto nel settore delle pulizie industriali e domestiche, saranno trasferiti automaticamente”. 

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