Perché le Borse vanno così bene se l’economia rallenta?

Perché le Borse vanno così bene se l’economia rallenta?

29. 12. 2019 Off Di admin

L’economia globale ha rallentato, le incertezze crescono ma le Borse macinano un record dopo l’altro. Il motivo? È semplice: i mercati, sono stati ‘viziati’ da oltre dieci anni di massicce iniezioni di liquidità e guardano più alle mosse delle banche centrali che all’andamento del Pil e all’economia reale.

Da almeno tre anni le Borse mondiali valgono più del Pil del Pianeta. Il sorpasso è avvenuto nel 2017, grazie alle immissioni di liquidità da parte delle banche centrali, e da allora la forbice si è allargata, cioè le Borse hanno continuato a correre e l’economia reale molto meno. Questo vuole dire una cosa molto semplice, ma per niente scontata e cioé che, nella fase attuale, la crescita economica influenza i mercati azionari meno dei livelli di liquidità e cioè dei rubinetti finanziari, che sono regolati essenzialmente dagli interventi delle banche centrali, attraverso i tassi di interesse e gli stimoli monetari.

Paradossalmente un 2020 troppo positivo per l’economia, una ripresa sovrabbondante, eccessiva spingerebbe le banche centrali a rialzare i tassi di interesse e a interrompere i piani di acquisti dei titoli. E questo avrebbe immediatamente un effetto deprimente sui mercati azionari.

Wall Street, le Borse europee e i listini asiatici, che attualmente stanno volando a livelli record, malgrado il rallentamento dell’economia globale, sulla scia delle politiche monetarie ultra-accomodanti della Fed, della Bce, della Boj e della Boe e in vista di un possibile accordo preliminare sul commercio tra Usa e Cina, guardano con interesse all’andamento dell’economia, ma fino a un certo punto. Ai listini azionari, in questa fase, gli basta sapere che non c’è una recessione in vista e che il costo del denaro resti basso.

I radar delle Borse sono decisamente puntati più sulle mosse delle banche centrali, sui livelli di liquidità finanziaria, sui Qe, che sulla crescita del Pil, sulla produzione industriale, sull’inflazione. L’Europa economicamente è messa peggio degli Stati Uniti e storicamente è più attenta degli Usa all’economia reale. Per questo gli analisti spiegano che all’inizio del 2020, i listini europei guarderanno con maggiore interesse di Wall Street ad un’eventuale ripresa economica.

Tuttavia, seppure un buon andamento dell’economia europea all’inizio darebbe una mano alle Borse del Vecchio Continente, una ripresa troppo positiva, non di pochi punti decimali ma dell’1,5-2%, spingerebbe la Bce a rivedere i tassi negativi e a ritirare il Qe, e avrebbe immediatamente un effetto negativo sulle Borse. Insomma, anche a causa dell’alto tasso di invecchiamento della sua popolazione, l’Europa non è in grado di sopportare tassi di interesse troppo alti. Può reggere a una lieve correzione al rialzo dei tassi, ma reagirebbe male a un brusco rialzo del costo del denaro, che pure sarebbe un toccasana per il sistema bancario.

Secondo gli esperti comunque l’ago della bilancia nel 2020 saranno probabilmente le presidenziali Usa. Per favorire una propria rielezione Donald Trump potrebbe lasciarsi tentare da mosse a sorpresa, come l’annuncio di un taglio delle tasse per i consumatori americani. Nel 2016 vinse anche grazie all’annuncio di una taglio delle tasse alle imprese. Nel 2020 potrebbe puntare a favorire i consumi. Wall Street, in quel caso, salirebbe subito alle stelle, trascinando con sé le Borse europee.

Tuttavia, come notano gli esperti, questa fiammata spingerebbe la Fed a rialzare i tassi e a quel punto per le Borse si accenderebbe la spia rossa e i mercati, per regolarsi, guarderebbero alla direzione e alla velocità di questo rialzo dei tassi. “Oltre un certo livello – sostiene Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Sim, – il rialzo dei tassi diventerebbe preoccupante. La soglia d’allarme scatterebbe sopra il 2,7-2,8% del Treasury decennale Usa, che attualmente è poco sotto all’1,90%. E a quel punto una vistosa correzione al ribasso per Wall Street sarebbe inevitabile”.

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