Popolare di Bari, via libera al decreto del governo: 900 milioni a Invitalia per salvare la banca 

Popolare di Bari, via libera al decreto del governo: 900 milioni a Invitalia per salvare la banca 

15. 12. 2019 Off Di admin

Un finanziamento a Invitalia pari a 900 milioni per quest’anno per potenziare il patrimonio di Mediocredito Centrale perché promuova lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno: è questo un dei punti, secondo quanto si apprende, del decreto approvato dal Consiglio dei ministri sulla Popolare di Bari.

Non solo. Nel piano all’esame del Consiglio dei ministri, fanno sapere fonti del governo, ci sarebbe la nascita di una Banca di Investimento: sarà creata dalla scissione delle acquisizioni di Mediocredito Centrale che, a sua volta, rilancerà la Banca Popolare di Bari. Le risorse per la messa in sicurezza dell’istituto di credito pugliese, aggiungono le stesse fonti, saranno reperite dal fondo del ministero dell’Economia destinato alla partecipazione al capitale di banche e fondi internazionali. Mentre si starebbe concretizzando l’ipotesi che l’esecutivo metta in campo azioni di responsabilità nei confronti dei passati vertici della Popolare di Bari.

Per salvare l’istituto pugliese, dopo il commissariamento operato da Bankitalia, il governo ha deciso quindi per un decreto che preveda il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale (MCC), interamente controllata da Invitalia. L’incremento della dotazione patrimoniale della banca le consentirà di operare come banca di investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese. Secondo quanto si era appreso in mattinata, lo schema di Decreto prevede l’attuazione di un primo aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e a eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB). 

Scintille tra Di Maio e Italia viva

Intanto continuano le scintille tra Luigi Di Maio e il partito di Matteo Renzi. Nel pomeriggio il capo politico del Movimento 5 stelle aveva detto che non sarà ripetuto “ciò che è stato fatto in passato”. “Banca Etruria fece perdere soldi ai risparmiatori che stiamo risarcendo noi adesso. Le banche venete furono ripulite con i soldi degli italiani e vendute a un euro a un’altra banca”. Un passaggio non gradito al partito dell’ex premier. “Il fatto che Di Maio continui a parlare di Etruria dimostra che i 5 Stelle non sono pronti ad affrontare una questione così importante senza ricorrere allo slogan, alla demagogia e alla bugia”, dichiara il vicepresidente dei deputati di Italia Viva.

“La vera questione sul tappeto qui è il destino di una riforma, quella delle banche popolari fatta dal governo Renzi nel 2015 e chiesta per decenni a gran voce da Ciampi e Draghi, che rompe le governance opache – spiega -, le rende più contendibili e consente più facilmente di mandare a casa i management inefficienti delle banche. Una riforma a cui la Banca Popolare di Bari si è sempre sottratta, pur essendo obbligata per legge”. “Se Di Maio vuole nazionalizzare la Popolare di Bari, lo faccia. Non ha bisogno, nel decreto, né di nascondere l’operazione con fantasiose e inesistenti banche pubbliche degli investimenti né con lo “schermo” di Invitalia, ha concluso.

Emiliano: “Regione Puglia pronta a un intervento diretto”

Sul caso della PopBari scende in campo anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che in una lettera inviata a Giuseppe Conte si è detto pronto ad un intervento diretto nella banca per tutelare dipendenti e risparmiatori: “La Regione Puglia tutelerà con ogni mezzo azionisti, correntisti, dipendenti e creditori della Banca Popolare di Bari che deve continuare regolarmente la propria attività di raccolta del risparmio e di impiego a sostegno delle aziende e delle famiglie pugliesi e italiane. A tal fine la Regione Puglia è disponibile – se il Governo lo riterrà necessario – anche ad un intervento diretto nel capitale della compagine che dovrà condurre il salvataggio della Banca”. 

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