Parte l’asta per Piazza Affari. Gli svizzeri offrono di più ma la sfida è Parigi-Berlino

Parte l’asta per Piazza Affari. Gli svizzeri offrono di più ma la sfida è Parigi-Berlino

15. 09. 2020 Off Di admin

AGI –  Gli svizzeri dello Swiss Exchange puntano sul prezzo, ma la vera sfida per il futuro di Piazza Affari resta fra la francese Euronext e la tedesca Deutsche Borse.

L’asta asimmetrica

Sul tavolo del London Stock Exchange sono arrivate le offerte per Borsa Italiana, con una valorizzazione fra i 3,5 e i 4 miliardi; si apre ora la seconda fase della partita che porterà al cambio di proprietà per il listino di Milano, con un’asta che non vede certo indifferente il mondo politico-economico italiano, al punto che una fonte parla con l’AGI di “asta asimmetrica”. Euronext, infatti, ha confermato di aver presentato la propria proposta in tandem con Cdp Equity e Intesa Sanpaolo, mentre i tedeschi, come gli svizzeri, giocano da soli. 

I paletti di Gualtieri

Dopo 13 anni di controllo e un’acquisizione da 1,6 miliardi nel 2007 le strade di Lse e Borsa Italiana si divideranno e gli inglesi, nel cedere Piazza Affari, non potranno non tenere conto dei paletti messi dal Governo. “Il mio auspicio – ha detto alla fine della scorsa settimana il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – è che il gruppo Borsa Italiana trovi la sua collocazione strategica all’interno del Mercato Unico e dell’Eurozona, con partner industriali e finanziari che possano sostenere e rinforzare al meglio il progetto di un mercato dei capitali unico a livello europeo, aperto, spesso e liquido, che connetta tutti i mercati e gli ecosistemi locali”.

Il Mef, in un comunicato, ha ricordato anche come, “ai sensi della normativa sul golden power e delle normative di settore sui mercati le offerte saranno oggetto di vaglio da parte del Governo e delle autorità di vigilanza, al fine di assicurare la sana e prudente gestione, la competitività, e la tutela degli interessi pubblici sottesi a tali asset strategici”. 

Il duello franco-tedesco

“La Borsa non può uscire da un alveo europeo”, è la premessa delle fonti; nonostante abbia recentemente acquistato la piazza di Madrid, insomma, Six è ritenuta quasi fuori gioco. Per quanto riguarda invece la sfida sull’asse Parigi – Berlino, la considerazione che viene fatta è un’altra: “Deutsche Borse pesa 3 volte quanto varrebbe Euronext assieme a Piazza Affari”.  Quello della dimensione dei mercati non è un punto peregrino: i tedeschi, che in passato hanno cercato di creare una ‘super borsa’ attraverso un matrimonio con Lse, dovrebbero verosimilmente aprire un confronto con la Dg Comp della Commissione Ue per crescere ancora di peso in Europa. Per Parigi, d’altra parte, l’operazione sarebbe un primo passo per ribilanciare la forza di Berlino su questo fronte.

Il progetto di Euronext-Cdp-Intesa sembra ormai ben definito anche sul fronte della governance. A livello azionario Cassa depositi e prestiti raggiungerebbe l’omologa francese con una quota dell’8%, mentre l’istituto guidato da Carlo Messina farebbe da contrappeso a Bnp Paribas, che ha una quota del 2,2%. Per quanto riguarda poi i vertici del gruppo all’Italia spetterebbe la presidenza mentre la Francia indicherebbe l’amministratore delegato.

Tutto questo in aggiunta alle indicazioni che sono arrivate per il gradimento delle offerte, ovvero un impegno sulle tecnologie, con la garanzia degli investimenti necessari per un settore in veloce mutazione, la garanzia dell’indipendenza di Piazza Affari e un focus sulla professionalità di chi la gestisce, tema su cui il dl Agosto ha attribuito nuovi poteri a Consob.

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