Cosa succede con l’esclusione della Russia dallo Swift

Cosa succede con l’esclusione della Russia dallo Swift

26. 02. 2022 Off Di admin

AGI – È tra gli spauracchi maggiori del governo russo e allo stesso tempo uno degli strumenti contro Mosca che maggiormente divide le cancellerie occidentali. Parliamo dell’esclusione della Russia dallo Swift, la misura che sembra essere la sanzione più incisiva che potrebbe essere adottata contro il Cremilino.

Sin dall’inizio Boris Johnson e Joe Biden l’hanno sventolata come l’asso nella manica per portare a più miti consigli Vladimir Putin, provocando una serie di distinguo tra gli alleati. Ora però l’ipotesi sta prendendo sempre più piede invocata dallo stesso presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Cos’è lo Swift

Swift è l’acronomimo di Society for worldwide interbank financial telecommunication, e costituisce il principale sistema di messaggistica al mondo usato dagli istituti di credito per effettuare transazioni monetarie tra i vari Stati nel modo più sicuro e trasparente, dando quindi a imprese e cittadini uno strumento per far funzionare il commercio internazionale con le maggiori garanzie e nel modo più fluido possibile.

Dal punto di vista amministrativo, è una cooperativa costituita nel 1973 con sede in Belgio, e quindi rientra di fatto nel diritto comunitario europeo. Nello specifico, è un grande network informatico al quale aderiscono quasi 11 mila istituzioni finanziarie di oltre 200 nazioni.

Insomma, non è una banca con capitali, impieghi, raccolta e gestione di conti correnti, ma una piattaforma che manda informazioni agli istituti di credito sulle transazioni che si stanno verificando in un determinato momento. Definito il ‘gmail’ del mondo bancario internazionale, il sistema fornisce a ogni ente finanziario un codice di 8 o 11 caratteri, identificato di norma come codice Bic o in alternativa come, appunto, Codice Swift.

Con questi codici, si garantisce che i messaggi generati con un pagamento arrivino – con le dovute certificazioni – al creditore. Il sistema è in grado di generare una media di quasi 40 milioni di messaggi al giorno, che corrispondono ad altrettante operazione finanziarie.

Cosa succede con l’esclusione della Russia dallo Swift

Escludere la Russia dallo Swift provocherebbe senza dubbio numerose criticità e disfunzioni finanziarie al Paese in quanto le sue entità finanziarie non potrebbero più spedire o ricevere denaro dall’estero. Tuttavia, la misura potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per chi la imponesse e allo stesso tempo un’iniziativa non così drammatica per il commercio internazionale russo.

Innanzitutto, il problema è che nello ‘stop’ potrebbero incappare anche istituzioni finanziarie o banche non russe, come per esempio gli istituti italiani che in Russia sono tra i più esposti d’Europa insieme a quelli di Francia e Austria.

E poi, come già annunciato da diversi esponenti del governo di Mosca, gli intermediari finanziari del Paese potrebbero utilizzare strumenti alternativi allo Swift. Già nel 2014, a seguito dell’invasione della Crimea, alcune banche locali erano state inserite dagli Stati Uniti in una lista nera.

La Banca centrale russa sviluppò allora un proprio sistema di pagamento – Mir – che attualmente intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta, ma che è difficilmente utilizzabile all’estero.

In seguito, il governo russo ha sviluppato un’altra rete di pagamenti – il System for Transfer of Financial Messages (Spfs) – che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali.

Nel caso in cui le banche russe fossero disconnesse da Swift il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi inoltre al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cips), gestito dalla People’s Bank of China, che ha utenti in oltre cento Paesi. 

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