Fca chiede un prestito da 6,3 miliardi: “Garanzie pubbliche solo per le attività in Italia”

Fca chiede un prestito da 6,3 miliardi: “Garanzie pubbliche solo per le attività in Italia”

16. 05. 2020 Off Di admin

Nel giorno in cui Fca ufficializza la richiesta di una garanzia statale per un prestito da 6,3 miliardi, dalla maggioranza arrivano reazioni dai toni diversi: duri quelli del Pd e della sinistra, che giudicano la richiesta incompatibile con il trasferimento della sede in Olanda, più dialoganti quelli del presidente del Consiglio, anche perché nel frattempo l’azienda aveva già chiarito con i sindacati che i fondi sarebbero stati impiegati solo in Italia.

“Fca ha avviato una procedura con il Governo italiano per l’ottenimento di una garanzia da Sace per il perfezionamento di una linea di credito destinata esclusivamente al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10.000 piccole e medie imprese, si legge nella nota diffusa in tarda serata.

Fca spiega che per questo obiettivo è stato avviato un dialogo con il primo gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo. E conferma quindi di aver avviato una procedura con il Governo italiano (il Ministero dell’Economia e Finanze – MEF, e il Ministero dello Sviluppo Economico – MISE) per l’ottenimento di una garanzia da Sace, il tutto secondo quanto previsto dal Decreto Liquidità recentemente emanato in occasione dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. La linea di credito è di tre anni, per 6,3 miliardi. 

Il premier: “Basta dumping fiscale”

Nel caso di Fca “parliamo di fabbriche italiane, di lavoro italiano, che occupano tantissimi lavoratrici e lavoratori italiani”, aveva detto poco prima il presidente del Consiglio in serata durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi. 

“Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico – ha aggiunto – Stiamo introducendo delle modifiche societarie che andranno sicuramente nel dl semplificazione per scongiurare la maggiore competitività di altri Paesi Ue. Per noi e’ inaccettabile”.

Per Conte “non c’e’ solo un diritto societario più attraente ma anche agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. Non intendiamo più concedere questi vantaggi a nostri diretti concorrenti e stiamo lavorando a questo”.

Il premier sottolinea inoltre che “se Fca può chiedere i soldi, significa che le norme del decreto legge lo consentono”. Le varie bozze del dl rilancio contengono anche la possibilità del voto plurimo per alcuni azionisti, uno dei vantaggi societari olandesi. Conte promette che il dl rilancio verrà’ pubblicato domani in Gazzetta Ufficiale. Il testo definitivo ci dirà se il gap competitivo tra Italia e Olanda si ridurrà.

“Un prestito per finanziare gli investimenti in Italia”

Va sottolineato, però, che nel pomeriggio il responsabile Fca per l’area Emea, Pietro Gorlier, aveva chiarito con i sindacati che avrebbe restituito il prestito in 3 anni e che il finanziamento sarebbe stato rivolto  esclusivamente alla parte italiana del gruppo. L’obiettivo, hanno reso noto i sindacati, è  “pagare i numerosi fornitori, nonché facilitare la realizzazione dei 5 miliardi di investimenti previsti per il nostro Paese, in una situazione di sostanziale assenza di vendite e quindi di fatturato”.

Un chiarimento che è arrivato solo dopo le polemiche della mattinata. “Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato” aveva scritto il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, su Twitter.

Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia.
Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato

— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) May 16, 2020

“Vedo che Fca della famiglia Agnelli chiede che lo Stato italiano garantisca per una richiesta di prestito da 6,3 miliardi di euro. Bisognerebbe chiedere in contropartita che riportino la sede legale e il domicilio fiscale in Italia, dopo averle spostate in Olanda e in Gran Bretagna” aveva aggiunto il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Così almeno – conclude l’esponente di Leu – un po’ di tasse in più in Italia arrivano. È una questione di garanzie”.

 “Condizioniamo l’aiuto dello Stato per imprese alla residenza giuridica e fiscale in Italia, a cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate; infine, a limitare, fino alla liberazione delle garanzie pubbliche, la remunerazione complessiva annuale del management a 20 volte la retribuzione annua degli operai. Sono alcuni degli emendamenti di LeU. Non è populismo.È la nostra Costituzione” scrive invece Stefano Fassina su ‘Il Fatto’.

Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale. pic.twitter.com/lProP9NEad

— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 15, 2020

Decisamente contrario all’iniziativa del Lingotto anche Calenda. “Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale” scrive su Twitter il leader di Azione.

I sindacati: “Il governo capisca”

Non è impossibile prevedere una marcia indietro dopo il chiarimento, anche perché i sindacati sono i primi a ritenere necessario il finanziamento. “Il Governo – commentano  Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive – deve capire che l’industria è il perno dell’economia italiana, che l’automotive in particolare è il primo settore italiano e sta attraversando una fase di delicata trasformazione, con l’entrata in vigore proprio quest’anno di normative europee molto restrittive sulle emissioni e con il processo di fusione fra Fca e Psa tuttora in corso. I sedicenti decreti di rilancio non rilanceranno proprio un bel nulla, se continueranno a trascurare del tutto l’industria e addirittura a mortificare il settore dell’auto. Per Fca lavorano non solo 55.000 dipendenti, ma ben il 40% di tutte le imprese italiane di componentistica”.

“Nel decreto rilancio, azienda e organizzazioni sindacali sono rimasti delusi per la totale assenza di misure per il sostegno al mercato dell’auto”, riferiscono Marco Bentivogli,segretario generale della Fim Cisl, e il coordinatore nazionale Fim-Cisl Automotive, Raffaele Apetino. “Il governo purtroppo ha confermato come linea di politica industriale il sostegno all’acquisto di monopattini e biciclette. In un momento in cui Francia e Germania stanno sostenendo con forza l’automotive riconoscendo il valore che rappresenta per le rispettive economie e l’occupazione. A seguito anche di ciò Fca ha richiesto accesso alle misure del decreto liquidità: ovvero ad un prestito a 3 anni, che andrà restituito. La finalità è dovuta allo stop totale delle 5.500 società della filiera (fornitori, concessionari, etc.) che hanno gran bisogno di liquidità e non riescono ad accedervi”.

Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive spiegano che “Fca ha confermato inoltre sia il piano industriale che di fusione con Psa. La Fiom ha chiesto che ci sia un confronto ulteriore per affrontare la situazione del piano industriale e occupazionale alla luce degli effetti determinati dall’emergenza Covid-19 a cui Fca ha risposto in modo positivo”. La Fiom “ritiene urgente che il Governo convochi i tavoli sui settori strategici con i sindacati e le imprese, a partire dall’automotive, per mettere insieme le iniziative utili e gli investimenti necessari a innovare nella direzione della sicurezza, della eco compatibilità e dell’occupazione”. 

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