Gregoretti: primo round a Salvini, il Gup chiama Conte e i ministri

Gregoretti: primo round a Salvini, il Gup chiama Conte e i ministri

03. 10. 2020 Off Di admin

AGI – Matteo Salvini tira un sospiro di sollievo ed esce “soddisfatto” dalla primo round dell’udienza preliminare sul caso Gregoretti. “La giustizia italiana funziona”, decreta il segretario leghista al fianco del suo avvocato, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, in sedia a rotella in conferenza stampa dopo che una pesante lastra in marmo di una parte dell’Aula dove si teneva l’udienza le è caduta improvvisamente sulla caviglia.

Ma, a parte lo spiacevole incidente al difensore, di cui annunciano che chiederanno conto al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Salvini e Bongiorno sono visibilmente soddisfatti per l’esito dell’udienza. Il pm Andrea Bonomo ha confermato la richiesta di non luogo a procedere e il gup Nunzio Sarpietro ha accolto la loro richiesta di ascoltare il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Sarpietro ha rinviato l’udienza, fissando altre due date, il 20 novembre e il 4 dicembre, e chiedendo di ascoltare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ministri ed ex ministri, coinvolti nella vicenda del blocco della nave e della redistribuzione dei 131 migranti a bordo, Luigi Di Maio, Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta, oltre al capo della rappresentanza italiana all’Ue, Maurizio Massari. 

Salvini e Bongiorno negano alcuna chiamata alla correità degli ex colleghi di governo e anzi il segretario leghista assicura di considerare Conte “innocente” e di auspicare che il premier non trascorra più di una mezz’ora nell’Aula bunker del carcere Bicocca dove sarà ascoltato perchè deve potersi occupare “h24 dei problemi degli italiani”. Ma il leghista e il suo avvocato non nascondono la soddisfazione: con la ‘chiamata’ di Conte e dei ministri il gup sembra dire che Salvini non ha agito in solitudine. 

“Tornerò a Catania ma non tornerò solo”, sottolinea Salvini. “Ero tranquillo e ora torno a casa ancora più tranquillo”. “Era la mia prima volta in tribunale da potenziale colpevole e imputato, e sono soddisfatto di aver sentito finalmente da un giudice che quel che si è fatto non si è fatto da soli”, insiste più volte, sottolineando così come il giudice, a suo giudizio, abbia riconosciuto quello che lui e Bongiorno sostengono da mesi: ovvero che Salvini non agì da solo ma le sue scelte furono politiche, frutto di decisioni condivise dall’intero governo. 

Ora l’appuntamento è per le prossime due udienze. Alla prima delle quali sarà chiamato a testimoniare anche Conte. 

La giornata di Salvini inizia all’hotel Baiaverde con una colazione con Giorgia Meloni e Antonio Tajani. I leader di Fratelli d’Italia e FI – fatto non scontato – vogliono incontrarlo prima dell’udienza per portargli il loro sostegno.

Solo con la scorta, il capo della Lega passa poi in auto a prendere Bongiorno. Arrivati sotto il Tribunale, i due leghisti sono soli mentre salgono i gradini del Palazzo di Giustizia. Abito e cravatta blu, spilletta con Alberto da Giussano d’ordinanza, Salvini indossa i calzini a righe che si mette nelle occasioni eleganti (li indossava anche al giuramento da ministro al Quirinale, nel 2018). 

Seguono quasi quattro ore di udienza a porte chiuse e più di un’ora e mezza di Camera di Consiglio. Malgrado Salvini si dica “tranquillo e sereno”, in un post su Facebook, la tensione sale nel quartier generale leghista allestito all’ex dogana di Catania. C’è preoccupazione e ci si interroga sui motivi della durata della Camera di Consiglio. Poi il gup annuncia la sua decisione. Salvini esce da un ingresso laterale del Palazzo di Giustizia, evitando gli obiettivi dei 200 tra fotografi, cameramen e cronisti accreditati. 

Ed è un sospiro di sollievo collettivo quando il capo arriva alla Dogana a spiegare come è andata. Segue un pranzo con le ovazioni dei militanti che hanno dovuto rinunciare al comizio per il protrarsi della parte giudiziaria della giornata. Al pranzo c’è anche la fidanzata Francesca che lo aveva atteso alla Dogana insieme ai parlamentari più giovani. Arrivando nella sala racconta con una t-shirt ‘Processate anche me’ in mano: “Me l’ha data una militante di Perugia si è arrabbiata con me perchè non la indossavo ‘Se non lo difendi neanche tu come facciamo?’ mi ha detto”. 

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