Come vanno le app di contact tracing nel mondo 

Come vanno le app di contact tracing nel mondo 

03. 10. 2020 Off Di admin

Sono presenti in media su un cellulare ogni dieci nei 13 Paesi che l’hanno adottate. Diventate popolari a cominciare da marzo 2020, le app di contact tracing sono considerate un tassello fondamentale per arginare i contagi da coronavirus. Eppure non hanno sfondato ovunque. In Italia a giugno è stata lanciata Immuni. Finora l’hanno scaricata 6,6 milioni di cittadini, circa il 17 per cento degli smartphone in possesso da cittadini con più di 14 anni. Un risultato positivo se confrontato a quelli dei Paesi che finora si sono dotati di un’applicazione per il tracciamento dei contagi.

A fare una classifica di queste app ci ha pensato l’osservatorio statunitense Sensor Tower. Nell’analisi rientrano Australia, Francia, Germania, India, Indonesia, Giappone, Perù, Filippine, Arabia Saudita, Thailandia, Turchia, Vietnam e Italia.

Secondo i dati di Sensor Tower, al il Paese dove al momento si è registrata la più alta percentuale di adozione è l’Australia. Circa il 28% della popolazione ha istallato CovidSafe dalla data del suo lancio (26 aprile). Anche l’app tedesca Corona Warn ha registrato una buona percentuale di adozione: 18 milioni di download pari al 21,6% della popolazione.

L’Italia in questa particolare classifica al momento si piazza sul podio, mentre molto meno popolari sono per ora StopCovid in Francia (5%) di adozione, e Cocoa in Giappone per ora ferma al 7%. Nel Regno Unito il 24 settembre è stata lanciata un’app dall’Nhsx, l’unita’ del governo britannico responsabile delle definizione delle pratiche politiche legate alla tecnologia. Esattamente sei mesi dopo il primo lockdown nel Paese. Al momento non sono disponibili dati sull’utilizzo dell’app.

Percentuali più basse fuori dall’Europa vengono registrate Perù (7% dei cittadini), Arabia Saudita (6%) Più indietro ancora l’indonesiana PeduliLindungi (al 2,3%). La media è poi ulteriormente appesantita da Thailandia, Vietnam e Filippine, dove l’adozione sfiora appena l’1%.

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