Il ‘pasticcio diplomatico’ di Lula sul pranzo al Quirinale

Il ‘pasticcio diplomatico’ di Lula sul pranzo al Quirinale

01. 07. 2023 Off Di admin

AGI – Un pasticcio diplomatico, in salsa verde. Le lamentele del Presidente brasiliano, Iñacio Lula, per i pranzi che ha gustato (evidentemente poco) prima al Quirinale e poi all’Eliseo durante la sua visita in Italia e Francia, stanno diventando un vero e proprio ‘pasticcio diplomatico’ che coinvolge le due cucine universalmente considerate migliori al mondo.

Tre le critiche principali di Lula alla tavola presidenziale: “Tutto è molto sofisticato, e talvolta non capisci neppure di cosa si tratta”; le porzioni sono piccole e “non c’è un grande vassoio in cui puoi scegliere e avere quel che desideri”; l’assenza dei piatti tipici brasiliani che ama come la ‘rabada’ (zuppa di coda di bue con cipolla e verdure) e la ‘galinhada’ (stufato di riso e pollo, profumato allo zafferano).

Nonostante l’evidente mancato rispetto del principio inculcato dalle mamme di tutto il mondo, quello per cui l’ospite non dovrebbe mai lamentarsi di quanto gli viene offerto, va detto che la scarsa cortesia mostrata non coinvolgerà certo i rapporti tra Italia e Brasile, e infatti dal Quirinale non si commentano nemmeno le parole di Lula.

Ma per chi frequenta il Palazzo che ha ospitato Papi e re prima del Presidente della Repubblica, per chi conosce le sue cucine e la sua tavola, salta agli occhi la fragilità delle accuse. Sulla cucina del Palazzo presidenziale sono stati anche scritti libri; la diplomazia, si sa, passa anche per il palato e il primo obiettivo è non creare imbarazzi e accogliere l’ospite al meglio, ma anche far apprezzare le eccellenze del nostro Paese. E dunque non si offrono pietanze tipiche del Paese di origine del visitatore ma si preferisce far assaggiare le prelibatezze nazionali.

Innanzitutto, dunque, la cornice: Lula è stato accolto per una colazione di lavoro nel Salone delle Feste, una delle due grandi sale di rappresentanza di uno dei palazzi istituzionali più belli del mondo. Ma passando alla cucina, l’occasione era una ‘colazione di lavoro’ (che in termini diplomatici sta a indicare il pranzo) e questo comporta due condizioni: il tempo limitato tra un colloquio e l’altro e la quantità di cibo servito.

Si tratta infatti di un pasto ‘leggero’ ma non dietetico (prevede comunque tre portate: primo, secondo con contorno e dolce) e non può superare la durata di 45 minuti. Lula aveva appena terminato il colloquio con Sergio Mattarella, durato anche qualche minuto più del previsto, e subito dopo il pranzo era atteso in Vaticano da Papa Francesco, che certo non si può far aspettare.

Quanto alla assenza del piatto da portata offerto all’ospite (il cosiddetto “servizio alla francese”) il Quirinale lo ha abolito dai tempi del Covid per evitare contagi e ora adotta il “servizio all’italiana”: il piatto, cioè, arriva in tavola preparato direttamente dalle cucine, ma ovviamente è previsto un bis (e se si è proprio affamati si può chiedere anche il tris).

Venendo poi alla cucina vera e propria, il Quirinale ovviamente tiene a essere la ‘vetrina’ delle eccellenze italiane: tutto nasce da ingredienti selezionati che giungono dalle diverse regioni del Paese e dalle verdure coltivate a chilometro zero, direttamente nella tenuta presidenziale di Castelporziano.

La carne viene dal Piemonte, la pasta dal Molise, il prosciutto dal Friuli, il parmigiano e il sale dall’Emilia-Romagna, la farina dal Veneto, i pomodori dalla Campania, solo per fare alcuni esempi. Le pietanze sono quelle della tradizione: si va dal cacciucco alla livornese alla polenta cavolo e nasello, passando per tortelli di patate, pappardelle e umbricelli al tartufo, tonnarelli al ragù.

Quanto al secondo, ecco il vitello arrosto ma soprattutto molto pesce freschissimo, e per dolce torta di pere, zabaione e bonet. I vini sono ovviamente scelti tra le migliori etichette regionali italiane. Quanto al pane, come tutto il resto, dagli antipasti al dolce, è fatto rigorosamente a mano nelle cucine del palazzo. 

Anche il servizio è all’altezza della tradizione del design italiano: si tratta di piatti d’epoca Richard Ginori con bordo dorato e a centrotavola svettano composizioni di fiori raccolti nei giardini del Palazzo. Insomma, non avrà la fresca rusticità di una ‘fraschetta’ dei Castelli con abbondante amatriciana e vino locale, ne’ l’aroma di brace di un ‘churrasco’ ma tutto ciò che viene dalle cucine del Quirinale cerca di rappresentare al meglio il nostro Paese, è pregiato, curato. E fino ad oggi pare che Lula sia stato il solo a lamentarsene. 

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