Il vaccino annunciato aiuta la ripresa, ma secondo gli economisti non basta

Il vaccino annunciato aiuta la ripresa, ma secondo gli economisti non basta

16. 11. 2020 Off Di admin

AGI – L’annuncio della società biotech Usa Moderna di un vaccino anti-Covid “efficace al 94,5%” è un’ottima notizia e fa intravedere la luce in fondo al tunnel della crisi innescata dalla pandemia di coronavirus. Ma da qui a parlare di ripresa rapida dell’economia “ce ne vuole”, perché i tempi per avere il vaccino a disposizione sono tutt’altro che certi e nel frattempo i contagi aumentano e con loro i rischi di lockdown, che anche se parziali frenano attività economiche da mesi sotto pressione. Parola degli economisti Alberto Mingardi, Gustavo Piga e Giorgio Arfaras, che in un colloquio all’AGI forniscono ognuno la propria ricetta per non arrivare impreparati al giorno in cui “torneremo tutti a una vita normale”. 

Mingardi: accelerare sui tamponi rapidi

​L’annuncio di Moderna sè “un’ottima notizia” e ci dimostra ancora una volta “che l’unica vera soluzione alla situazione nella quale ci troviamo può venire dalla scienza e dalla tecnologia”, è la premessa di Alberto Mingardi. Per il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, nell’immediato e in attesa della reale disponibilità di un vaccino serve potenziare gli strumenti di diagnostica veloci “per arginare davvero il rischio di contagi e alleggerire un sistema sanitario già provato”. 

Ragiona l’esperto: “Sappiamo bene come il vaccino sia comunque la sua catena di distribuzione, per cui alla sua scoperta dovrà seguire una attività di realizzazione delle dosi e poi una buona attività di acquisto da parte degli attori istituzionali. Quindi servirà un’attività di distribuzione da parte dei Governi, che non è banale. È probabile – osserva – che noi riusciremo comunque a ricostituire una certa normalità della nostra vita solo grazie al vaccino. Per questo, la cosa più importante che noi possiamo fare da qui a due-tre mesi, è aprire alla diffusione più capillare possibile dei tamponi salivari e di tutti gli strumenti diagnostici veloci”. Spiega il direttore dell’Istituto Bruno Leoni: “Se noi fossimo nella condizione in cui tutti gli uffici, tutte le scuole, tutti gli stabilimenti produttivi fanno un test rapido al proprio personale noi metteremmo sotto controllo il rischio e sgraveremmo il nostro sistema sanitario”. 

Piga: spinta agli investimenti pubblici

Sui tempi della ripresa “non ci sono certezze”, perché tutto dipende da come evolve il virus e dalla curva dei contagi, ma la cosa certa è che quando ci sarà un vaccino, o comunque il via libera ‘sanitario’ dei medici, c’è bisogno di “una fortissima spinta fiscale da parte del Governo italiano e di tutti i Governi europei per sostenere la ripresa dell’economia durabilmente”. Ne è convinto Gustavo Piga, che osserva: “Non basterà riaprire. Il giorno in cui i medici daranno il loro ok ci sarà bisogno che lo Stato sia fortemente presente dentro l’economia con investimenti pubblici per ridare ottimismo”.

Ragiona il professore di Economia politica dell’Università di Roma Tor Vergata: “Non sarà sufficiente dire semplicemente ‘Facciamo ripartire l’economia privata’, perché saranno troppe le cicatrici” lasciate dalla crisi innescata dalla pandemia di Covid. E insiste: “Ci sarà bisogno di una immensa presenza, come negli anni Trenta, di investimenti pubblici per far tornare l’ottimismo. Allora lo Stato si potrà tirare indietro”. 

Arfaras: escluso lo scenario peggiore per l’economia

L’arrivo di un vaccino anti-Covid vuol dire che in qualche modo la seconda ondata del virus può essere contenuta e soprattutto significa che la terza ondata diventa in qualche modo più remota. Questo significa che gli scenari economici peggiori possono essere esclusi sul medio periodo. Per Giorgio Arfaras, direttore della Lettera Economica del Centro Einaudi, quella che si prospetta per l’economia mondiale potrebbe essere a questo punto una ripresa a V, dove però “se il braccio di sinistra della V è stretto e in caduta (quello che ‘entra’ nella crisi), quello di destra (quello che ‘esce’ dalla crisi) è invece un po’ ‘floscio’ e inclinato”.

Questo perché, osserva, “prima che ci si convinca di tornare a Venezia, usare la gondola, l’albergo e il ristorante passa un po’ di tempo. Allora, il braccio destro della V che risale più cautamente è dovuto al fatto che tutta una serie di consumi sono ritardati nell’attesa che ci sia certezza di ripresa”. Quindi l’esperto ragiona sul rimbalzo dei mercati all’annuncio di Moderna e spiega: “I guadagni di oggi sono dei titoli non tecnologici, ovvero di quelli che erano stati penalizzati dal Covid. 

Da inizio anno i titoli tecnologici hanno guadagnato circa il 40%, mentre il resto dei mercati era morto, inclusa la Borsa Usa se si esclude la tecnologia. Se guardiamo a ciò che è accaduto dopo la notizia dell’arrivo di un vaccino – prosegue nella sua analisi – notiamo che a festeggiare è l’economia tradizionale, e non quella tech”. Questo, prosegue Arfaras, “è successo in Europa perché l’economia del Vecchio continente ha molti meno titoli tecnologici di quella statunitense, è un’economia di composizione più tradizionale. E ora quei titoli sono tornati a ‘zero’, cioè non perdono niente”.

E che cosa  ne sarà della tecnologia? “L’economia globale sta cambiando – risponde l’esperto – e se anche si esclude la pandemia è probabile che in futuro il mondo sia con più tecnologia”. 

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