In Francia e Germania aumenta l’uso del carbone
07. 02. 2022Sommario
AGI – Mentre l’Europa litiga se inserire nella tassonomia il gas e il nucleare, Francia e Germania incrementano l’uso del carbone per produrre elettricità. A causa delle tensioni geopolitiche, degli investimenti in calo, della transizione green che sta cambiando l’offerta con la domanda che resta, però, uguale, la fonte energetica che, almeno per ora esce vittoriosa, è quella più inquinante. Nel terzo trimestre del 2021 le fonti di energia ‘convenzionali’ rappresentavano oltre la metà dell’elettricità prodotta in Germania (il 56,9%). In Francia invece il governo ha aumentato la quota di energia prodotta dal carbone per sopperire alla manutenzione di molte centrali nucleari che fanno accendere il paese.
In Germania, il carbone, sempre nel periodo luglio-settembre, ha rappresentato il 31,9% del mix energetico. Un forte incremento sia a livello tendenziale (26,4% nello stesso periodo di un anno prima) che rispetto al secondo trimestre del 2021. La quota di carbone utilizzata per produrre elettricità, spiega l’Ufficio Federale di statistica, nel terzo trimestre del 2020 era al 26,4% mentre si attestava al 27,1% nella prima metà del 2021.
Il 13 dicembre scorso il nuovo governo tedesco, formato dalla cosiddetta coalizione semaforo, ha approvato il piano per limitare l’impatto del cambiamento climatico. Questo include l’obiettivo di generare l’80% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030. Il che significa, quasi il raddoppio della produzione in meno di un decennio. Secondo il piano green, Berlino dovrebbe chiudere tutte le miniere di carbone entro il 2038. Allo stesso tempo, le tre centrali nucleari del paese ancora in funzione dovranno essere spente entro la fine del 2022.
In calo anche gas e rinnovabili
Nel mix energetico tedesco risulta in calo anche la quota di gas naturale che nel trimestre chiuso a settembre era dell’8,7%, in calo di un terzo rispetto allo stesso periodo del 2020 quando era al 14,4%. Secondo Destatis, ciò è in gran parte dovuto al rally dei prezzi nella seconda metà dello scorso anno. La quota di gas naturale ha rappresentato il valore trimestrale più basso dal terzo trimestre del 2018. In leggera diminuzione anche la quota delle fonti di energia rinnovabile: -0,8% rispetto al terzo trimestre del 2020. A fine settembre, solare ed eolico contavano nel mix per il 29,9% rispetto al 30,9% dello stesso periodo del 2020. In forte rialzo, invece, la quantità di elettricità importata in Germania balzata del 13,6% rispetto al terzo trimestre 2020. Gran parte dell’elettricità importata arriva dalla Francia, che al contrario di Berlino punta decisamente sul nucleare.
Anche in Francia aumenta uso del carbone
Ma anche Parigi, nonostante l’atomo, è dovuta ricorrere al carbone per garantire le forniture elettriche del paese. Proprio oggi il governo ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale che aumenta temporaneamente l’utilizzo del carbone. La misura “sarà strettamente limitata ai mesi di gennaio e febbraio 2022” e “non cambierà il calendario per la chiusura delle centrali a carbone”, ha detto il ministero della transizione ecologica.
La decisione è stata presa proprio perchè la fornitura di elettricità del paese è sotto pressione a causa della bassa disponibilità del parco nucleare, che fornisce circa il 70% dell’elettricità francese. La legge sul clima del 2019 aveva fissato una soglia annuale di 0,7 chilotonnellate di biossido di carbonio equivalente per megawatt di capacità elettrica installata, segnando la fine graduale della generazione di elettricità da carbone, che è già molto limitata. Questo tetto di emissioni di gas a effetto serra “corrisponde a circa 700 ore di funzionamento annuale per una centrale termica a carbone”, ha spiegato il governo.
Secondo il testo pubblicato oggi, il tetto è portato a una chilotonnellata fino alla fine di febbraio per coprire il picco di consumi invernale. “Questo corrisponde a circa 1.000 ore di funzionamento durante questo periodo” delle centrali a carbone, spiega il governo. Il presidente Emmanuel Macron aveva promesso di chiudere le ultime centrali a carbone entro il 2022. “Gli impianti di Le Havre e Gardanne sono già stati chiusi e l’impianto di Saint-Avold chiuderà come previsto nella primavera del 2022”, ha detto il ministero della transizione ecologica. La centrale di Cordemais (Loire-Atlantique) potrebbe continuare a funzionare, nonostante gli impegni del governo, a causa del rischio di tensioni sulla rete fino al 2024, data in cui il reattore nucleare Epr di Flamanville entrerà in servizio.