Italia viva ‘punge’ ancora. Nuove tensioni nella maggioranza

Italia viva ‘punge’ ancora. Nuove tensioni nella maggioranza

21. 12. 2020 Off Di admin

AGI – “A oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier. Il premier l’ha sciupata. Bisogna ricostruirla”. “Veti e ultimatum non possono interrompere questo lavoro, per questo avevamo condiviso la proposta di far procedere due tavoli in parallelo per affrontare i nodi politici della maggioranza mentre si procedeva sul Recovery”. Passa per queste due frasi il tracciato dello stato di salute della maggioranza, nell’ennesima giornata difficile. Quell’annuncio, che ha il sapore di un percorso ormai consumato, è di Ettore Rosato, che nella maggioranza rappresenta Italia Viva. Il richiamo a raffreddare le polemiche e a distinguerle dai dossier sul tavolo arriva dal Pd, con Andrea Orlando. In mezzo, per esempio, l’altolà di un ministro dem, come Francesco Boccia, che ammonisce: “Se finisce quest’alleanza di governo l’unica alternativa è il voto“.

In questo clima, è la voce di Roberto Fico a ricordare che “servono unione e coesione” e questo non solo, guarda avanti il presidente della Camera, “per affrontare le sfide di questo periodo, ma anche per proiettarci nel futuro, per progettare il Paese che verrà e che lasceremo proprio alle nuove generazioni”. Certo, non lascia nulla all’immaginazione l’altolà del presidente di Italia Viva che torna a mettere sul piatto l’eventualità che la delegazione al governo si chiami fuori: “Le dimissioni dei ministri non le ha pronte Renzi, le hanno pronte le ministre”.

“Sono loro – avverte – a dimettersi, non è Renzi che le fa dimettere”, ribadisce Rosato che ravvisa la “necessità di costruire un rapporto di maggioranza e tra la maggioranza e il premier che sia un rapporto fiduciario. Fiducia che oggi non – scandisce – c’è più, perché il premier ha sciupato questa fiducia che aveva, almeno con un pezzo della maggioranza, la nostra, ma non solo con noi”. “Questo problema o lo risolve il premier o per noi questo governo è finito”, avverte.

E comunque, ciò che Rosato manda a dire a Palazzo Chigi è che “ci sono ambiti in cui non serve la fiducia, ma la collegialità, non della maggioranza, ma del Paese” e sul Recovery Fund “serve collegialità, non un uomo solo al comando, questo Paese non ha mai sopportato gli uomini soli al comando”. “Penso che se naufraga questa alleanza non ci sia altra strada che il voto. Le verifiche si fanno per aggiustare programmi e obiettivi, non per cambiare caselle e incastri”, dice ancora Boccia. E anche da M5s si fa sapere che “la tesi riportata da alcuni quotidiani, oggi cosi’ come nei giorni scorsi, secondo la quale il Movimento 5 stelle sarebbe disponibile ad aprire al rimpasto e a cambiare alcuni membri della sua squadra di governo è, appunto, una tesi. A suffragarla non c’è alcun elemento”. “Per me mettere in discussione il presidente del Consiglio Conte è semplicemente folle”, dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Questo Paese in questa fase storica ha bisogno di stabilita’ ed efficacia dal governo”.

Resta, dunque, “una chiara contrarietà rispetto a ipotesi di rimpasto e piena soddisfazione nei confronti della squadra 5 stelle”. “Abbiamo rispetto per le posizioni di tutte le forze di maggioranza e pensiamo che debbano trovare risposte. Ne abbiamo di più per per il futuro del Paese”, mette allora in chiaro Andrea Orlando. “Le divergenze politiche non possono bloccare un lavoro che riguarda il presente delle famiglie e delle imprese e le generazioni future, che riguarda chi governa oggi e chi sarà chiamato a governare in futuro. Nessuna divergenza – puntualizza – pu essere scaricata sulla società e sull’economia già così tanto provate dalla crisi”. “Sull’utilizzo delle risorse europee non va perso nemmeno un minuto. Isoliamo questo tema e decidiamo, subito”, è la soluzione proposta dal vicesegretario dem.

Ovviamente il Colle continua a monitorare la situazione, dalle nuove notizie sull’epidemia al lento procedere dell’iter della manovra, e non sfugge che da Italia Viva arriva un rapido climax verso una crisi di governo. Come già in passato, il Presidente della Repubblica si guarda bene dall’intervenire o dal drammatizzare perchè, Costituzione alla mano, la crisi di un governo si realizza solo quando c’è la sfiducia conclamata di uno dei partiti di maggioranza, o le dimissioni del premier. Ma è anche vero che ai radar del Quirinale la situazione appare ormai talmente sfilacciata, proprio mentre servirebbe un governo saldo in sella per affrontare pandemia e campagna vaccinale e scrivere il Recovery plan, che è ormai evidente che un chiarimento si renderà necessario in tempi non biblici. 

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