La riforma della pubblica amministrazione in 6 punti 

La riforma della pubblica amministrazione in 6 punti 

10. 03. 2021 Off Di admin

AGI – Semplificazione, investimento nel capitale umano, innovazione, digitalizzazione, formazione, rinnovo dei contratti. Sono i capisaldi del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”: un accordo in sei articoli tra il presidente del consiglio, Mario Draghi, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e i segretari generali di Cisl, Cgil e Uil, Luigi Sbarra, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.

Le parole d’ordine sono dialogo e progettazione unitaria.  

Coesione sociale e creazione di buona occupazione saranno i pilastri di ogni riforma e di ogni investimento pubblico previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Gli obiettivi

– Riconoscere alla Pa il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa: la semplificazione dei processi e un massiccio investimento in capitale umano sono strumenti indispensabili per attenuare le disparità storiche del Paese, curare le ferite causate dalla pandemia e offrire risposte ai cittadini adeguate ai bisogni.

– Assicurare la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori nell’innovazione dei settori pubblici, sostenuta dagli investimenti in digitalizzazione.

– Avviare una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori e porti a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021.

– Valorizzare il personale pubblico in servizio e stabilire il diritto-dovere soggettivo di ogni pubblico dipendente alla formazione.

Gli strumenti

– Il Governo emanerà in tempi brevi gli atti di indirizzo all’Aran per il riavvio della stagione contrattuale: i rinnovi interessano 3,2 milioni di dipendenti pubblici per un aumento medio di circa 107 euro.

– Nei futuri ccnl del pubblico impiego sarà definita una disciplina normativa ed economica del lavoro agile che superi l’attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti.

– Attraverso i contratti del 2019-2021 si provvederà alla successiva rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze.

– Saranno disegnate politiche formative di ampio respiro: in particolare competenze informatiche e digitali.

– Sarà valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa.

– Saranno implementati gli istituti di welfare contrattuale, anche con riferimento al sostegno alla genitorialità e all’estensione al pubblico impiego delle agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato per la previdenza complementare e i sistemi di premialità.

I precedenti

– Il 23 luglio del 1993 l’allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi e il ministro del Lavoro, Gino Giugni, siglarono il “Protocollo per la politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo”, un accordo storico con i sindacati e le associazioni imprenditoriali che pose fine ad anni di conflitti sancendo il criterio della concertazione delle parti sociali e definendo il modello della contrattazione a due livelli, nazionale e integrativo. 

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