L’ex ad di France Telecom è stato condannato per l’ondata di suicidi di 10 anni fa

L’ex ad di France Telecom è stato condannato per l’ondata di suicidi di 10 anni fa

20. 12. 2019 Off Di admin

L’ex amministratore delegato di France Telecom, Didier Lombard, è stato condannato per mobbing “morale e istituzionale” nel processo legato all’ondata di suicidi dei dipendenti che dieci anni fa scosse il colosso francese delle tlc. Un Tribunale francese ha inflitto un anno di carcere, di cui otto mesi con la condizionale e una multa di 15.000 euro a testa a Lombard, al suo ex vice Louis-Pierre Wenes e al direttore delle risorse umane di France Telecom, Olivier Barberot.

Inoltre l’azienda telefonica dovrà pagare una multa di 75mila euro per aver messo in atto politiche di riduzione “a oltranza” del personale nel periodo 2007-2008. Lombard ha annunciato che presentera’ ricorso contro la condanna. Il tribunale ha analizzato i casi di 39 parti civili, tra cui 19 persone che si sono suicidate.

Ecco i fatti: tra il 2007 e il 2010 l’azienda ha messo in pratica i piani ‘Next’ e ‘Act’, con l’obiettivo di riorganizzare France Telecom in tre anni. E, nel 2008 e nel 2009, 35 dipendenti dell’ex gigante delle telecomunicazioni di proprietà statale si sono suicidati mentre i manager hanno intrapreso un vasto piano di ristrutturazione che prevedeva il taglio di 22.000 posti di lavoro, quasi uno su cinque.

Le morti sono diventate un grido di richiamo per i critici che chiedevano azioni contro le “molestie morali” da parte dei capi che si concentravano spietatamente sulla linea di fondo a spese del benessere dei dipendenti. Lombard ha sempre negato le responsabilità della direzione per le morti, nonostante, rivolto ai dirigenti, nel 2006, avesse detto loro che avrebbe “indotto le persone a uscire in un modo o nell’altro, attraverso la finestra o la porta”.

“Le trasformazioni che un’azienda deve affrontare non sono piacevoli, è così, non c’è nient’altro che avrei potuto fare”, aveva detto Lombard alla Corte. L’avvocato di Lombard Jean Veil ha detto venerdì che avrebbe presentato ricorso contro la sentenza. “È un errore di lettura totale della legge, è un ragionamento politico”, ha detto Veil. 

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