“Nel 2023 tornerà il patto di stabilità”. L’annuncio di Dombrovskis

“Nel 2023 tornerà il patto di stabilità”. L’annuncio di Dombrovskis

22. 05. 2021 Off Di admin

AGI – Dopo un anno nero, l’economia dell’Unione europea torna a vedere la luce: nella seconda metà del 2021 ci sarà un rimbalzo del Pil e nel 2022 tutti gli Stati Ue torneranno ai livelli pre-Covid. Anche per questo nel 2023 non ci sarà più la clausola generale di salvaguardia che fino al 2022 (dall’anno scorso) sospende il Patto di stabilità.

Detto questo, le misure di sostegno in corso non devono comunque essere ritirate in modo prematuro o non coordinato. Ma, allo stesso tempo, non devono andare avanti per troppo tempo. Questa è la sintesi che il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, responsabile dell’Economia del blocco, ha portato al tavolo dell’Ecofin riunito oggi a Lisbona.

“Abbiamo previsto una crescita del 4,2% per l’economia dell’Ue quest’anno e del 4,4% l’anno prossimo. Anche se i tassi potranno variare, tutti i Paesi dell’Ue dovrebbero vedere le loro economie tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022. La politica fiscale dovrebbe rimanere favorevole sia quest’anno che il prossimo, e anche sulla base delle previsioni economiche di primavera, possiamo confermare il nostro approccio per cui manterremo la clausola di salvaguardia generale attiva nel 2022 e non più a partire dal 2023″, ha dichiarato Dombrovskis al termine della riunione.

“Come altre crisi precedenti, questa ha lasciato alcune eredità sgradite: aumento del debito pubblico e privato, impatto negativo sui mercati sociali e del lavoro, solo per fare alcuni esempi”, ha evidenziato. “Mantenere un ampio sostegno alla liquidità per troppo tempo comporterebbe di per sé rischi di bilancio. D’altro canto, dovremmo anche evitare il ritiro improvviso, prematuro o non coordinato delle misure di sostegno temporaneo”, ha ammonito Dombrovskis. 

A confermare, davanti ai ministri delle Finanze dei Ventisette, i timori per i rischi da ritiro prematuro degli aiuti è stato anche il vice presidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos. “Il rischio principale che abbiamo identificato per la stabilità finanziaria è una potenziale ondata di insolvenze nel settore delle imprese”, ha detto nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “È molto importante – ha aggiunto – che il ritiro delle misure di sostegno sia graduale, che sia fatto parallelamente all’evoluzione dell’economia e che siano messe in atto misure piu’ specifiche” per “evitare” gli effetti della loro improvvisa scomparsa e, allo stesso tempo, la “zombificazione” del settore aziendale in Europa.

De Guindos ha insistito sul fatto che, sebbene le misure adottate dai governi, come le moratorie del credito, abbiano finora impedito il verificarsi di questa ondata di fallimenti, è necessario mettere “una nota di cautela” e monitorare l’evoluzione delle sofferenze.

Bruxelles torna quindi a guardare al futuro e non più solo all’emergenza immediata. E nel futuro occupa ampio spazio il Recovery. “La Commissione europea ha due mesi di tempo per valutare i piani di ripresa e resilienza, possiamo in qualche modo accelerare questo processo ma non di tanto perché abbiamo già ricevuto 18 piani e altri arriveranno. Sono documenti complicati e la loro valutazione richiede tempo”, ha spiegato il commissario lettone.

“In ogni caso, miriamo a presentare le nostre proposte nella seconda metà di giugno. Dipenderà poi da quanto ci metterà il Consiglio per le sue procedure di approvazione. Se tutto va bene, comprese le procedure di ratifica, ci possiamo aspettare i primi fondi a luglio”, ha aggiunto. “Stiamo lavorando il più velocemente possibile. Ma queste sono valutazioni complesse, dobbiamo farle bene. I piani devono resistere alla prova del tempo e portare a una revisione positiva delle nostre economie”, ha insistito.

E a luglio, il 14 per l’esattezza, la Commissione presenterà il suo pacchetto di misure di tassazione per la transizione verde. “È prevista una proposta per la revisione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici, ormai obsoleta, e una proposta per il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam)”, ha spiegato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. “Il Cbam affronterà il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio equalizzando i prezzi del carbonio pagato per i prodotti nazionali e quelli importati. Incentiverà un maggiore uso del prezzo del carbonio a livello globale, e questo sarà un buon modo per combattere il cambiamento climatico“, ha spiegato Dombrovskis. Nella sostanza l’Ue vuole che l’azienda che inquinano all’estero e vendono i loro i prodotti in Europa paghino come se inquinassero all’interno dell’Ue. 

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