Non si ferma la battaglia dei senatori ‘no green pass’  

Non si ferma la battaglia dei senatori ‘no green pass’  

19. 02. 2022 Off Di admin

AGI – “Come faccio a lavorare al Senato senza il green pass rafforzato? Diciamo che mi sto dedicando a un altro mestiere: ho un’azienda di trasporto e, visto che sono io il titolare, non mi chiedo il certificato verde”. Ironizza Emanuele Dessì, ex 5 Stelle, da poco più di tre mesi senatore del Partito Comunista.

Dal 15 febbraio le regole anti-Covid sono cambiate anche a Montecitorio e a Palazzo Madama: per entrare serve il green pass rafforzato. Ma alcuni inquilini non hanno intenzione di vaccinarsi e hanno presentato ricorso contro la decisione. Martedì dovrebbe arrivare il responso della Commissione Contenziosa (anche se il Consiglio giurisdizionale della Camera si è già espresso più volte negativamente).

Nell’attesa della sentenza, il lavoro dei parlamentari non vaccinati è diventato piuttosto complicato. “Io non ci vado proprio al Senato, tanto non mi fanno entrare né nel palazzo né nel mio ufficio, non mi va di litigare con i dipendenti – spiega Dessì all’AGI – Eppure il mestiere del parlamentare comporterebbe un confronto diretto con le persone ma qui non ci fanno nemmeno votare da casa. Sono un reietto, benché rappresenti tante persone”.

Il giudizio sul provvedimento preso dall’ufficio di presidenza è senz’appello: “È una norma discriminatoria” tuona Dessì. C’è anche la perdita di una parte del compenso: 250 euro per ogni seduta di Aula mancata e 125 per le Commissioni. “Alla fine del mese sono alcune migliaia di euro. Ma il problema non è per noi ma per gli operai e gli impiegati che vengono lasciati a casa, con i sindacati silenti”. Insomma, conclude Dessì, “va bene togliere stadio o ristorante ma il lavoro no”.

Va giù duro anche Gianluigi Paragone, leader di Italexit: “Ho avuto il Covid da poco e dunque ho il green pass ma continuo la mia battaglia dentro e fuori dal Parlamento. Limitare un Paese e le sue istituzioni con questo certificato è folle. Le nostre difficolta’? Sono quelle di tutti gli altri lavoratori – continua Paragone – ma qui c’è anche una questione politica: con questa norma mi mettono fuori gioco, mi impediscono di contrastarli e di rappresentare i cittadini”.

Va sulla stessa scia Mario Giarrusso, avvocato e senatore eletto con i 5telle, ora nel movimento di Paragone: “Impedire ai parlamentari l’esercizio del mandato costituisce un precedente pericolosissimo. Come vivo? Non posso andare da nessuna parte, né in Parlamento né nel mio ufficio, ma continuo a incontrare persone sul territorio; anche loro sono sconvolte da questo abominio e mi spronano ad andare avanti in questa battaglia. Noto anche – conclude Giarrusso – che molti miei colleghi sono imbarazzati da questa situazione”.

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