Perché l’Europa non ha ancora un vero “fondo monetario”

Perché l’Europa non ha ancora un vero “fondo monetario”

12. 04. 2020 Off Di admin

Il meccanismo europeo di stabilità, creato nel 2011 per far fronte alle esigenze finanziarie dei Paesi più colpiti dalla crisi del debito sovrano, è guidato da Klaus Regling e conta su un capitale sottoscritto dai 19 paesi dell’euro pari a 704,8 miliardi. La sua capacità di finanziamento massima è di 500 miliardi, e la sua capacità restante (dato 2019) è pari all’82% di tale ammontare, ovvero 410,1 miliardi.  

È un organismo per sua natura “intergovernativo” anziché “comunitario”, perché frutto dell’accordo fra i Paesi dell’Eurozona (in quel momento erano 17, ora sono 19) e non fra tutti quelli Ue (allora 28, ora 27): per poterlo istituire è stata necessaria una modifica del trattato per il funzionamento dell’Ue, modifica poi ratificata dai parlamenti nazionali.

Il Parlamento europeo è stato invece in qualche modo escluso da genesi e approvazione del Mes; una risoluzione in cui veniva dato parere favorevole alla sua istituzione con tutta una serie di distinguo e avvertenze è stata approvata a Strasburgo nel marzo 2011 e da allora in diverse altre occasioni si è tentato di trasformare il Mes in un vero e proprio Fondo monetario europeo, la cui attività rientrasse fra quelle regolamentate e gestite dalle istituzioni comunitarie con un ruolo anche per gli eletti del Parlamento europeo.

Entrato in vigore nell’ottobre del 2012, in sostituzione di altri meccanismi provvisori istituiti di volta in volta per far fronte alle carenze di liquidità dei paesi in crisi (il più noto e solido era stato l’Efsf, fondo europeo di stabilità finanziaria), il suo obiettivo è quello di sostenere i governi che rischiano di perdere l’accesso ai mercati finanziari. Nonostante non rientri fra le competenze del parlamento europeo, è prassi che il Mes scambi con gli eletti di Strasburgo periodiche informazioni sul suo funzionamento, e nel giugno 2013, in una risoluzione sul rafforzamento della democrazia nella futura Unione economica e monetaria, ma anche in diverse altre occasioni da allora, Strasburgo ha chiesto di integrare il Mes nel quadro comunitario rendendolo responsabile davanti al Parlamento.

Nel dicembre 2017, la Commissione ha presentato una proposta per creare un “Fondo monetario europeo” ancorato nel quadro giuridico dell’Unione. I compiti e i mezzi finanziari del Mes sarebbero trasferiti al Fme e altri compiti potrebbero essere aggiunti in una fase successiva, ad esempio fungendo da sostegno comune al Fondo di risoluzione unico della Bce. Il meccanismo di gestione e il processo decisionale sarebbe modificato allontanandosi, in casi selezionati, dal principio dell’unanimità.  

In un secondo momento, secondo la proposta di Bruxelles, potrebbe anche sviluppare nuovi strumenti finanziari a sostegno di altri programmi Ue e  prevedere una possibile funzione di stabilizzazione per l’economia. La proposta della Commissione prevede anche che il presidente dell’Eurogruppo faccia parte dell’esecutivo comunitario, per ridurre l’influenza di ministri e parlamenti nazionali sul Mes aumentando quella delle istituzioni comunitarie.

La proposta della Commissione non ha mai incontrato il favore dei paesi: le discussioni sulla possibile trasformazione del Mes in Fme (sostenuta dalla Francia di Emmanuel Macron) sono state troncate nel 2018 dalla posizione di 8 paesi nord europei, la cosiddetta  Nuova Lega anseatica, che ha irrigidito il dibattito fra diversi approcci, soprattutto in materia di sostegno finanziario ai paesi e di condivisione del debito.  

Nello stesso anno, Francia e Germania hanno elaborato una proposta più soft di trasformazione del Mes in Fme prevedendo però i lasciarlo “intergovernativo” almeno in un primo momento, e di integrarlo nel diritto Ue solo successivamente, in ogni caso lasciando il processo decisionale in mano ai paesi. Anche il Parlamento, qualche mese fa, ha elaborato un contributo alla discussione sul Mes, accogliendo in parte la proposta della Commissione ma suggerendo di non cambiarne il nome in Fondo monetario. Pur mantenendone in un primo momento la natura intergovernativa, bisognerebbe però stabilire una più stringente interazione con il Parlamento europeo. Solo in una fase successiva si può invece prevedere l’integrazione del Mes nel diritto Ue. Il progetto di riformare il Mes si è arenato sul tavolo del Consiglio, l’anno scorso, principalmente per l’opposizione del governo italiano. 

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