Via libera del Parlamento alle risoluzioni sul Def. Ancora scontri sul Superbonus

Via libera del Parlamento alle risoluzioni sul Def. Ancora scontri sul Superbonus

24. 04. 2024 Off Di admin

AGI – Il Parlamento ha approvato il Documento di Economia e Finanza, il testo stima la crescita del Pil per il 2024 del +1%, in lieve ribasso rispetto all’1,2% previsto lo scorso autunno nella Nadef. Sull’approccio “prudenziale” ai conti pubblici, nell’analisi del governo, pesano il contesto geopolitico internazionale, con i conflitti in Ucraina e a Gaza e la tensione nel Mar Rosso, l’inflazione, e gli alti tassi di interesse. Mentre sul versante interno incide lo scarico dei bonus edilizi pensati per la ripartenza economica dopo la fase più dura della pandemia di Covid. Si tratta dell’ultimo Def che delinea il quadro programmatico di finanza pubblica del prossimo triennio realizzato con le modalità attuali, entro il 30 settembre infatti entreranno in vigore nuove regole comuni europee che divideranno i contenuti su due documenti distinti.

 

Visto l’imminente cambio del sistema di rendicontazione nel testo approvato dal Parlamento è presente solo la valutazione del quadro tendenziale, ovvero a legislazione vigente, non quella programmatica. Una scelta che è stata contestata dalle opposizioni, che parlano di un documento che rimanda a dopo le elezioni europee le decisioni più importanti in materia di politica fiscale e programmazione economica. E allora in questo contesto, più che delle previsioni sullo sviluppo, tra Commissione e Aula si è parlato ancora una volta soprattutto dell’impatto del Superbonus e dei bonus edilizi sui conti pubblici – in totale finora 219 miliardi di euro – con la maggioranza a denunciare il peso che vincolerebbe la spesa pubblica per i prossimi anni e le opposizioni a difesa della leva economica generata dal provvedimento. A giugno dovrebbe arrivare l’indicazione di Eurostat su come ripartire il peso del provvedimento sui bilanci statali.

 

“Diversi colleghi hanno contestato il contenuto del Def, io dico che è semplicemente realistico, conforme al realismo che ha indotto la Commissione europea a chiedere ai partner di presentarlo in questa forma. Non sfugge che l’attesa è meglio dell’incertezza”, rivendica il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Che poi incalza: “I bonus edilizi esistono almeno dal 1996. Ma nella misura del 110% hanno creato un mostro che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire”. Ieri il Parlamento Ue ha approvato il nuovo patto di stabilità, solo tre eurodeputati italiani hanno votato a favore del provvedimento, mentre i partiti che sostengono il governo si sono astenuti. Qualcuno ha interpretato nel voto una critica al titolare del Mef, che si era speso per un accordo differente. Per Giorgetti: “È un compromesso, non è la proposta italiana, portata avanti ripetutamente dal sottoscritto, che andava a premiare gli investimenti. Ma quando si è in 27 a discutere bisogna ottenere quello che è possibile e ragionevole. È un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero entrate in vigore dal prossimo anno”. Giorgetti insiste: “Questo patto di stabilità non risponde ai criteri da chi pensa che la crescita dipenda dal modello LSD, ovvero lassismo, sussidi e debito”.

 

Tra i nodi irrisolti che frenano la crescita il peso elevato del rapporto debito/Pil. Il debito delle amministrazioni pubbliche dal 2025 supererà i 3mila miliardi di euro. Nel 2024 la stima del debito è di 2.980 miliardi, mentre per il prossimo anno la cifra e’ di 3.109 miliardi e per il 2026 3.224 miliardi. Un arco di tempo nel quale e’ previsto il debito in relazione al Pil passi dal 137,8% al 139,8%. La pressione fiscale, specifica il Def, dovrebbe scendere al 42,1 per cento del Pil nel 2024 per poi attestarsi, sempre nel quadro a legislazione vigente, al 42,3 per cento del Pil nella media nel triennio 2025-2027. L’ultima legge di bilancio è stata incentrata soprattutto sulla proroga per il 2024 del taglio del cuneo fiscale in favore dei redditi fino a 35mila euro, in modo da contrastare la corsa dell’inflazione. Un provvedimento costato quasi 11 miliardi, che il governo vorrebbe confermare anche nella prossima manovra. Bankitalia però in Commissione ha avvisato che “un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici“.

 

Secondo Bankitalia “nell’introdurre nuovi schemi di incentivazione” in futuro “occorrerà evitare di ripetere gli errori che hanno caratterizzato alcune misure recenti, in particolare il Superbonus”

 

Le opposizioni contestano il contenuto del Def

Il Pd con Ubaldo Pagano parla di un Def anomalo che omette, non dice. Giorgetti lo ha definito un Def asciutto ma è un documento scritto per non farsi del male. Forse state aspettando le europee, poi si veda’”. Per Luigi Marattin di Italia Viva il governo si deve “impegnare formalmente a evitare 18 miliardi di aumenti di tasse che, per il prossimo anno, sono attualmente previsti nel Def”. Secondo Emiliano Fenu del M5s “questo Def non contiene le previsioni perché tra poco ci sono le elezioni europee, si vuole evitare di dire a cittadini e imprese che alcune misure difficilmente saranno prorogate, come il taglio del cuneo fiscale, oppure qualora saranno prorogate lo si farà aumentando alcune imposte o tagliando spese per i servizi”. Mentre Marco Grimaldi di Avs sostiene che “nessuno Governo si è mai sognato di presentare un Def in bianco. Il voto europeo e’ alle porte e non volete dire che la prossima legge di Bilancio parte già con un fardello di almeno 23 miliardi”.  

Articoli nella stessa categoria: