Zoom, il ‘re’ dello smart, chiede ai dipendenti di tornare in ufficio

Zoom, il ‘re’ dello smart, chiede ai dipendenti di tornare in ufficio

11. 08. 2023 Off Di admin

AGI – Contrordine. Zoom, l’azienda che più ha favorito e incoraggiato la rivoluzione del lavoro a distanza durante la pandemia, sta chiedendo ai suoi dipendenti di far ritorno in ufficio. Ne scrivono i principali media internazionali, tra i quali il Washington Post, il Guardian e la Cnn nel settore affari ed economia.

La società con sede a San José vuole che il personale torni a lavorare in presenza almeno due volte la settimana. L’azienda lo chiama “approccio ibrido strutturato”, lo ritiene più soddisfacente ed efficace per sé e lo vuole applicare a quelle persone che “vivono entro 50 miglia dall’ufficio”, come scrive il sito Business Insider. “Come azienda – si legge in una dichiarazione a supporto della decisione presa – siamo nella condizione migliore per utilizzare le tecnologie e continuare a innovare e supportare i nostri clienti globali”. I lavoratori interessati al rientro in ufficio sarebbero 8 mila suddivisi nei dodici uffici sparsi un po’ ovunque nel mondo, compreso il Regno Unito, dove lavorano 200 dipendenti in alcuni uffici ubicarti nel centro di Londra.

La notizia, giocoforza, ha “suscitato più di una frecciata ironica” sui social media, sottolinea il Post nel riportare alcuni dei titoli usciti: “Zoom vuole che la sua azienda di lavoro a distanza torni in ufficio”, ha scritto Verge, oppure “Zoom, patrocinatore del lavoro a distanza, richiama i lavoratori”, si legge sul sito Ktla5. Ironie a parte, la Cnn osserva che la tendenza al rientro in ufficio “sta travolgendo le aziende tecnologiche”, tanto che società come Google, Amazon e Salesforce “hanno adottato politiche simili” ponendo fine alla politica dello smart working e alla flessibilità. E non sono pochi i lavoratori che si sono opposti o hanno mugugnato per dover fare ritorno in ufficio.

Nel ricostruire il boom di Zoom in piena pandemia, il Guardian ricorda che il prezzo delle sue azioni era improvvisamente cresciuto “da 89 dollari, prima dell’inizio del Covid-19, a un massimo di 559 dollari nell’ottobre 2020 quando i lockdown dovuti al Covid hanno costretto molti lavoratori a rimanere a casa. Da allora, però, le azioni sono anche scese a 68 dollari quando le persone hanno cominciato a far ritorno negli uffici e i concorrenti si sono.

Nicholas Bloom, professore di Economia alla Stanford University che fa ricerca sul lavoro a distanza, ha definito la decisione di Zoom “sensata e pertinente” perché “se un’azienda sta pagando per lo spazio dell’ufficio insieme agli alti stipendi della Bay Area, ha senso operare secondo un programma ibrido”.

Per il momento i giorni richiesti sono due ma il Post osserva che i dirigenti di Zoom incontrano “difficoltà” a convincere le perone a rientrare “cinque giorni alla settimana”, come anche dichiarato  dal fondatore e amministratore delegato di Zoom Eric Yuan in una lettera comunucazione relativa agli utili registrati nel mese di maggio

 

 

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