Quanto vale l’economia di Venezia 

Quanto vale l’economia di Venezia 

14. 11. 2019 Off Di admin

Venezia è tra le prime 10 città in Italia per Pil prodotto, grazie alle attività del porto e alla sua attrattiva turistica. È l’ottava, per la precisione, in termini di valore aggiunto con una produzione pari a 5,6 miliardi di euro (dati Istat 2015 elaborati dalla Cgia di Mestre). Per un quinto è merito dell’area portuale della città, comprese le attività di crociera e quindi di transito di turisti.

Le attività economiche presenti sulla terraferma e nella città insulare generano quasi 1,1 miliardi, ascrivibili al settore dei trasporti/magazzinaggio. Poco meno del 20% della ricchezza comunale, quindi, è ‘generato’ dal porto commerciale e dalle attività collegate a questo settore. Altri 766 milioni di valore aggiunto sono ascrivibili al commercio, ulteriori 741 milioni al settore ricettivo cui si aggiungono 624 milioni provenienti dall’attività manifatturiera. In un anno, nel 2018, nella sola provincia di Venezia sono passati oltre 36 milioni di turisti (36.628.413 per la precisione; +1,9% degli arrivi sul 2017). Di questi, 15,8 milioni hanno pernottato in alberghi e hotel e oltre 20,7 milioni in bed and breakfast).

PIL PRODOTTO PARI A 5,6 MILIARDI. Il valore aggiunto prodotto dal settore privato (industria e servizi, escluse attività finanziarie e settore pubblico) delle imprese di Venezia (unità locali) è pari a 5,6 miliardi di euro. Quasi la metà (il 46%) è in capo ai settori del trasporto, del commercio e del turismo. Sul fronte dell’occupazione gli addetti presenti sul territorio comunale sono circa 112.000 e oltre uno su 3 è occupato nel settore del commercio e del turismo.

TRA ALBERGHI E RISTORANTI 21.000 POSTI DI LAVORO. Il settore leader per occupazione è quello alberghiero e della ristorazione che dà lavoro a quasi 21.000 addetti, seguono il commercio con quasi 20.000 occupati e i trasporti con oltre 14.600 lavoratori. Nel solo centro storico i pubblici esercizi, tra bar e ristoranti sono a oggi più di 1.000, per un totale di 30.000 dipendenti e un fatturato di circa 500.000 euro per ogni attività.

Dopo le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese che occupano 12.700 persone, troviamo il settore produttivo in senso stretto che ha alle proprie dipendenze poco piu’ di 10.300 persone. Per il numero di addetti del settore privato (industria e servizi, escluse attività finanziarie e settore pubblico) delle imprese di Venezia (unità locali) il totale è di quasi 112.000 occupati. Quasi la metà (pari al 49%) è in capo ai settori del turismo, del commercio e del trasporto. Inoltre la città lagunare registra i valori immobiliari degli alberghi piu’ elevati d’Italia, con la punta di 1,5 milioni a camera per un 5 stelle lusso.

TURISMO: SU 10 UNO SOLO È ITALIANO, AMERICANI AL TOP “Il fatturato turistico di Venezia arriva principalmente dagli alberghi, ma anche dalla ristorazione e dalla cultura. Ma anche dal settore dei trasporti: taxi, vaporetti e linee di navigazione – spiega Claudio Scarpa, presidente dell’associazione albergatori veneziani (Ava) – un fatturato che rende la città di Venezia tra le piu’ importanti d’Italia. La maggior parte dei turisti che arrivano in laguna sono stranieri: il 90% contro il 10% di italiani”. A farla da padrone, prosegue, “sono gli statunitensi, ma ci sono anche arrivi dall’Europa, con Gran Bretagna e Spagna al top. Sostanzialmente – osserva – è come se fossimo degli esportatori: importiamo valuta estera”.

ARTIGIANI DI MESTRE, CRISI PER NOI MORDE ANCORA. “Se teniamo conto che Venezia conta poco piu’ di 250.000 abitanti – commenta il Presidente della Cgia, Roberto Bottan – far parte della top ten nazionale per valore aggiunto prodotto a livello comunale è un risultato eccezionale. Ovvio, che l’attività portuale e la vocazione turistica della città incidono moltissimo, ed è altrettanto evidente che esistono delle differenze territoriali importanti. In terraferma, ad esempio, gli effetti della crisi non sono stati ancora del tutto superati. I piccoli esercizi commerciali e artigianali, ad esempio, continuano a risentire ancora adesso della caduta dei consumi delle famiglie che hanno contribuito a ridurre drasticamente i fatturati di queste attività”. 

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