Cresce la domanda di benzina e gasolio, raffinerie in affanno in tutto il mondo

Cresce la domanda di benzina e gasolio, raffinerie in affanno in tutto il mondo

03. 06. 2022 Off Di admin

AGI – Le scorte globali di prodotti petroliferi raffinati sono scese a livelli estremamente bassi, poiché le raffinerie di tutto il mondo faticano a tenere il passo con l’aumento della domanda di benzina e diesel utilizzati nella produzione e nel trasporto merci.

Se è vero che la domanda mondiale di carburante è tornata ai livelli pre-Covid, il rally dei prezzi del greggio e lo stop al petrolio russo contenuto nel sesto round di sanzioni occidentali contro Mosca stanno mettendo a dura prova la capacità delle raffinerie di soddisfare la domanda.

Gli squilibri tra domanda e offerta hanno spinto il prezzo del Brent a salire di oltre il 10% il mese scorso, l’aumento più grande da gennaio. All’inizio della settimana il Brent con consegna a luglio ha raggiunto il picco di 123 dollari al barile (per stabilizzarsi intorno ai 118 dollari) rispetto agli 80 dollari scarsi d’inzio anno.

Un problema di investimenti

L’aumento ha evidenziato le persistenti sfide di fornitura nel mercato dei prodotti raffinati come benzina e diesel, che erano in una situazione non facile già prima dell’invasione russa dell’Ucraina a fine febbraio. “Il prezzo del greggio viaggia intorno ai 120 dollari al barile, ma il costo del prodotto che paghiamo per benzina e diesel è molto, molto più alto”, ha affermato Amrita Sen, socio fondatore e capo analista petrolifero di Energy Aspects al Financial Times.

Per l’esperta, il tema principale è “la mancanza d’investimenti”, che rischia di penalizzare “potenzialmente il prossimo decennio”. Secondo gli analisti petroliferi, la carenza di capacità di lavorazione ha aggravato un’estrema compressione della disponibilità di prodotti come diesel, benzina e carburante per aerei, incentivando le raffinerie ad aumentare la produzione e quindi aumentare la domanda di greggio.

La chiusura di 2,8 milioni di barili al giorno di capacità delle raffinerie negli ultimi due anni sulla base del fatto che era in eccesso rispetto al fabbisogno durante la pandemia di coronavirus ha lasciato il settore della lavorazione del petrolio in grande difficoltà nel tentativo di soddisfare la domanda attuale.

Lo stop cinese all’export

Ad aggravare la situazione, la Cina ha limitato le esportazioni di carburante in un momento di scorte record in alcuni Paesi del mondo. Il greggio rimane ben al di sotto del suo massimo storico del 2008 di 147,50 dollari al barile, ma i prezzi alla pompa hanno raggiunto livelli senza precedenti perché i consumatori pagano per coprire i margini delle raffinerie che trasformano il greggio in carburante e dei distributori e rivenditori che lo commercializzano. C’è un deficit maggiore nei mercati del diesel e della benzina rispetto al greggio, quindi i prezzi dei prodotti raffinati sono aumentati più rapidamente.

Il contratto del gasolio in Europa è scambiato su livelli record vicino ai 1.250 dollari per tonnellata. Le raffinerie hanno promesso di aumentare la produttività, alzando così i prezzi del greggio e riducendo la differenza tra i prezzi del greggio e dei prodotti raffinati che si erano ampliati a livelli record. Il mercato europeo riceveva molto gasolio dalla Russia.

Anche la Russia in grave affanno

L’Europa ha sempre sofferto di una grave carenza di capacità di raffinazione e negli anni ha risolto – aggirato? – il problema acquistando gasolio raffinato. Principalmente da Mosca. Cosa che non potrà più avvenire per via delle sanzioni e del “divieto d’importazione di petrolio dalla Russia via mare” a partire dal 2023.

E se è vero che il greggio di Mosca è riuscito a trovare acquirenti alternativi in Cina, India e Turchia, tuttavia le esportazioni russe di prodotti raffinati sono crollate ai minimi da 22 mesi a maggio, portando le raffinerie locali a tagliare la produzione. La Russia ha fermato circa il 30% della sua capacità di raffinazione a causa delle sanzioni, secondo le stime di Reuters.

Le interruzioni sono attualmente di circa 1,5 milioni di bpd e 1,3 milioni di bpd rimarranno probabilmente offline sino a fine 2022, secondo gli analisti di J.P. Morgan. La Bank of America ha previsto che una forte contrazione delle esportazioni petrolifere russe potrebbe innescare una “crisi petrolifera in piena regola in stile Anni ’80” e spingere i prezzi del greggio Brent sopra i 150 dollari al barile.

La Cina, che è il secondo raffinatore mondiale, ha aggiunto diversi milioni di barili di capacità nell’ultimo decennio, ma negli ultimi mesi ha tagliato la produzione a causa dei lockdown anti-Covid e ha limitato le esportazioni per frenare l’attività di raffinazione nell’ambito di uno sforzo per ridurre le emissioni di carbonio.

La produzione cinese è scesa a 13,1 milioni di bpd in aprile, secondo l’Aie, rispetto ai 14,2 milioni di bpd del 2021. Anche altri Paesi non stanno aumentando l’offerta. Secondo Reuters, il più grande raffinatore giapponese, Eneos Holdings, non prevede di riaprire le raffinerie chiuse di recente.

L’aumento della domanda di greggio arriva mentre il mercato petrolifero deve affrontare altre pressioni al rialzo sulla domanda. La Cina ha allentato le restrizioni a Shanghai e l’aumento della domanda per l’inizio della stagione dei viaggi estivi sta accelerando, soprattutto negli Usa. Rick Joswick, analista specializzato in petrolio di S&P Global Commodity Insights, ha affermato che “è una corsa tra la domanda che aumenta stagionalmente e le raffinerie che aumentano le loro operazioni per produrre il carburante”.

La ripresa dei viaggi in aereo

La stretta sulle scorte di carburante e sulla capacità delle raffinerie sta aggravando i prezzi già elevati del greggio causati dalle sanzioni a Mosca e dal contenimento della produzione da parte dei produttori di scisto statunitensi. La ripresa dei viaggi in aereo internazionali con l’abolizione delle restrizioni pandemiche sta stringendo ulteriormente il mercato del carburante, perché il carburante per aerei è sostanzialmente simile al diesel e al gasolio.

Negli States il prezzo effettivo all’ingrosso del diesel è salito a oltre 160 dollari al barile mentre la benzina è scambiata a oltre 150 nel porto di New York. Una volta inclusi i margini e le tasse di distributori e rivenditori, il prezzo medio alla pompa pagato dagli automobilisti è salito a 236 dollari al barile per il diesel e 186 dollari al barile per la benzina.

Sebbene si stia parlando di margini di raffinazione e prezzi del carburante negli Stati Uniti, la stessa carenza di capacità di raffinazione e scorte di carburante sta facendo aumentare i prezzi del diesel anche in Europa, trascinando con sé il costo della benzina. 

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