Giù spread e tassi, si consolida l’effetto Draghi 

Giù spread e tassi, si consolida l’effetto Draghi 

02. 07. 2021 Off Di admin

AGI – Il rendimento dei titoli italiani cala oggi in misura significativa, il merito è anche della posizione ‘colomba’ della Bce visto che proprio stamane il presidente Christine Lagarde ha ribadito la necessità di proseguire una politica accomodante. Ma ad una più attenta analisi, sull’andamento virtuoso dello spread – ossia il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi – pesano diversi fattori, e tutti molto importanti.     

Il differenziale è calato fino a 100 punti, ma è soprattutto il tasso di rendimento ad aver segnato il suo maggior calo settimanale dal luglio 2020, e cioé da un anno. Non è più l’effetto ‘luna di miele’ del nuovo governo perché sono passati ormai cinque mesi: all’epoca quando Mario Draghi ricevette l’incarico, i tassi scesero al minimo storico dello 0,46%. Un calo notevole, e non fu un solo episodio. Il 2 febbraio, giorno della vigilia dell’incarico da parte di Mattarella, il differenziale si ridusse addirittura di 18 punti, a 92 punti, tornando così ai livelli di 5 anni fa. E ora di tempo ne è passato, insomma, eppure gli investitori sembrano convinti di aver riposto bene le loro aspettative. Il governo procede spedito in sella, e lo spread continua a  ridursi mentre i tassi dei rendimenti dei Buoni italiani vanno giù.  

Sostanzialmente, sono tre gli elementi base di questa tendenza positiva: la politica accomodante della Bce, l’autorevolezza del nostro governo e il Pil che riparte grazie al programma di vaccinazione.

Lo conferma anche l’economista Fabrizio Pagani che, parlando con l’AGI, osserva come l’esecutivo funga da “olio” in questo ingranaggio positivo favorito appunto dalla politica dell’Eurotower e dai motori dell’economia che si stanno scaldando. E se lo spread cala, e i tassi vanno giù, noi pagheremo meno tassi di interesse sui titoli di Stato, con buona pace della Ragioneria dello Stato che si troverà a fare i conti con un debito pubblico (finalmente) in discesa.

Secondo quanto rileva Pagani, a rassicurare gli investitori il fatto che la Bce ha ormai tolto le munizioni ai cosiddetti falchi che non vedono l’ora di iniziare il tapering, ossia il ritiro degli stimoli. E invece, l’inflazione dell’Eurozona è all’1,9%, sotto all’obiettivo del 2%, e “ciò allontana lo spettro di un allentamento del Qe, ossia dell’acquisto degli asset”, una delle misure prese dall’Eurotower per fronteggiare la crisi pandemica.

Insomma, il “whatever it takes” coniato da Draghi all’epoca di quando presiedeva la Bce, continua ad essere adottato con successo e non si intravedono per ora i margini di una svolta più stringente nella politica dei tassi. Questo elemento, assieme al fatto che “la ripresa in Italia sta diventando molto forte, non soltanto nel comparto manifatturiero ma anche nei servizi, a mano a mano che riprende il settore del turismo”, secondo Pagani è un promettente segnale per gli operatori economici. Segnali che non avrebbero un riflesso così positivo se non ci fosse un governo con funzione “abilitante”, come quello attuale. “E’ insomma l’ingrediente che – sintetizza Pagani – permette a tutto il resto di funzionare. E’ olio che fa partire il motore, un motore che non vede l’ora di correre”.

Che Draghi porti fiducia ai mercati obbligazionari è un fattore che lo stesso Financial Times aveva messo in rilievo circa un mese fa, in un’analisi ad hoc sui Btp italiani.
L’autorevole testata britannica ha riconosciuto al nostro premier di aver sviluppato “una capacità quasi leggendaria di contenere i costi di indebitamento dei governi della zona euro”, e da quando è diventato premier a febbraio ha esercitato lo stesso potere sui titoli di Stato italiani.

Dopo una breve oscillazione degli ultimi mesi, mentre gli investitori erano preoccupati che la Bce potesse presto iniziare ad abbandonare le misure di stimolo per l’emergenza contro la pandemia, i rendimenti sui titoli italiani sono tornati ai minimi in un mese. “C’è sicuramente una visione del mercato secondo cui Draghi non può sbagliare. E secondo cui tutto ciò che tocca si trasforma in oro”, ha affermato James Athey, gestore di portafoglio obbligazionario presso Aberdeen Standard Investments, secondo quanto riportato dal Ft. 

Alcuni gestori di fondi percepiscono un’opportunità per scuotere l’Italia dopo decenni di torpore e bassa crescita. Secondo il Ft, stanno scommettendo che la stabilità fornita dalla coalizione di unità nazionale di Draghi diventi lo sfondo ideale per il programma di riforme, poiché l’Italia ha a disposizione una delle quote maggiori del piano di ripresa europeo da 750 miliardi. Secondo Andrea Iannelli, direttore degli investimenti di Fidelity International, per ora “l’effetto Draghi” ha contribuito a nascondere le preoccupazioni per il consistente debito pubblico italiano, che supera il 160% del Pil.

E se non dovessero verificarsi intoppi, e il governo dovesse procedere spedito sulla sua strada, secondo alcuni esperti, lo spread potrebbe arrivare addirittura a quota 70, un livello che consentirebbe ai Btp di riallinearsi ai Bonos spagnoli e all’Italia di risparmiare fino a 1,5 miliardi di euro all’anno in spesa di servizio al debito. Anche per questo è così importante il Recovery Plan e la sua attuazione: questo momento storico per l’Italia è un appuntamento da non perdere. 

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