I numeri delle 4 Big Pharma anti-Covid che fanno volare le Borse

I numeri delle 4 Big Pharma anti-Covid che fanno volare le Borse

28. 11. 2020 Off Di admin

AGI – A novembre le borse mondiali hanno registrato un rialzo mensile record del 13%, sulla scia delle scoperte sui vaccini e dell’ottimismo per le elezioni Usa. A smuovere i mercati sono stati gli acquisti di attività rischiose, incoraggiati dalle notizie ottimistiche sui vaccini dei gruppi farmaceutici Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Vediamo dunque come è stato l’andamento in Borsa di queste 3 big-antiCovid, a cui aggiungiamo Regenoron, una società Usa che non fa vaccini ma produce il cocktail di anticorpi che è stato somministrato al presidente Donald Trump quando era negativo al coronavirus.

Astrazeneca: titolo +11% a novembre, ma solo +3,6% in un anno

A Londra il titolo di questo gruppo anglo-svedese da un anno a questa parte non è salito tantissimo, solo il 3,6%, da 7,5 a 7,7 sterline ad azione. Il motivo? L’azienda è solida e molto ben considerata dagli analisti, non una qualsiasi start up. Tuttavia circa un mese fa le azioni di Astrazeneca,  sono volate, guadagnando quasi l’11% a 8,3 sterline. Stavolta il motivo dipende dal fatto che AstraZeneca produce un vaccino molto innovativo che rappresenta uno dei primi esempi di vaccini a vettore virale non replicante.

Ultimamente l’ascesa si è un po’ frenata dopo che l’azienda, qualche giorno fa, ha annunciato che l’efficacia del suo vaccino è compresa fra il 62% e il 90%, AstraZeneca comunque ha già annunciato che si prepara a produrre fino a 3 miliardi di dosi nel 2021, una volta ottenute le autorizzazioni. Questo ha messo le ali al titolo, più dei bilanci, visto che gli utili del gruppo nel terzo trimestre sono calati del 32% a 516 milioni di sterline (686 milioni di dollari), a causa dei guadagni straordinari del 2019 legati a degli accordi fiscali in Gran Bretagna, Canada e Svezia. 

Pfizer: +10% a novembre e solo +2% in un anno

Anche il titolo del colosso Usa Pfizer, come quello di AstraZenaca, i guadagni più forti li ha fatti circa 15 giorni fa, quando è salito del 10,6%, mentre in anno è cresciuto soltanto del 2%. Lo sprint dell’azione coincide con l’annuncio che il vaccino messo a punto da Pfizer e dal suo partner tedesco Biontech ha mostrato un’efficacia del 95% nella fase tre e potrebbe ottenere il via libera dalla Fda Usa a metà dicembre e dalle autorità britanniche ancora prima. Per il resto Pfizer è un mastodonte che nel terzo trimestre ha registrato un calo del 71% degli utili a 2,2 miliardi di dollari, risentendo del pesante impatto avuto sulle sue attività, che ovviamente vanno ben al di là dei vaccini, dalla pandemia.

Moderna, le azioni ora valgono 5 volte e mezzo un anno fa

Moderna non ha niente a che vedere con AstraZeneca e Pfizer, è la Cenerentola del terzetto, una piccola biotech potenzialmente molto promettente. Il suo titolo, quotato al Nasdaq, è volato passando dai 19,23 dollari di un anno fa agli attuali 127 dollari circa. In pratica è cresciuto di 5 volte e mezzo.

Nel terzo trimestre Moderna, che ha sede a Cambridge (Massachusetts), ha registrato un fatturato di 157,91 milioni di dollari, una cifra notevolmente superiore a quella di 17,05 milioni di dollari registrata un anno fa. I suoi ricavi infatti non provengono dalle vendite, attualmente praticamente inesistenti, ma comprendono 145 milioni di dollari di sovvenzioni e 12 milioni di collaborazioni. Moderna ha anche messo a segno un aumento su base annua del 188% delle spese di ricerca e sviluppo.

Nessun profitto, almeno per ora, ma a una perdita di 0,59 dollari per azione, più ampia rispetto al rosso di 0,37 dollari per azione riportato nel terzo trimestre del 2019. Tuttavia Moderna può contare su un vaccino super, con un’efficacia del 95% nella fase finale di sperimentazione e la capacità di durare fino a 30 giorni nel frigo di casa e non a -80 gradi come per i prodotti delle altre case.

Regeneron: titolo +40% in un anno, ma non fa vaccini

Regeneron non produce vaccini. Uno dei suoi prodotti di punta è un cocktail di anticorpi che è stato somministrato al presidente Donald Trump quando è stato contagiato dal Covid. Si tratta di un prodotto a cui le autorità hanno dato in quell’occazione un via libera d’emergenza. Lo scorso 9 novembre la Fda ha autorizzato un farmaco simile della società Ely Lilly, poiché si è accertato che questa  combinazione di anticorpi prodotti in laboratorio, riduce i ricoveri ospedalieri legati al Covid-19.

Questo cocktail è considerato efficace durante la fase iniziale dell’infezione, quando gli anticorpi hanno ancora la possibilità di controllare l’invasore, e non durante la seconda fase di Covid-19, quando il pericolo non è più il virus in sé, ma la reazione eccessiva del sistema immunitario che attacca i polmoni e altri organi. Comunque il titolo Regeneron le sue prestazioni migliori le ha mostrate circa un mese fa, all’epoca del ricovero di Trump, quando è salito al suo top di 567 dollari (oggi è a quota 514 dollari, in calo dell’8% dai massimi). In un anno le azioni Regenon sono comunque salite quasi del 40%. 

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