I timori nel governo (e nel Pd) per le prossime mosse di Salvini e Conte

I timori nel governo (e nel Pd) per le prossime mosse di Salvini e Conte

02. 06. 2022 Off Di admin

AGI – Il mantra nel Movimento 5 stelle è che non potrà essere “una risoluzione annacquata”, che il perimetro nel quale si muoverà il governo “dovrà essere chiaro” soprattutto riguardo alla prospettiva di lavorare per la pace “e non per inviare armi”.

I politici torneranno in Parlamento il 13 giugno ma i fari sono già puntati alla settimana successiva quando sono previste le comunicazioni del presidente del Consiglio Draghi sulla guerra in Ucraina. L’invito che il presidente M5s Conte rivolge alle altre forze della maggioranza affinché convergano sulla posizione del Movimento verrà accolto se – spiega per esempio un ‘big’ del Pd – “ci sarà una linea di coerenza e di responsabilità” con l’obiettivo di dare seguito agli impegni presi dall’esecutivo in ambito Ue e Nato.

C’è una preoccupazione tra i governisti, nonostante l’ex presidente del Consiglio preveda – lo ha detto anche Letta – che sull’appuntamento in vista del Consiglio europeo non ci saranno scossoni. “Conte vuole rilanciare i suoi principi ma il rischio è che frani tutto per calcoli elettorali“, osserva un altro esponente dem.

Il partito del Nazareno si spenderà per cercare un punto di equilibrio ma non sarà facile trovare una comunità d’intenti, “la maggioranza parli con una voce sola”, l’appello per esempio di Marcucci.  “Siamo tra alleati, possiamo discutere, possiamo contribuire a definire un indirizzo anche per le strategie o le subiamo passivamente?”, chiede Conte.

Altrettanto netto è Salvini: “Basta armi e sanzioni alla Russia”, serve – afferma – “un cambio di strategia, lo stop al gas da Mosca sarebbe autolesionistico”, è bastato l’annuncio di un nuovo pacchetto di sanzioni che “il prezzo della benzina è salito alle stelle”.

Ora i fari sono puntati sulle amministrative ma il Movimento 5 stelle e la Lega si ritrovano a dover fronteggiare due casi non poco spinosi. Per M5s il bivio è la sentenza del Tribunale di Napoli sulla legittimità dello statuto.

L’ex premier sta girando l’Italia ma qualora dovesse arrivare un nuovo stop giudiziario l’exit strategy – dicono i suoi fedelissimi – non potrà che essere un nuovo contenitore. In realtà la sentenza potrebbe arrivare a fine giugno, ovvero dopo i ballottaggi ma in ogni caso per l’ex premier – qualora dovesse esserci un pronunciamento negativo – ci sarebbe un danno d’immagine. Da qui l’invito dei contiani all’ex presidente del Consiglio a trasformare un eventuale “ko tecnico” in un rilancio, nonostante il rischio di una scissione. “Conte – osserva un ‘big’ M5s – si misurerà con le Regionali in Sicilia. Sarà quella la prova decisiva e a quel punto potrebbe arrivarci con un partito nuovo“.

Per quanto riguarda la Lega l’appello reiterato dai salviniani al proprio leader resta sempre quello di confrontarsi sulle decisioni. “Così rischia l’auto-isolamento, basta con i vari Capuano”, il ragionamento dei fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno. Il segretario del partito di via Bellerio si è tolto un po’ di sassolini dalle scarpe, attaccando “i guerrafondai” della sinistra, “i criticoni da tastiera”, i giornalisti “prezzolati” che lo hanno criticato per i suoi incontri e per l’annuncio del viaggio a Mosca.

“Un leader di un partito che deve fare? Giocare a burraco? Non ho incontrato solo l’ambasciatore russo ma anche quello ucraino e quello turco. Sono stato all’ambasciata americana e a quella francese, ho fatto tutto alla luce del sole”, la sua difesa. Con tanto di risposta anche a chi ha affermato ieri che a valutare l’operato della Lega saranno gli italiani. “Gli italiani valuteranno chi lavora per la pace e chi no“, ha argomentato l’ex ministro dell’Interno denunciando “il linciaggio, il massacro a reti unificate”.

“Gli italiani – ha tagliato corto il ‘Capitano’ leghista – sono con me. Non voglio medaglie ma neanche la sequela di insulti. Non mi fermeranno, non ci penso proprio a mollare”. Draghi tira dritto, convinto che l’Italia manterra’ gli impegni presi, tra l’altro oggi e’ arrivata nuovamente la sponda del presidente della Repubblica Mattarella.

Renzi ritiene che “fino al 16 settembre i parlamentari puntano solo alla pensione”, ma il passaggio del 21 giugno sarà comunque uno snodo centrale, anche perché sono numerosi i dossier sul tavolo – dal ddl concorrenza (alla Camera dovrà essere sciolto il nodo dei taxi) alla legge delega fiscale, dal dl aiuti alla riforma del Csm – che dovranno avere il via libera entro la fine di giugno per rispettare le scadenze legate al Pnrr.  

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