Il 2023 dell’economia, dall’inflazione al Pnrr

Il 2023 dell’economia, dall’inflazione al Pnrr

30. 12. 2023 Off Di admin

AGI – Il contrasto all’inflazione, le politiche energetiche, l’attenzione al dialogo con i paesi africani, l’avvio parziale di alcune privatizzazioni e il tentativo di rafforzare la concorrenza nel mercato del trasporto. E poi la trattativa conclusa da pochi giorni per il rinnovo del Patto di stabilità con i partner europei e la rimodulazione in due fasi, per un ammontare di circa 30 miliardi, del Pnrr. Nel 2023 il governo di Giorgia Meloni ha guardato soprattutto a questi dossier nella sua attività sul versante economico.

Se sul finire del 2022 l’attenzione del governo era stata focalizzata quasi integralmente sui provvedimenti per contrastare il picco del costo dell’energia legato ai primi mesi della guerra in Ucraina, l’anno che si chiude ha visto l’esecutivo confrontarsi soprattutto con la corsa dei prezzi scatenata sempre dalle tensioni del contesto geopolitico globale.

Il 1 maggio il governo ha varato un decreto Lavoro che stabilisce il taglio temporaneo del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35.000 euro in modo da rinforzare le buste paga dei lavoratori dipendenti con stipendi di fascia medio bassa. La legge di bilancio per quasi metà, 10,7 miliardi, riguarda la conferma di questo provvedimento per tutto il 2024. Bankitalia stima che mediamente le famiglie italiane che beneficiano del taglio del cuneo incasseranno circa 600 euro in più all’anno. Sindacati e associazioni datoriali però chiedevano che la sforbiciata fosse permanente. Mentre le opposizioni avrebbero preferito puntare sul salario minimo e gli incentivi alle aziende per aumentare gli stipendi piuttosto che sulla leva fiscale a tempo.

Parallelamente al taglio del cuneo il governo ha avviato la riforma fiscale con la riduzione da quattro a tre scaglioni Irpef nell’ottica di una progressiva semplificazione e con l’obiettivo di poter arrivare in futuro alla flat tax. Il testo prevede anche una successiva revisione dell’Iva per uniformarla ai parametri europei e l’introduzione progressiva di versamenti mensili di saldi e acconti per alleggerire l’importo delle rate dovute al fisco.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ripete come un mantra il suo approccio “prudente e responsabile” ai conti pubblici. Sullo sfondo restano due nodi strutturali da affrontare: il peso del debito pubblico – oltre 2.800 miliardi di euro – e la necessità di riformare il sistema previdenziale in un Paese con l’età media di più alta in Europa (48 anni) e in pieno inverno demografico. Per alleggerire la spesa pubblica il governo ha tagliato due dei provvedimenti più identitari dei precedenti esecutivi con maggioranza a guida M5s: il reddito di cittadinanza – terminato nel 2023 – ed il Superbonus edilizio 110%.

Ma il peso del debito pubblico rimane una delle variabili che incide maggiormente sulle politiche di bilancio. Nel prossimo anno l’esecutivo è atteso anche dalla sfida di alcune crisi industriali, a partire dall’ex Ilva di Taranto, che necessita di una iniezione di liquidità per evitare il blocco della produzione. Altra partita fondamentale riguarda la ricerca dei fondi alternativi per le opere espunte dal Pnrr in quanto valutate non realizzabili alla scadenza del giugno 2026 e dal dossier sulle possibili privatizzazioni di parte delle quote di alcune aziende statali.

Nella manovra si parla di alienazioni fino a 20 miliardi di euro nei prossimi anni. A maggio scorso il Mef ha siglato un’intesa con Lufthansa per la cessione per 325 milioni del 41% delle quote di ita, la compagnia di bandiera nata dalle ceneri del fallimento di Alitalia. La procedura però va a rilento, l’antitrust UE negli scorsi giorni ha chiesto di effettuare nuovi approfondimenti in materia di concorrenza e il via libera all’operazione potrebbe arrivare solamente in primavera, a quasi un anno dall’accordo. Il colosso tedesco dell’aviazione infatti è a capo in un gruppo che comprende anche Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, Air Dolomiti ed Eurowings, con l’acquisizione di Ita concentrerebbe nel suo portafoglio ulteriori rotte. Nelle intenzioni del Mef l’intesa è il primo passo per la cessione dell’azienda in cui il Tesoro manterrebbe soltanto una piccola partecipazione pubblica.

A fine novembre invece il Mef ha messo sul mercato il 25% delle azioni di Monte Paschi di Siena, incassando 920 milioni euro. Nel 2017 il Tesoro ha salvato dal fallimento l’istituto di credito più antico in attività in Italia subentrando nell’azionariato, ora viene avviato il percorso previsto di uscita dal capitale. Alcuni esponenti del governo non hanno fatto mistero di ipotizzare che la nuova Mps possa essere al centro di un terzo polo bancario che aggreghi alcune realtà del credito a forte vocazione territoriale, finora pero’ sono arrivate diverse smentite dalle altre banche potenzialmente interessate alla fusione.

Guardando al contesto internazionale il governo inoltre ha varato il piano Mattei per il dialogo con i Paesi africani per definire le strategie di cooperazione allo sviluppo, partenariato energetico e contrasto all’immigrazione illegale. Il governo ha cercato di intervenire anche sulla concorrenza nel settore dei trasporti.

In estate si è trascinato a lungo uno scontro sul caro biglietti tra l’esecutivo e Ryanair, compagnia aerea leader in Italia per numero di passeggeri trasportati. Il Dl Asset contiene una norma per limitare l’uso dell’algoritmo nella formazione del prezzo dei biglietti, in particolare per i collegamenti con Sicilia e Sardegna. La disputa ha portato a un inasprimento dei toni tra le parti e al taglio temporaneo di alcune tratte.

Nel trasporto pubblico invece è arrivato un intervento per tentare di ampliare fino al 20% il numero di licenze taxi in circolazione nelle città che ospitano aeroporti e nei poli turistici. Il numero delle licenze è fermo da tempo, i titolari delle auto bianche hanno spesso manifestato contrarietà al loro incremento, ma nei comuni capoluogo se ne contano appena 23.000. Un numero non sufficiente, soprattutto in un Paese ad alta vocazione turistica. Ora i comuni avranno la facoltà di indire i bandi per nuove licenze, non sono mancati pero’ alcuni attriti tra governo ed gli enti locali sulle modalita’ di attuazione della norma.  

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