Il Piemonte nel piatto, passione british

Il Piemonte nel piatto, passione british

17. 10. 2022 Off Di admin

AGI – “È marrone, ha un aspetto fangoso e potrebbe rendere un po’ puzzolente l’alito, ma per gli amanti del piccante e del salato, la ‘bagna càuda’ è gloriosa. La ricetta è semplice: aglio affettato (una testa intera per persona!), olio d’oliva e acciughe, cotti lentamente fino a ottenere un sugo appiccicoso in cui i commensali intingono patate, peperoni (arrostiti o crudi), sedano, cipollotti e, soprattutto in Piemonte, cardi – un parente del carciofo simile a un cardo”. Stiamo parlando di una ricetta del Piemonte, illustrata dall’inglese Guardian, che non dimentica di consigliare anche il contorno, che deve essere fatto esclusivamente di “buoni amici, buon pane e brocche di buon vino rosso per una serata conviviale”.

Come si fa a non innamorarsi delle regioni italiane, in questo caso segnatamente la terra Sabauda, al punto da comunicare al lettore: “È il vino ad averci attirato in questa parte del nord-ovest d’Italia: la zona delle Langhe è famosa per i vini pregiati come il Barolo e il Barbaresco. Ma mi ha incuriosito anche una zona collinare attigua chiamata Roero – tutelata dall’Unesco dal 2014 – i cui vini iniziano a lasciare il segno, e le specialità gastronomiche a cui si accompagnano”.

Il giornalista enogastronomico del quotidiano inglese è entusiasta, anche del clima: “Piove a dirotto e abbiamo vino da degustare”. Quale miglior occasione? Per poi lasciarsi andare ad una descrizione: “Il paesaggio delle Langhe è coltivato tutto a vite, ma appena si attraversa il fiume Tanaro nel Roero, il panorama è più vario, con distese di boschi secolari, frutteti e noccioleti misti ai vigneti. Le colline tondeggianti sono anche punteggiate da rocche, anfratti con scogliere, pinnacoli e gole, creati quando il Tanaro cambiò bruscamente rotta 250.000 anni fa” e qui “il re dei vini del Roero è Giovanni Negro, figura fuori dal comune che ha trasformato l’azienda di famiglia per produrre di 21 etichette classiche e di riserva”, il quale – oltreché dei rossi famosi – “è molto orgoglioso di un bianco che ha sviluppato dall’uva locale arneis, per dimostrare che era possibile creare un vino bianco che può esser invecchiato come un rosso”. “La cosa migliore di Giovanni è il modo in cui il suo entusiasmo ha ispirato i giovani coltivatori del Roero”, annota.

Secondo il Guardian, dunque, “dall’inizio di questo secolo, le aziende vinicole hanno migliorato queste magnifiche colline, commissionando opere d’arte site-specific per integrarle, in particolare dall’artista britannico/svizzero David Tremlett, noto per i dipinti murali in musei, chiese e piazze cittadine (…) la Cappella del Barolo, un tempo cappella dei braccianti, ora si staglia su queste colline in una strabiliante esplosione di verde, viola, arancione, giallo, rosso e blu brillante”.

Quando si dice una regione di “brillanti e piccoli produttori alimentari” dentro una terra lussureggiante come l’Italia, dove cibo, vino e arte si compendiano in un inestricabile intreccio virtuoso di sapori e saperi.

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