Il reddito di cittadinanza sarà tagliato a chi rifiuta un’offerta di lavoro

Il reddito di cittadinanza sarà tagliato a chi rifiuta un’offerta di lavoro

09. 11. 2021 Off Di admin

AGI – Il reddito di cittadinanza è uno strumento indispensabile, ma con alcune criticità. Parte da questo assunto la Relazione del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, voluto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. Dieci le proposte per migliorare la misura.

Tra queste, la più importante, è quella relativa al fatto che l’importo del reddito di cittadinanza calerà se si rifiuta un’offerta di lavoro congrua. Si tratta di un meccanismo di decalage che, secondo quanto si apprende, avrebbe trovato il consenso dei ministri economici riuniti a palazzo Chigi con il premier Mario Draghi per discutere delle prossime misure contenute nella manovra.

Il rapporto del Comitato scientifico sul reddito di cittadinanza è la “base dalla quale il Parlamento può partire, dà una riflessione per una ulteriore integrazione”. Questo il giudizio del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. In merito alla riforma del reddito, ha aggiunto il ministro, “ritengo che si tratti d’interventi puntuali che hanno affrontato alcune questioni emerse e la riflessione che offre la Commissione” possa portare a una “riforma più ampia che tocca alla politica valutare”.

La questione residenza

“Portare il periodo di residenza in Italia necessario per ricevere il Reddito di Cittadinanza a 5 anni” per gli stranieri. Questa è un’altra proposta del Comitato scientifico sul reddito di cittadinanza nel Rapporto presentato oggi. Si specifica, in questo contesto, che “per ricevere il Reddito di Cittadinanza sono oggi necessari 10 anni di residenza in Italia, di cui gli ultimi 2 continuativi. Questa previsione produce una discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri, limitandone fortemente la possibilità di accedere alla misura. Un simile criterio fa dell’Italia il Paese in Europa con i requisiti di residenza più stringenti”.

L’obbligo di spesa 

Altro capitolo: “Abolire l’obbligo di spendere l’intero contributo economico entro una scadenza predefinita e ridurre i vincoli sull’utilizzo”. La proposta, in questo caso, sottolinea che “le attuali regole sulle modalità di utilizzo del RdC provocano alcune distorsioni”. Secondo il Comitato, “l’obbligo di spendere l’intero importo del RdC entro il mese successivo alla sua erogazione impedisce alle famiglie di risparmiare, anche a scopo precauzionale, in vista di spese future. Cio’ e’ in contrasto con ogni principio di saggia gestione del proprio bilancio. I vincoli all’utilizzo della carta, inoltre, non solo limitano di fatto la libertà delle persone, ledendo il loro status di cittadini adulti e responsabili. Suggerisce anche una visione dei beneficiari come potenzialmente incapaci o irresponsabili solo perché poveri”

Contributo affitto per i single

Differenziare il contributo per l’affitto previsto dal reddito di cittadinanza in base alla dimensione del nucleo familiare, riducendolo per i nuclei di una sola persona e incrementandolo progressivamente al crescere del numero dei componenti. Questo il succo di un’altra proposta dove si spiega che il fatto che normativa attuale preveda un contributo uguale per tutte le famiglie, indipendentemente dalla loro dimensione produce “un ulteriore svantaggio per i nuclei numerosi. I dati, infatti – spiega il rapporto – mostrano che sono soprattutto le famiglie di maggiore ampiezza quelle che non riescono a coprire per intero il costo della locazione con il contributo“.

Il cumulo del reddito da lavoro

“Oggi, a un percettore del Reddito lavorare non conviene”. Lo scrive il Comitato scientifico per la valutazione dle reddito di cittadinanza, sottolineando che se il reddito da lavoro di un beneficiario di Rdc aumenta di 100 euro, l’ammontare della misura diminuisce di 80: il guadagno netto e’ solo di 20 euro. “Di fatto, è come prevedere una tassazione dell’80% sul nuovo reddito”. Secondo il Comitato, si tratta, invece, di “consentire il cumulo tra il Rdc e una percentuale significativa dell’eventuale nuovo reddito da lavoro, al fine di renderne conveniente la ricerca. Bisogna, altresì, prevedere tale modalità anche per gli utenti del RdC che già lavorano, così da evitare ingiustificate differenze tra poveri”.

La proposta del Comitato è, nella determinazione del reddito ai fini del calcolo dell’importo del Rdc, di considerare, per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo, ma fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale (nel 2021, 8174 euro per i redditi da lavoro dipendente e 4800 per i lavoratori autonomi), considerando al 100% la parte eccedente tale soglia

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