La battaglia su Autostrade è tutt’altro che finita

La battaglia su Autostrade è tutt’altro che finita

24. 05. 2020 Off Di admin

All’indomani dell’annuncio del congelamento degli investimenti da parte di Atlantia, il vice ministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri attacca la controllante di Autostrade per l’Italia accusandola di “ricattare il governo”.

Ma nel mirino dell’esponente M5s finisce anche la ministra democratica Paola De Micheli, rea, a suo giudizio, di non aver condiviso i contenuti del dossier fatto insieme ad Aspi. Contro Atlantia si schiera anche il vice segretario del Pd Andrea Orlando: “Meglio evitare ultimatum e ricatti” ammonisce “Forse i toni sarebbe meglio che cambiassero”.

In serata si fa sentire Alessandro Di Battista, ex deputato e esponente di spicco dell’ala movimentista del M5s, che dice all’AGI: “La famiglia Benetton ha incassato denari a palate grazie ai regali della politica. Non mi aspetto che li restituiscano, ma che smettano di incassarli, sì. Via la concessione, Autostrade torni ad essere pubblica”.

La società respinge le accuse e puntualizza: nessun ultimatum, servono risposte. Fonti vicine al gruppo precisano che “nessun ultimatum è stato espresso nei confronti dei decisori istituzionali. Atlantia e Aspi dal mese di gennaio 2020 hanno inviato 9 lettere a tutti gli attori istituzionali coinvolti, non ricevendo alcuna formale risposta su nessuno dei punti salienti evidenziati o delle proposte formulate”.

Atlantia, si aggiunge, “ha atteso e attende che vengano prese delle decisioni in merito alle proposte inviate formalmente, anche relativamente alla vicenda della Concessione in campo da quasi due anni, così da consentire lo sblocco degli investimenti programmati per un profondo ammodernamento del sistema autostradale gestito”.

E si sottolinea anche che “per i prossimi 6 anni Autostrade per l’Italia dovà raccogliere circa 13 miliardi per spese di investimento, manutenzione e rimborso dei debiti in scadenza, che rappresentano 10 volte il valore del prestito richiesto contemplato dal Decreto Liquidità recentemente emanato dal Governo per motivazioni legate agli effetti della pandemia Covid-19”.

Atlantia, concludono le fonti, “è certa che nessun attore Istituzionale voglia recare deliberatamente danno ad una grande azienda del Paese, che impegna solo in Italia 13.500 dipendenti, e confida in un rapido superamento dell’attuale situazione di stallo, volto alla ripartenza di un piano industriale forte che possa rendere il sistema dei trasporti autostradali italiano all’avanguardia”. 

Le reazioni dei partiti di maggioranza arrivano all’indomani dell’annuncio di Atlantia. Il downgrade di Autostrade per l’Italia – spiega la società della famiglia Benetton – ha bloccato tutti i meccanismi creditizi e la controllante ha congelato lo stanziamento dei 14,5 miliardi di euro di lavori, consentendo solo l’accesso ai 900 milioni stanziati per la messa in sicurezza della rete autostradale. Tra il governo e la società si riapre lo scontro aperto dopo il crollo del ponte di Genova: Atlantia parla di “gravi danni” e minaccia azioni legali.

 “Aspi, quelli del crollo del ponte di Genova, che si sono macchiati delle 43 vittime del ponte, che non hanno neanche chiesto scusa, quelli lì, i Benetton, che ricattavano il governo, stamattina se ne sono usciti con una novità. Hanno detto: se non ci fate la garanzia dello Stato per avere un prestito anche noi di qualche miliardo di euro, non facciamo gli investimenti. Il ricatto, la logica del ricatto”, commenta Cancelleri (M5s) in un video su Facebook. “Abbiamo perso solo tempo, mi rivolgo alle altre forze di maggioranza, a Iv, al Pd, stiamo perdendo tempo. Revochiamogli le concessioni, questa non è gente seria, non vuole dialogare in maniera seria. Noi vogliamo commissariare Aspi. Io non ci sto”.

“Il ministro De Micheli ha questo dossier dove ha fatto insieme con Aspi una trattativa” aggiunge poi Cancelleri “Non lo conosce nessuno questo dossier, non lo conosce né il M5s né altre forze di governo, né il presidente Conte, che lo tirasse fuori, il tempo è scaduto”.

“È arrivato il momento di mettere in piedi un piano” sostiene il vice ministro “commissariare Aspi e sostituiamo Spea che taroccava i controlli con Anas. Chi fa gli interventi? Lo stesso personale di Aspi guidato dal commissario, in questo modo non perde il lavoro nessuno, allontaniamo la penale dalla revoca della concessioni mettendolo come onere di subentro, e facciamo partire il bando di gara per la nuova concessione. Ci vogliono due, tre anni per un nuovo concessionario, ma nel frattempo che facciamo, lasciamo tutto a Benetton? Continuiamo a farci ricattare? Con chi credono di avere a che fare, nessuno può ricattare il governo, nessuno può ricattare lo Stato italiano”.

“Da ligure credo che sia meglio evitare ultimatum e ricatti” afferma, dal canto suo, Orlando a SkyTg24 “lo dico senza voler minimamente precludere alla possibilità per un’impresa di accedere a un prestito ma per quello che c’è stato in Liguria e a Genova credo che forze i toni dopo tutto quello che è avvenuto sarebbe meglio che si cambiassero”.

“Il diritto del prestito esiste” riconosce “il decreto prevede però che per l’erogazione di finanziamenti di questo livello ci sia una trattativa e credo si debba tenere conto di due fattori: è una azienda che gestisce una concessione e quindi il tema del rispetto delle tariffe è rilevante. Secondo, e’ una azienda che ha un contenzioso con lo Stato anche se con una sua controllata e credo che questi due aspetti vadano tenuti presenti, ma da ligure penso che vadano evitati i ricatti, questi toni sarebbe meglio si cambiassero”. 

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