La paura dell’inflazione manda in rosso Wall Street

La paura dell’inflazione manda in rosso Wall Street

04. 03. 2021 Off Di admin

AGI – Tonfo di Wall Street nella penultima seduta della settimana dopo le parole del presidente della Federal Reserve Jerome Powell sulla possibile ripresa dell’inflazione con le riaperture. I listini avevano aperto in territorio misto per poi virare addirittura in positivo a metà mattinata. Poco dopo però Powell è intervenuto al Job Summit del Wall Street Journal e ha detto che la Fed si aspetta “un aumento dell’inflazione” con la ripresa di tutte alle attività economiche, ma che sarà “transitorio”. Tanto è bastato per accendere la miccia sui listini di New York: il Dow Jones ha chiuso a -1,11% a 30.923 punti base, l’S&P 500 a -1,28% a 3.770 punti, peggio fa il Nasdaq che arretra del 2,11% a 12.723 punti base.

Il nervosismo dei mercati è stato accentuato anche dalla crescita tasso di rendimento delle obbligazioni del Tesoro Usa a 10 anni sono schizzate dell’1,55%, ai massi della settimana e vicini ai picchi dello scorso anno. Un allarme per gli investitori che hanno dato via a un forte sell off sull’azionario. A farne le spese più di tutti è stato il Nasdaq. Gli investitori dei titoli tecnologici generalmente devono aspettare più tempo per recuperare i propri investimenti, perché la loro scommessa è sull’impatto delle tecnologie nel lungo periodo. Uno scenario poco attraente durante i periodi di inflazione, dove i soldi oggi potrebbero valere più di quanto varranno domani.

Tra i più noti, Apple ha perso l’1,47%, Twitter il 5,84% mentre Amazon ha lasciato sul terreno lo 0,81%. Ma le paure su un possibile aumento dell’inflazione si sono fatte sentire lungo tutto l’arco della settimana. Una ripresa rapida dell’economia è qualcosa che ha gonfiato le vele dei listini negli scorsi mesi, ma lo spettro di una spirale inflazionistica ha cambiato radicalmente l’umore dei mercati. 

Powell ha provato ancora una volta a minimizzare, sottolineando che c’è “differenza tra un aumento una tantum dei prezzi e l’inflazione in corso”, promettendo che la Fed non agirà per aumentare i tassi di interesse fino a quando l’economia non sarà tornata alla massima occupazione. “Non abbiamo intenzione di alzare i tassi d’interesse finché non vediamo queste condizioni soddisfatte”, ha detto il capo della Banca centrale americana. 

Ma gli analisti ritengono insufficienti le sue parole. Per Karl Haeling di Lbbw i mercati speravano in “qualcosa di più forte”, compresa qualche operazione per aiutare a contenere il sell off delle obbligazioni. “Non sappiamo in questo momento se si tratta solo di una reazione di delusione o se questo è davvero l’inizio di una nuova fase di rialzo dei rendimenti obbligazionari”, ha detto all’Afp. Domani sembra già una seduta determinante per capire l’umore degli investitori. E forse i trend dei prossimi mesi.

A pesare sull’umore degli investitori si sono fatti sentire anche i dati sull’occupazione, col numero di americani che ha fatto richiesta dei sussidi di disoccupazione la scorsa settimana in aumento, probabilmente per le tempeste invernali che hanno paralizzato gli Stati del Sud, densamente popolati, sebbene le prospettive del mercato del lavoro stiano migliorando con il calo di nuovi casi di Covid-19.     

Chiude invece in forte rialzo il prezzo del petrolio. A New York le quotazioni del Wti salgono del 4,10% a 63,79 dollari il barile. A Londra il Brent guadagna il 4,07% e passa di mano a 66,68 dollari. I rialzi arrivano sulla scia dell’intesa Opec+ dove si è deciso di aspettare che la ripresa economica si rafforzi e che i piani di vaccinazione anti Covid-19 si estendano a livello globale prima di aumentare la produzione di greggio sul mercato mondiale.

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