La questione delle armi all’Ucraina continua a dividere la maggioranza

La questione delle armi all’Ucraina continua a dividere la maggioranza

05. 05. 2022 Off Di admin

AGI – Per la pace, al fianco dell’Ucraina: il Presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ribadisce la linea dell’Italia sulla guerra in corso. Lo fa durante il suo viaggio in Portogallo, in occasione del simposio Cotec. “Non possiamo certo prescindere nelle nostre considerazioni dalla ingiustificabile aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina. Le devastazioni di luoghi nel cuore dell’Europa, le vite spezzate, l’attentato recato alla libertà e indipendenza di un Paese, immaginavamo appartenessero a un passato remoto. Siamo a fianco delle ragioni del popolo ucraino”, spiega il Capo dello Stato.

Una linea che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, porta avanti con colloqui bilaterali pressoché costanti. Mercoledì è stato il turno del premier giapponese Kishida, che ha ricevuto a Palazzo Chigi. Al termine dell’incontro, Draghi ha chiesto che si possa arrivare a “tregue, anche localizzate, per permettere le evacuazioni di civili”.

Italia e Giappone allineati

Con Kishida, ha aggiunto Draghi, “abbiamo riaffermato la condanna all’invasione russa dell’Ucraina. Italia e Giappone sono impegnate perché si arrivi il prima possibile a tregue, anche localizzate, per permettere le evacuazioni di civili e favorire i negoziati di pace. Continuiamo ad aiutare l’Ucraina e a esercitare pressione sulla Russia, perché cessi immediatamente le ostilità”.

Un rapporto, quello tra Italia e Giapone, strategico anche sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico. Draghi, infatti, ha ringraziato il partner orientale “per aver accettato con straordinaria prontezza che carichi di gas naturale liquefatto già pre-contrattualizzati con Paesi terzi siano reindirizzati verso l’Europa”.

Intanto, le forze politiche discutono sull’invio di nuovi armamenti a Kiev. Sugli scudi il Movimento 5 Stelle che, con il presidente Giuseppe Conte, torna a chiedere a Draghi di riferire in Aula e, a chi risponde che tipologia e quantitativi di materiali sono informazioni secretate, il leader M5s risponde: “Non stiamo chiedendo di portarci la lista delle armi e approvarla una per una”.

Il fronte che vuole Draghi in Parlamento

Il fronte di chi vuole che Draghi riferisca in Aula al più presto, tuttavia, si allarga tanto alla destra quanto alla sinistra del M5s. “All’inizio della guerra anche la Lega ha votato convintamente per mandare aiuti umanitari, economici e anche militari all’Ucraina”, sottolinea il leader della Lega, Matteo Salvini. “Dopo due mesi e mezzo e migliaia di morti io do voce alla maggioranza degli italiani seguendo anche quello che dice il Santo Padre. Non voglio lasciare ai miei figli un mondo che si avvicina alla terza guerra mondiale. Più armi, più morti. L’Italia deve lavorare per la pace”, aggiunge Salvini.

Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, chiede che “il governo venga in Parlamento e dia al Paese tutte le informazioni necessarie” sull’invio di armamenti a Kiev. Un appello a cui si unisce anche Leu, con il deputato Stefano Fassina: “Il governo deve venire al più presto in Parlamento per un altro voto sull’invio delle armi, perché è cambiato l’obiettivo politico e militare”.

Prova a gettare acqua sul fuoco Enrico Letta: “Io sono molto fiducioso sul fatto che il lavoro comune che si sta facendo, il lavoro che sta facendo il presidente Draghi, di tenere insieme questa maggioranza e tenere insieme i diversi paesi europei sulla grande questione della ricerca della pace sia quello giusto”, afferma il segretario Pd: “Quindi invito tutti, anche qui in Italia, a cercare più le ragioni per stare insieme e supportare il governo, per far sì che la voce del governo per cercare la pace sia più forte. Andare a dividere, a distinguere in ogni momento, ogni cosa, rende il governo più debole, e la voce del governo in Europa più debole. C’è bisogno di unità e coesione, io lavoro in questa direzione”.

Perché dare le armi a Kiev

Nonostante questo, il sostegno a Kiev rimane per il governo la condizione necessaria perché si possano aprire delle trattative con Mosca: “Non ci può essere negoziazione efficace con la Russia senza fornire armi all’Ucraina e senza mettere sul tavolo il peso militare necessario per garantire la sicurezza”, spiega il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea.

“La risposta europea – aggiunge il generale – si basa su tre punti: il sostegno all’Ucraina invasa in modo del tutto illegittimo; l’isolamento della Russia anche attraverso le sanzioni; il sostegno ad altri Paesi che possano trovarsi in situazioni di difficoltà analoghe“. Per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini “la responsabilità di tutte le nazioni democratiche e’ favorire il rispetto del diritto internazionale e promuovere l’impegno per la cessazione del conflitto, con tutti gli strumenti a disposizione: attraverso l’iniziativa diplomatica, la fermezza delle sanzioni e ogni possibile aiuto, per giungere presto a una pace equa e giusta, ristabilendo prima possibile la sovranità dell’Ucraina. E proseguendo, a questo fine, il nostro impegno a sostenere Kiev, anche con misure a supporto delle sue forze armate sulle basi delle indicazioni del Parlamento italiano”.

Guerini continua: “Siamo vicini al popolo ucraino nella sua battaglia di resistenza finalizzata a difendere la propria sovranita’. Di fronte a dinamiche militari in continua e drammatica evoluzione, siamo stati chiamati a decisioni difficili, in virtù delle responsabilità che abbiamo nei confronti di un popolo aggredito e in nome dei comuni valori di civiltà in cui crediamo fermamente. Il nostro aiuto alla resistenza dell’Ucraina va inquadrato in un complesso di azioni e misure volte alla ricerca di una soluzione negoziale equa e rispettosa del diritto internazionale. Va inquadrato assieme alle sanzioni economiche alla Russia e al rafforzamento della presenza sul fianco Est e nel Mediterraneo orientale come deterrenza a ulteriori escalation militari”. 

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