La ricerca del nuovo amministratore delegato di Unicredit

La ricerca del nuovo amministratore delegato di Unicredit

03. 12. 2020 Off Di admin

AGI – Non si fermano i lavori nel cantiere per il futuro di Unicredit. La seconda banca italiana, reduce da una tre giorni di scossoni, culminata lunedì sera nell’annuncio della prossima uscita dell’ad Jean Pierre Mustier e in due sedute nere a Piazza Affari, avvia ufficialmente la ricerca del nuovo capo azienda.

Si è infatti riunito oggi pomeriggio il comitato nomine del gruppo, dove siede anche il presidente designato, l’ex ministro Pier Carlo Padoan. Sotto la guida del dg di Assonomine, Stefano Micossi, i membri del comitato hanno avviato i lavori in vista del rinnovo del cda all’assemblea del prossimo aprile. Appurato che a guidare la banca non sarà più Mustier, il primo obiettivo, con il supporto di Spencer Stuart, è individuare a chi sarà affidato il timone di Unicredit e possibilmente farlo in tempi rapidi.

A chiedere al gruppo di muoversi velocemente sono anche i sindacati, che hanno spronato il cda a trovare “al più presto la strada” per evitare che una fase di incertezza “abbia conseguenze finanziarie ed economiche sull’intero gruppo”. Al di là del toto-nomi, l’intenzione della banca sembra essere quella di andare verso una figura più diplomatica di Mustier, in grado di relazionarsi meglio con l’anima italiana dell’istituto, che si arrivi o meno a un matrimonio con Mps, direzione verso cui continuano a spingere in diversi.

Su questo fronte il mercato ha registrato come, in vista della discussione sulla legge di bilancio, siano stati dichiarati inammissibili gli emendamenti messi in pista da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle per ‘azzoppare’ la possibilità di nozze sull’asse Milano-Siena.

La commissione Bilancio ha infatti fermato quelle modifiche che puntavano a limitare gli incentivi fiscali previsti in manovra per agevolare le aggregazioni bancarie, fra cui una che fissava un tetto massimo di 500 milioni di euro per trasformare in crediti d’imposta le cosiddette imposte differite attive (Dta), e un’altra che prevedeva la possibilità di trasformare le dta in crediti fiscali non solo in caso di fusione ma anche per realizzare aumenti di capitale.

Un segnale chiaro dopo che ieri sera il cda di Unicredit ha fatto sapere che “non accetterà mai alcuna operazione che possa danneggiare gli interessi del Gruppo e in particolare la sua posizione patrimoniale” e che “continuerà a sostenere l’economia e a distribuire il capitale agli azionisti”.

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