Le sardine raccolgono fondi per l’offensiva di gennaio

Le sardine raccolgono fondi per l’offensiva di gennaio

23. 12. 2019 Off Di admin

Finanziamento collettivo (crowdfunding) per i ‘grandi eventi’ sulla scia della mega manifestazione romana in piazza San Giovanni, costi ‘ridotti’ all’osso nelle piazze più piccole, grazie alla formula del ‘flash mob’ (senza gazebo o palchi) con cui non si ‘paga’ l’occupazione del suolo pubblico ed, infine, collaborazione con realtà del terzo settore: questi i ‘pilastri’ delle ‘sardine’, già sperimentati in passato, e rilanciati per l’organizzazione dei prossimi eventi. Un ‘tour de force’ sul territorio per il movimento anti-sovranista con la marcia ingranata fino, almeno, al 26 gennaio data delle elezioni regionali in Emilia Romagna ed in Calabria.

Notizia dell’ultim’ora è appunto il lancio di una nuova raccolta fondi per il bis a Bologna, (19 gennaio) ad una settimana dalle elezioni regionali: obiettivo dei quattro fondatori delle sardine, è raccogliere 50 mila euro per un “mega evento” in piazza VIII Agosto (più capiente di piazza Maggiore) alla presenza di cantanti ed artisti. “Ad ora non abbiamo neanche una cassa” ha spiegato all’Agi, Mattia Santori, uno dei quattro fondatori delle sardine interpellato prima del lancio della raccolta fondi “perché non abbiamo soldi a tutti gli effetti. Siamo sotto con tutte le spese: registrazione del marchio, l’evento del debutto a Bologna, l’affitto dei pullman per Roma e i soldi per il sito ufficiale. Il tutto è autofinanziato”.

Santori e Prodi smentiscono ogni legame

Un messaggio lanciato forte e chiaro dalla ‘sardina’ numero uno anche dal palco di Piazza San Giovanni quando non ha nascosto un velo di amara ironia, scagliandosi contro le ‘voci’ di presunti finanziamenti ‘esterni’ al movimento. “Ci tenevamo a dirvi che non c’è nessuna organizzazione. Nonostante tutti i soldi che ci ha dato Prodi la gente è venuta qua di tasca sua. Questa è la differenza delle nostre piazze. È una partecipazione gratuita, spontanea”. Il riferimento è ad un articolo in cui si sostiene l’esistenza di un legame, poi seccamente smentito da entrambi i protagonisti, tra Romano Prodi e Mattia Santori, tra i redattori di una rivista sull’energia il cui coordinatore scientifico è Alberto Clò, già allievo del Professore.

Prodi che mentre era in Cina, avvisato dal suo staff, ha saputo del ‘debutto’ delle sardine la sera stessa (14 novembre) della manifestazione in Piazza Maggiore, ha ufficialmente dichiarato di non aver mai conosciuto il ricercatore 32enne. Al momento nel team bolognese, ‘cervello’ del movimento e anello di congiunzione con tutte le altre realtà in Italia e all’estero, sono occupate in modo operativo, oltre ai quattro fondatori, altre dodici persone. “Lavoriamo tutti gratuitamente e ci confrontiamo con gli altri referenti sui territori principalmente al telefono”, ha spiegato Santori.

In futuro il ‘modello’ da seguire per i grandi eventi è il crowdfunding lanciato, per la prima volta nella storia del neonato movimento, dagli organizzatori della manifestazione di Piazza San Giovanni: in 10 giorni (4-14 dicembre) sono stati raccolti 12.292 euro da 714 donatori. Soldi con cui sono state coperte le spese dell’evento nazionale, costato circa 10 mila euro, e sufficienti anche per un piccolo fondo cassa da utilizzare per le future iniziative ‘romane’. Il bis del finanziamento collettivo sarà proprio a Bologna dove è atteso, dopo la prima uscita, un ‘secondo tempo’ in grande stile per le sardine prima del voto del 26 gennaio. “Se si vuole fare un grande evento bisogna avvalersi del crowdfunding”, ha spiegato Santori.

Il segreto è ridurre al minimo i costi

Detto questo per le tante iniziative ‘ordinarie’ da Piacenza a Rimini (e non solo) il ‘segreto’, come precisato dal ‘portavoce’ delle sardine, è ridurre al minimo i costi: niente palchi, né gazebo, solo uno spazio riempito da persone. La formula del ‘flash mob’, infatti, (priva di strutture, oltre ai manifestanti presenti) non necessita della richiesta al Comune di autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico. “Le iniziative locali continueranno ad essere molto semplici e a basso costo. Il segreto di queste piazze è che si riduce tutto all’osso”, ricorda la sardina numero uno. Altra forma di finanziamento saranno le iniziative ‘sociali’, sulla scia dell’intesa con l’associazione bolognese “Vicini d’Istanti” che si occupa di inserimento lavorativo di richiedenti asilo.

Da settimane in un laboratorio in via San Mamolo, nel centro di Bologna, si fabbricano sardine di tessuto, oltre 3500 quelle già acquistate. Parte del costo delle vendite andrà a finanziare sia il movimento e sia un progetto della Caritas sulle protezioni internazionali. “Hanno ricevuto una marea di ordini. Da due dipendenti sono passati a 18. Quando avranno chiuso i conti, per ogni sardina venduta – ha spiegato Santori – noi riceveremo un euro. E con questi primi soldi faremo fronte alle spese per il sito e per la registrazione del marchio. Per il futuro, l’idea è continuare a lanciare questa piattaforma di sardine solidali anche da altre regioni d’Italia”.

Termometro della capacità di disporre di risorse per organizzare grandi eventi è stata proprio Piazza San Giovanni ‘teatro’, lo scorso 14 dicembre, della manifestazione nazionale delle sardine. Raccolti, appunto, poco più di 12 mila euro da 714 donatori. Le cifre donate, sono per lo più di piccola taglia (5, 10, 20, 30 euro).

“Sul sito della raccolta fondi è tutto molto trasparente. La maggior parte dei donatori – ha spiegato all’Agi Sara Nazzarri, 31 anni, una delle organizzatrici della manifestazione nella Capitale – ha pubblicato nome e cognome, si tratta di privati cittadini che credendo in questo movimento hanno deciso di sostenerlo consapevoli del fatto che una piazza come San Giovanni richiedeva costi aggiuntivi rispetto alle altre. C’è stata anche una donazione di 500 euro”.

L’evento è costato circa 10 mila euro. Tra le ‘voci’ di spesa: i costi delle ambulanze; il pagamento per la Siae; il tir utilizzato per il palco; l’impianto audio; tessuti e colori per fabbricare la sardina gigante; i volantini ed il materiale sul movimento distribuito ai manifestanti; i costi legati alla pulizia della piazza. “Siamo riusciti a ridurre le spese perché la piazza l’abbiamo ripulita noi e l’azienda Ama si è occupata solo del ritiro dei sacchi. Siamo soddisfatti – ha concluso Nazzarri – perché avendo speso meno della cifra raccolta con il crowdfunding potremo usare i soldi restanti per eventi in programma nelle periferie e nella provincia di Roma”. 

Articoli nella stessa categoria: