Matteo, fede, coraggio e Papeete. Le parole di oggi

Matteo, fede, coraggio e Papeete. Le parole di oggi

20. 08. 2019 Off Di admin

Battaglie a colpi di citazioni che si colorano di orgoglio localista, laddove il professore pugliese si richiama al fanciullo di Puglia, Federico II, e il capitano milanese ricorre all’immarcescibile e milanesissimo Manzoni. Tormentoni estivi destinati a prolungare il loro successo anche con l’arrivo dell’autunno. E, soprattutto, parole a doppio taglio, con le quali colpire l’avversario che con le stesse aveva cercato di scalfirti.

GRAVE

È l’aggettivo più usato dall’avvocato del popolo nella sua arringa contro il ministro dell’Interno. “Oggettivamente grave” la decisione di staccare la spina al governo, “gravi” i rischi che essa comporta per il Paese, “grave” la carenza di cultura istituzionale mostrata dal leader leghista, “grave” la sua impudenza. Per i latini la “gravitas”, una delle principali virtù romane, era anche l’atteggiamento serio e imperturbabile nell’adempimento dei propri doveri, ed è l’immagine che Giuseppe Conte ha avuto l’intento di proiettare.

MATTEO

Va in scena lo scontro tra i due avversari omonimi, ognuno dei quali ha scelto l’altro come bersaglio principale. E viene tirato per la tunica anche un terzo Matteo, l’evangelista. Renzi, a proposito del caso Open Arms, ricorda il passaggio del suo Vangelo ove Cristo recita: “Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Solo uno dei tanti momenti in cui la religione è diventata protagonista del dibattito. Conte critica lo sfoggio fatto da Salvini di simboli religiosi. L’interessato replica di aver invocato il Cuore Immacolato di Maria per gli italiani ma non per sé stesso. Decidere se ciò sia legittimo o sia invocare invano è una valutazione che lasciamo agli uomini di Chiesa, che ultimamente appaiono poco concordi su questo punto come su tanti altri.  

FEDE

Non c’è solo quella religiosa, soprattutto in un’umanità che si secolarizza e nel Novencento è stata costretta a riversare l’ineliminabile slancio mistico nella razza, nella nazione, nella dittatura del proletariato o nella mano libera del mercato. Negli ultimi anni è venuta fuori un’altra divinità altrettanto temibile e assetata di sangue: il dio dell’austerità. È a esso che Conte si riferisce quando rigetta sia l’euroscetticismo sovranista che l’europeismo “fideistico” di chi non discute gli ordini di Bruxelles, rivendicando, come giusto mezzo, un “europeismo critico”. Che era poi la dottrina Savona. E sarebbe interessante conoscere i pensieri dell’ex ministro degli Affari Europei sulla giornata di oggi.

NO

Il ritornello degli ultimi comizi di Salvini è stato l’opposizione dell’Italia del “Sì” a quella dei “No”, rappresentata da M5s. Sono stati i “Signornò”, o “Signor no”, in Commissione, in Parlamento e in Consiglio dei Ministri a convincere il leader della Lega a strappare. Un’accusa che, nel dibattito alla Camera, la pasionaria grillina Paola Taverna ha ribaltato, sottolineando i no della Lega alla riforma della giustizia e a diverse commissioni d’inchiesta proposte dai pentastellati. Qual è il vero partito dei sì e quale il vero partito dei no? L’unica cosa certa è che, al di fuori dei sì e dei no, il di più viene dal maligno. Ancora Matteo, l’evangelista, dal discorso della montagna.

PAURA E CORAGGIO

Salvini tuona contro eventuali intese tra Pd e M5s affermando che chi non vuole elezioni “ha paura del giudizio del popolo”. E poi cita Don Abbondio: se il coraggio uno non ce l’ha, non se lo può dare. Dato che Fratelli d’Italia deve sempre cercare di spostare l’asticella un po’ più in là rispetto agli espedienti retorici leghisti, Ignazio La Russa dice che chi è contrario alle urne ha addirittura “terrore”.  Anche qua arriva un ribaltamento dal fronte avverso: per Conte è Salvini che non ha il coraggio delle sue scelte, ritirando la mozione di sfiducia nei suoi confronti. E allora questo coraggio se lo assume lui, recandosi in Senato per dimissioni senza ripensamenti.

FASCISMO

Tra gli ingredienti immancabile dell’estate italiana ci sono il cocomero, la pasta al forno portata da casa nella stagnola e la polemica sul fascismo. Quest’anno la crisi balneare ci ha quantomeno privato di quest’ultima, nonostante Salvini non abbia rinunciato durante il beach tour alle consuete citazioni mussoliniane (a Pescara ha invocato, ad esempio, “ordine e disciplina”), un po’ provocazioni, un po’ strizzate d’occhio. Oggi è stato lui a ribaltare l’accusa: fascisti sono quelli che non vogliono le elezioni. Sotto quest’ottica è interessante che, se tutti lo paragonano al Duce, Matteo Renzi, nell’intervista al Corriere con la quale aprì i grillini, ha paragonato Salvini a Badoglio.

INVASIONE

Salvini paventa che con un governo “giallorosso” riprenderà l’invasione migratoria. Per Conte l’invasore è Salvini, le cui iniziative hanno spesso sconfinato nelle competenze di alcuni ministri pentastellati. Sarà per questo che Beppe Grillo ha definito i leghisti “nuovi barbari”?

PAPEETE

La spiaggia di Milano Marittima che ha visto Salvini cimentarsi come Dj viene citata da tutti. Conte rimbrotta il ministro per aver scelto il palco del Papeete e non quello del Parlamento per annunciare la rottura. Renzi ricorda al leader leghista che “non siamo al Papeete” con un tono che ricorda l’”esci dal blog” rivolto a Beppe Grillo durante le consultazioni che portarono a Palazzo Chigi il sedicente “senatore semplice”. Pietro Grasso dice che Salvini i pieni poteri invocati li può avere solo al “Papeete”. E anche i manifestanti filo M5s che hanno protestato davanti al Senato hanno invitato il capitano a tornare al Papeete. Insomma, Salvini sembra destinato a non liberarsene per un po’. Certo, attaccare gli aspetti nazionalpopolari del capo del Carroccio non ha mai portato bene all’opposizione, giacché è proprio per questi che i suoi seguaci lo amano. Le discoteche anni ’80 amate da Gianni De Michelis però avevano tutto un altro fascino, questo sì.

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