Milei difende il suo Dnu, le aziende statali vanno chiuse

Milei difende il suo Dnu, le aziende statali vanno chiuse

26. 12. 2023 Off Di admin

AGI – “Tutte le aziende statali devono essere chiuse. Tutte le aziende statali sono in perdita. Perché devo sostenere la televisione e pagare stipendi scandalosi, quando ci sono bambini che hanno fame? Lo Stato non ha motivo di partecipare all’economia”. Dura presa di posizione del presidente argentino Javier Milei che intervenuto ad una trasmissione della tv argentina condotta da Mirtha Legrand, ha sparato a zero contro le agenzie statali osservando che generano perdite equivalenti a 1 punto di Pil.

Il presidente argentino ha invitato il Congresso a tenere sessioni straordinarie per discutere le sue riforme controverse. A questo proposito, ha ribadito la necessità di aggiustamenti fiscali e ha ribadito il principio guida del Decreto di Necessità e Urgenza: “L’obiettivo di questo DNU è quello di provocare uno shock per gli investimenti e porre fine ai chioschi della casta“. Poi ha aggiunto: “Siamo stati costretti a fare un aggiustamento fiscale molto duro. Ma siamo fiduciosi che se riusciremo a sostenerlo sarà molto positivo”. 

Poi sul suo account X, Milei ha poi respinto le critiche dell’opposizione, definendo alcuni dei cui membri “sadici” e “corrotti”. “Sembra che alcuni siano sadici e altri corrotti e vogliano tenere in catene gli argentini che vogliono uscire dalla miseria”, ha scritto parafrasando l’ex presidente argentino Arturo Frondizi (1958-1962).

La citazione di Milei si basa su un testo che l’ormai defunto Frondizi pubblicò quando attuò le riforme, per decreto, per nazionalizzare, monopolizzare il mercato del petrolio, in un periodo in cui il Paese consumava più carburante di quanto ne producesse. Il testo citato dall’attuale presidente recitava così: “Il piano di riforme drastiche e di mobilitazione rapida delle risorse che stiamo realizzando impone la rottura della routine amministrativa”. 

Taglio a 5 mila contratti pubblici

Il governo argentino non rinnoverà circa 5.000 contratti pubblici il prossimo anno e rivedrà più di un milione di piani sociali alla ricerca di irregolarità: lo ha dichiarato il portavoce presidenziale Manuel Adorni, annunciando anche i contratti pubblici firmati nel 2023 che terminano il 31 dicembre non saranno rinnovati nel 2024, mentre gli altri entreranno in un processo di revisione di novanta giorni.

In una conferenza stampa alla Casa Rosada, il portavoce ha dichiarato che questa misura riguarderà tutti i dipendenti temporanei dell’amministrazione federale e quelli di vari enti pubblici argentini, e che saranno esclusi solo i lavoratori delle aziende e delle società statali.

Il governo argentino inizierà inoltre una verifica di oltre un milione di piani sociali, ritenendo, in base ai calcoli delle indagini giudiziarie, che 160.000 beneficiari potrebbero ricevere questi aiuti in modo “irregolare“. Secondo il portavoce, questi piani hanno un valore complessivo di 10 miliardi di pesos argentini (12,45 milioni di dollari).

L’obiettivo del governo argentino è quello di “rendere trasparente il sistema, in modo che chi ha bisogno possa essere pagato e che (i piani sociali) smettano di funzionare come un business per gli intermediari e le organizzazioni sociali”.

Alcune di queste organizzazioni sociali e sindacali hanno manifestato mercoledì scorso a Buenos Aires, in coincidenza con il 22 anniversario delle proteste del dicembre 2001, che in termini economici portarono al cosiddetto “corralito” (blocco delle banche) e in termini politici alle dimissioni del presidente radicale Fernando de la Rùa (1999-2001).

Alle manifestazioni della scorsa settimana non ha partecipato la Confederacio’n General del Trabajo (CGT), la potente federazione sindacale argentina a maggioranza peronista, che dovrebbe mobilitarsi domani a Buenos Aires per protestare contro il decreto di necessità e urgenza firmato la scorsa settimana dal presidente argentino Javier Milei, in attesa di approvazione da parte delle camere argentine.

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