Morning Bell: cosa si aspettano i mercati dopo la mossa della Fed

Morning Bell: cosa si aspettano i mercati dopo la mossa della Fed

28. 07. 2022 Off Di admin

AGI – I mercati restano incerti e volatili per paura della recessione, ma prendono slancio, dopo che ieri la Fed, per il secondo mese di fila, ha rialzato i tassi di tre quarti di punto. Dopo questa mossa il presidente dell’istituto, Jay Powell, in conferenza stampa, pur mantenendosi ‘falco’ sulle prossime mosse della banca centrale, ha mantenuto un orientamento cauto sulle dimensioni del prossimo aumento del costo del denaro, accennando al fatto che “a un certo punto”, sarà opportuno rallentare: “Potremmo fare un altro aumento insolitamente grande a settembre, ma questa non è una decisione che abbiamo ancora preso e ci regoleremo in base ai dati”.

“La Fed non si sente più dietro la curva e ora potrà valutare l’adeguatezza della sua politica di volta in volta”, ha commentato Elliot Clarke, economista senior di Westpac. “Andando avanti – ha suggerito Rajesh Nakadi, responsabile degli investimenti di Bny Mellon Wealth Management – se ci aspettiamo che i tassi dipenderanno dai dati, questo probabilmente significherà che nelle prossime riunioni della Fed ci sarà minore probabilità di grandi escursioni” e dunque più gradualità sui tassi.

“Questo – aggiunge Clarke – non vuol dire che il ciclo del rialzo dei tassi sia concluso o che una pausa sia in arrivo, ma dimostra che la transizione sui tassi sembrerebbe essersi inclinata dal rialzo al ribasso”.

Il solo accenno di Powell a un rallentamento della stretta ha fatto schizzare ieri il Nasdaq a +4%, il guadagno giornaliero più forte dall’aprile 2020, e oggi i listini asiatici appaiono cautamente positivi, con l’esclusione di Hong Kong, mentre i future a Wall Street cedono leggermente e quelli in Europa sono piatti.

L’attenzione ora passa ai dati odierni sul Pil Usa del secondo trimestre, stimati in lieve crescita, anche se il modello della Fed di Atlanta si attende un calo dell’1,6% congiunturale che, se confermato, determinerebbe una recessione tecnica negli Stati Uniti.

Sempre oggi il presidente Usa Joe Biden e quello cinese Xi Jinping si sentiranno telefonicamente per cercare di stemperare le tensioni legate al viaggio a Taiwan della Speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi.

E in serata sono attesi le trimestrali di due super big del calibro di Amazon e Apple, in un contesto in cui il rialzo dei prezzi sta impattando negativamente sui consumi, specie quelli di fascia alta.

Domani invece usciranno i dati sull’inflazione dell’Eurozona, previsti ancora in crescita. In Asia la Borsa di Tokyo sale leggermente e quelle di Seul e di Shanghai avanzano di circa mezzo punto percentuale, mentre Hong Kong arretra.

Dalla Cina in mattinata arriva la notizia che Pechino sta cercando di mobilitare fino a 1.000 miliardi di yuan (148 miliardi di dollari) di prestiti per gli sviluppi immobiliari. L’obiettivo è quello di rilanciare lo stagnante settore immobiliare e di rilanciare il settore del debito, venendo incontro agli acquirenti di case che stanno boicottando i rimborsi dei mutui dopo lunghi ritardi di costruzione.

I future a Wall Street perdono un po’ terreno dopo l’impennata di ieri, mentre il titolo di Meta, la holding che controlla Facebook, dopo aver chiuso in rialzo del 10%, ha ceduto del 7% nell’after hour, sulla scia di una trimestrale in cui l’azienda ha registrato nei secondi tre mesi dell’anno il suo primo calo dei ricavi e ha rilasciato previsioni pessimistiche per il terzo trimestre.

Intanto l’obbligazionario registra gli accresciuti timori di recessione, con il rendimento del T-bond a 2 anni che arretra al 2,97%, mentre il 10 anni avanza, per poi invertire la rotta e attestarsi al 2,79%, sostanzialmente invariato, ma molto sotto il 3,5% di giugno. Piatti i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso positive, nonostante l’ulteriore aumento del prezzo del gas, che ad Amsterdam ha toccato un nuovo record a 227 euro, per poi flettere restando comunque sopra quota 200.

In Germania i flussi del Nord Stream sono scesi a un quinto della loro capacità e le autorità invitano a ridurre i consumi, per evitare razionamenti. In Italia il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, non vede rischi di grandi razionamenti il prossimo inverno e fa sapere che con gli attuali piani di stoccaggio, avremo gas sufficiente fino a febbraio nel caso in cui la Russia dovesse interrompere completamente le forniture.

Tra i listini europei Milano, maglia rosa, è salita dell’1,52%, trainata da Unicredit, avanzata dell’8,6%. Lo spread ha chiuso in rialzo a 247 punti, dopo aver superato quota 250 e ha pagato la decisione di S&P Global Ratings di tagliare a stabile da positivo l’outlook sul debito italiano. L’euro è in marginale rialzo sopra 1,02 dollari e il biglietto verde perde un po’ terreno sullo yen, scendendo sotto quota 136.

Il prezzo del petrolio avanza, sulla scia della migliorata propensione al rischio dei mercati, con il Wti sopra 98 dollari e il Brent sopra quota 107 dollari. Nei prossimi giorni il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, si sentirà telefonicamente con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Si tratterà della prima telefonata tra Blinken e Lavrov dal 24 febbraio, quando la Russia ha dato il via all’invasione dell’Ucraina. Il colloquio riguarderà principalmente il recente accordo per la ripresa delle esportazioni di grano dai porti ucraini. Mosca minaccia di far saltare l’intesa che sblocca le esportazioni di grano, fertilizzanti e altre derrate dall’Ucraina. Il primo carico di grano avrebbe dovuto salpare da un porto ucraino ieri ma la spedizione ancora non è partita, anche se proseguono i preparativi affinché ciò avvenga. Il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, fa sapere che l’intesa mediata dalla Turchia potrebbe venir meno “se gli ostacoli alle esportazioni agricole della Russia non saranno prontamente rimossi”.

In sostanza per Mosca la revoca delle sanzioni è la condizione per far salpare le prime navi dai porti del Mar Nero. Intanto oggi, oltre ai dati sul Pil Usa, sono attesi quelli sui sussidi settimanali di disoccupazione e quelli sull’inflazione in Germania. 

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