Congresso e regionali riaccendono lo scontro tra Pd e Renzi

Congresso e regionali riaccendono lo scontro tra Pd e Renzi

06. 12. 2022 Off Di admin

AGI – Un congresso parallelo va in scena ormai da qualche settimana ‘al lato’ di quello interno al Partito Democratico. È quello che vede protagonista lo stato maggiore dem, da una parte, e Matteo Renzi dall’altra. Ad alimentare il confronto è, in particolare, la corsa alle regionali lombarde che vede Terzo Polo e dem su fronti opposti, i primi con Letizia Moratti e i secondi con Pierfrancesco Majorino. Ma non solo.

L’ombra dell’ex rottamatore continua ad aleggiare su un Pd che si appresta ad affrontare il congresso più difficile della sua storia, dopo le politiche perse e con la prospettiva di una “lunga traversata del deserto”, all’interno di una opposizione divisa e litigiosa. Lo dimostrano anche le parole di un sindaco come Giorgio Gori, già vicino a Renzi ai tempi in cui il senatore di Rignano sull’Arno era premier e segretario del partito.

“Renzi è un po’ il fantasma del liberismo”, spiega Gori: “Renzi vorrebbe che il Pd diventasse un partito estremista, di sinistra, perchè diventi piccolo per allargare l’influenza del suo, un po’ come è accaduto in Francia ai socialisti. Farò di tutto perchè Renzi non abbia soddisfazione”.

Parole che, tuttavia, nascondono la preoccupazione per il futuro prossimo del partito. Una preoccupazione che porta a non escludere, se non una scissione, un addio dello stesso Gori. “Se Elly Schlein vincerà, non lascerò il partito. Se non mi riconoscerò più nel partito al quale ho dato tanto impegno restituirò la tessera. Non è un dramma se Gori lascia. Ma non ci sarà scissione”.

A Gori risponde Carlo Calenda, leader di Azione che ieri ha avviato il percorso federativo con Italia Viva: “Renziani Pd quando Renzi era segretario: Madia, Bonaccini, Gori, Franceschini, De Micheli. Renzianissimi: Ascani, Picierno, Romano, Ricci, Orfini, Morani, Guerini, Minniti, Gentiloni, Bonafè, Delrio eccetera”, elenca Calenda: “Amici, i distinguo fanno ridere. Eravate tutti più renziani di Renzi“.

L’ex rottamatore anche durante l’assemblea nazionale d’Italia Viva non ha mancato di lanciare alcune frecciate al suo ex partito mettendo nel mirino, fra gli altri, Elly Schlein. La deputata teneva nelle stesse ore la presentazione della sua ‘mozionè congressuale respingendo le avances delle correnti. Un approccio di cui Renzi, che ha sempre rivendicato di “non aver mai dato vita ad alcuna corrente”, è stato in qualche modo il precursore: “Se nel 2014 Schlein e Benifei non avessero avuto un partito che scommetteva sulla rottamazione non sarebbero mai andati al Parlamento europeo”.

Pronta la risposta di Schlein: “A Renzi, che dice di averci portato in Parlamento, dico di non dimenticare che per quanto mi riguarda a portami in Parlamento furono 50mila preferenze. Renzi ha il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n’è andato”. Ma Renzi ne ha anche per il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci “che ha detto ‘Renzi stia fuori, Renzi disturba’: avevo già sentito questa frase, ero in quarta elementare, ma questo è il livello della discussione”.

Infine la stoccata: “Vorrei fare un augurio agli amici del Pd e ricordargli che c’è stato un tempo in cui il Partito Democratico vinceva e quella stagione è finita perchè hanno iniziato a fare la guerra a chi li faceva vincere”. E qui il- discorso si sposta sul prossimo appuntamento elettorale. Renzi immagina un ticket Moratti-Majorino per vincere in Lombardia.

Una proposta che il leader di Azione, Carlo Calenda sposa in pieno: “Un ticket Moratti-Majorino per le Regionali in Lombardia? Quello che dice Renzi è che con una candidatura con Moratti come capofila si vincerebbe”. Per Calenda, infatti, “Moratti non è una pericolosa estremista di destra ma una cattolica liberale”.

Majorino, da parte sua, è “un socialdemocratico. E cattolici liberali e socialdemocratici per esempio governano insieme in Europa. Ma ci sono steccati dappertutto che premiano gli estremisti veri, da un lato Fdi e dall’altro M5s”, aggiunge Calenda. Un riferimento al ‘niet’ con cui il Pd lombardo ha accolto la proposta del Terzo Polo di candidare l’ex assessora della Giunta Fontana alla presidenza della Regione, approfittando così della spaccatura che si era prodotta nel centrodestra lombardo. L’invito che arriva da Renzi dunque, è di “prendersela con me” e iniziare a fare politica. Forse“, scrive il leader Iv nella sua newsletter. 

“Vale la pena ricordare ai compagni e amici del Pd che c’è stato un momento in cui il Pd vinceva e quel gruppo dirigente che aveva portato il Pd a vincere è stato oggetto di una lotta intestina, di una guerra fratricida, di un costante logoramento interno”, conclude. 

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